Macchina del tempo n. 5 maggio 2006, 5 maggio 2006
Per quale motivo un percorso noto sembra più lungo di uno sconosciuto? Secondo i ricercatori inglesi della Manchester University, dipende da meccanismi cerebrali che "allungano" percettibilmente i percorsi che si hanno presenti e, viceversa, "abbreviano" le distanze dei tratti nuovi
Per quale motivo un percorso noto sembra più lungo di uno sconosciuto? Secondo i ricercatori inglesi della Manchester University, dipende da meccanismi cerebrali che "allungano" percettibilmente i percorsi che si hanno presenti e, viceversa, "abbreviano" le distanze dei tratti nuovi. La ricerca, condotta da Andrew Crompton, è stata eseguita su 140 studenti universitari a cui è stato chiesto di valutare la distanza dalle proprie residenze fino alle destinazioni a loro più familiari (ad esempio mensa e biblioteca). Percorsi quotidiani, nei quali è stata riscontrata una notevole differenza: se gli studenti del primo anno hanno stimato la lunghezza di un itinerario di un miglio in 1,24 miglia, quelli del terzo anno l’hanno valutata in 1,45 miglia. Il motivo, secondo Crompton, starebbe in una maggiore memorizzazione dei dettagli lungo il tragitto che, ovviamente, aumenta col tempo e con la frequenza dei passaggi.