Macchina del tempo n. 5 maggio 2006, 5 maggio 2006
I medici dell’antica Roma usavano le sanguisughe per curare mal di testa e obesità e i nostri nonni ottocenteschi le consideravano un toccasana
I medici dell’antica Roma usavano le sanguisughe per curare mal di testa e obesità e i nostri nonni ottocenteschi le consideravano un toccasana. Oggi, sebbene non si usino più per salassare i pazienti, sono tornate in auge. I chirurghi che devono riattaccare dita e orecchi ritengono ad esempio che i pazienti, con l’aiuto della sanguisuga europea, la hirudo medicinalis, guariscano più rapidamente. Iniettando una sostanza anticoagulante, infatti, la sanguisuga fa aumentare il flusso sanguigno nei vasi appena collegati. Mark Siddal dell’università di Lubiana, in Slovenia, ha scoperto che gli antenati di questi anellidi erano verosimilmente vermi d’acqua dolce che si nutrivano di pesci e crostacei, come fanno i parenti prossimi ancora in vita delle sanguisughe. Siddal ha scoperto molte importanti evoluzioni sviluppate dalle sanguisughe via via che imparavano a nutrirsi di sangue. Dapprima alcune hanno sviluppato una sorta di proboscide da introdurre nell’organismo dell’ospite per succhiarne il sangue. In seguito alcune sanguisughe hanno sviluppato un apparato di tre mascelle per raschiare la pelle. Le sanguisughe hanno anche bisogno di una sostanza che permette di mantenere fluido il sangue succhiato, in modo che non coaguli all’interno del loro organismo. A questo scopo hanno sviluppato molte molecole, assieme ad altre che impediscono le infiammazioni. Le società farmaceutiche hanno isolato alcune di queste molecole e le hanno commercializzate come anticoagulanti.