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 2006  maggio 05 Venerdì calendario

Ambizione, questi bambini sono diventati famosi. Perché? è più facile colmare un pozzo senza fondo che soddisfare l’umana ambizione», recita un’antica massima cinese

Ambizione, questi bambini sono diventati famosi. Perché? è più facile colmare un pozzo senza fondo che soddisfare l’umana ambizione», recita un’antica massima cinese. La legittima aspirazione di migliorare la propria condizione e di essere valutati secondo i propri meriti è insita nella natura umana, ma spesso diventa una vera ossessione. Colpa della società in continua evoluzione? Forse. Con il progresso cresce il benessere e le ambizioni della gente cambiano, ma gli ambiziosi sono sempre esistiti, in ogni epoca e in tutti i contesti sociali. In compenso molte persone si accontentano di ciò che la vita gli offre. Come si spiega questo diverso modo di affrontare la vita? Da che cosa nasce l’ambizione? Sono quesiti ai quali la scienza sta cercando di dare una risposta. Antropologi e psicologi sono certi di trovare le radici di tale particolare ”spinta propulsiva” soprattutto nella famiglia, nella cultura e nei geni di un individuo. «Si tratta di una forma d’energia innata», sostiene Dean Simonton, psicologo dell’università di Davis (California), che da anni studia il genio, la creatività e l’eccentricità. «Ma con gli stimoli giusti, anche chi non è ambizioso può diventarlo». A questo proposito, Simonton cita il caso di Franklin D. Roosvelt. Il grande presidente statunitense, nel corso di quattro mandati, riuscì a risollevare il suo Paese dalla crisi economica in cui versava e a porre fine da vincitore alla Seconda guerra mondiale. «Era ambizioso e aveva un carattere forte e deciso che, forse, sviluppò durante l’infanzia per reagire alla poliomielite», spiega ancora lo studioso. A preoccupare gli scienziati è soprattutto quella forma d’arrivismo che il mondo accademico definisce «incapacità di vivere senza successo». Un male diffuso in quasi tutti gli ambienti di lavoro (soprattutto nei paesi più industrializzati) che si sta facendo largo anche fra gli adolescenti e persino tra i bambini. Per questo l’antropologo Peter Demerath dell’Università dell’Ohio ha condotto un’indagine su 600 studenti delle scuole medie. Quasi tutti sono iscritti ad almeno tre corsi extrascolastici di sport o musica e molti lavorano anche part time. Il 70 per cento dei giovani intervistati dichiara di sentirsi stressato e costantemente sotto pressione. Non è difficile da credere... Lo studio di Demerath ha inoltre messo in evidenza una assoluta mancanza di scrupoli fra i ragazzi in competizione. Aiutati spesso dai genitori, ricorrono a ogni mezzo pur di superare i compagni. «I bambini sviluppano un proprio codice morale», spiega Demerath, «gli imbrogli sono frequenti e fanno parte del gioco». La stessa ricerca, condotta in un villaggio della Papua Nuova Guinea, ha dato però risultati diversi. In quella terra ancor oggi molto povera, Demerath ha osservato che i ragazzi non vedono nella scuola un luogo in cui gareggiare. Aver successo sugli altri è inutile, in un paese la cui economia è basata sull’agricoltura e sulla pesca, dove ciò che conta è sopravvivere. Tale atteggiamento, però, può cambiare. Lo ha dimostrato l’antropologo Marcelo Suárez-Orozco dell’Università di New York, analizzando i dati raccolti da 400 famiglie emigrate negli Stati Uniti da piccoli villaggi dell’Asia e dell’America latina. In quel campione è stata registrata la comparsa d’individui ambiziosi fra coloro che meglio si erano integrati nella cultura americana. Tali soggetti erano evidentemente desiderosi di farsi accettare per le loro qualità. Secondo i ricercatori, dunque, a fare la differenza è soprattutto l’ambiente in cui si vive. La semplice predisposizione genetica non è sufficiente, in mancanza delle condizioni adatte, a rendere una persona ambiziosa. Se l’ambizione derivasse soltanto dai geni, come si spiegherebbero gemelli identici, con caratteri simili, ma con diverse tendenze a primeggiare? Non si spiegano. E infatti altri studi portati avanti in varie parti del mondo su gemelli separati alla nascita e cresciuti in contesti diversi hanno evidenziato che le personalità di due o più soggetti omozigoti si somigliano soltanto per il 30-50 per cento. La maggior parte degli psicologi crede, piuttosto, che gli ambiziosi siano precocemente influenzati dalla famiglia e dalla condizione sociale in cui vivono. Sembra che i genitori molto esigenti crescano bambini con più fiducia in se stessi. invece difficile stabilire quanto lo stato sociale possa incidere sull’ambizione. Chi nasce in una famiglia ricca ha gli strumenti per realizzarsi ma può anche scegliere di vivere pigramente di rendita. Chi nasce povero, invece, può sviluppare una forte motivazione a riscattare la sua condizione ma può anche abbandonarsi all’apatia ed alla rassegnazione dei disperati. Nel misurare il grado di arrivismo in rapporto al ceto sociale, gli psicologi dividono le famiglie in quattro categorie: quelle povere, quelle che sopravvivono, quelle di classe medio-alta e quelle ricche. Per i membri delle prime due l’ambizione è un lusso mentre per i ricchi spesso non rappresenta una cosa necessaria. Gli appartenenti alla classe medio-alta, invece, contano su una sicurezza economica che, però, non dà molte garanzie per il futuro. Proprio tra queste persone, secondo gli esperti, si anniderebbero i più ambiziosi. La loro non è una esistenza tranquilla. Vivono in uno stato d’ansia e d’incertezza che li predispone a sperare in condizioni migliori ma a spese della salute. Infarti, ulcere ed altre patologie legate allo stress scandiscono da sempre la vita di chi vuole riuscire a tutti i costi. I ritratti di Napoleone Bonaparte, in posa con la mano nel panciotto, sono una chiara dimostrazione, confermata dai medici del tempo, delle sofferenze patite dall’imperatore a causa di un’ulcera cronica da stress. Fin qui gli uomini. E gli animali? Una certa forma d’ambizione si riscontra anche fra di loro. Molti già da cuccioli mostrano una tendenza ad affermarsi nel gruppo. Ancor prima dello svezzamento, per esempio, i piccoli di lupo iniziano a competere fra loro. Gli etologi hanno osservato che gli individui più voraci e curiosi abbandonano presto il seno materno e si allontanano dal proprio territorio alla ricerca di nuovi spazi. Questi esemplari riescono a riprodursi ogni anno e vivono più a lungo dei loro simili meno ”intraprendenti” che, invece, restano nel territorio nativo dove si riproducono raramente. Un po’ come accade tra gli uomini. Lo dicono le statistiche: i bambini iperattivi con un’intelligenza precoce finiscono, di solito, con avere più successo nella vita rispetto a quelli più tranquilli e pigri. Si sa, l’ambizione richiede un enorme investimento d’emozioni e questo si traduce in una serie d’alterazioni fisiologiche più o meno gravi. Il sangue dei lupi più astuti mostra alti livelli di cortisolo, lo stesso ormone che abbonda nelle persone ansiose. Fra gli scimpanzé dominanti sono frequenti ulcere e problemi cardiaci. Gli effetti collaterali dell’ambizione, quindi, non risparmiano nemmeno gli animali. La filosofia del ”chi si accontenta gode” potrà assicurare all’uomo una vita serena ma solo finché non cadrà vittima dei suoi stessi desideri che, come ricorda Aristotele, «sono pronti a rovinargli l’esistenza perché, per loro natura, non possono essere soddisfatti».