Macchina del tempo n. 5 maggio 2006, 5 maggio 2006
Anche gli animali hanno "naso". La percezione di segnali chimici è vecchia come la vita stessa. Così la pensa Vincenzo Monaco, zoologo e ricercatore del Cnr: «Gli organismi unicellulari sono in grado di decidere e utilizzare segnali chimici
Anche gli animali hanno "naso". La percezione di segnali chimici è vecchia come la vita stessa. Così la pensa Vincenzo Monaco, zoologo e ricercatore del Cnr: «Gli organismi unicellulari sono in grado di decidere e utilizzare segnali chimici. Flagellate o amebe si scelgono i terreni di coltura a seconda della concentrazione di certi particolari zuccheri». Neppure gli insetti scherzano. Una specie di farfalla notturna (l’Actias luna, del Nordamerica) percepisce e raggiunge la femmina in estro a ben 7/8 km di distanza. Un altro tipo di farfalla addirittura presenta nel maschio una specie di feromone che agisce come una droga, riesce a catturare la femmina, avvolgerla nelle sue ali e inebriarla. L’olfatto ha un peso notevole anche nei pesci. Le anguille, animali prodigiosi per questo aspetto, riescono a risalire i fiumi dove sono nate mediante l’olfatto. Lo stesso capita ai salmoni, che dall’oceano risalgono i corsi d’acqua dolce per potersi riprodurre. I pesci sono gli unici il cui apparato odorifero non fa parte dell’albero respiratorio, quindi è tutto dedicato a captare odori. Il potere risolutivo di questi animali è notevolmente superiore a quello degli altri in quanto l’acqua veicola molecole di tutti i tipi, quindi ci deve essere un maggiore potere discriminatorio. Naso portentoso per gli squali, utilizzato soprattutto per cacciare. Sanno riconoscere una goccia di sangue in mille litri d’acqua. Nei mammiferi l’olfatto è determinante. Qualcuno addirittura sostiene che almeno 5.000 specie non sarebbero in grado di sopravvivere. «Le differenze tra i vari mammiferi», spiega ancora Monaco «dipendono non soltanto dalla superficie della mucosa olfattiva, ma dal numero di cellule recettive presenti per unità di misura. Si pensi soltanto all’enorme differenza di recettori tra cane e uomo: i 150 cm3 contro i 2-3 cm3 dell’uomo e dei primati. Dai 7-25cm3 per il coniglio, 13 cm3 per il gatto e così via».