Macchina del tempo n. 5 maggio 2006, 5 maggio 2006
Il lampone (Rubus idaeus), originario dell’Asia Minore, deve il nome scientifico al rosso dei suoi frutti (rubeo) ma anche al fatto che nell’antica Grecia era particolarmente abbondante sul monte Ida: Dioscoride, uno dei primi naturalisti della storia, lo chiamò infatti ”rovo del monte Ida”
Il lampone (Rubus idaeus), originario dell’Asia Minore, deve il nome scientifico al rosso dei suoi frutti (rubeo) ma anche al fatto che nell’antica Grecia era particolarmente abbondante sul monte Ida: Dioscoride, uno dei primi naturalisti della storia, lo chiamò infatti ”rovo del monte Ida”. La pianta è un arbusto con molti fusti alto fino a due metri, le foglie sono verdi nella pagina superiore e bianche in quella inferiore. I fiori, bianchi, piccoli, riuniti in grappoli, compaiono al secondo anno in primavera-estate. I frutti, un poco pelosi, sono formati da tante piccole drupe strettamente unite tra loro. Il lampone cresce spontaneamente nelle boscaglie e nelle radure ombrose fino a 2000 m di quota. Oltre che gradevoli da mangiare freschi i frutti sono ottimi in marmellate, gelatine e per produrre elisir e grappe. Il lampone è ricordato anche nella farmacopea galenica quale astringente, depurativo, rinfrescante, tonico e sudorifero. Per questi scopi si utilizzano sia i fiori sia le foglie, da cogliere in agosto e seccare all’ombra. I lamponi sono ricchi di fibre e vitamina C: una tazza contiene infatti il 32% delle fibre necessarie ogni giorno al nostro corpo, e il 40% della vitamina C. I polifeni presenti conferiscono ai frutti ottime proprietà antiinfiammatorie e protettrici dei capillari sanguigni che vengono sfruttate, per uso esterno, come lenitivi della pelle infiammata, delle gengive irritate e facili a sanguinare. Per uso cosmetico vengono sfruttate in maschere vitaminizzanti e astringenti su pelli sensibili.