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 2006  maggio 05 Venerdì calendario

Il platino si trova in pochissimi giacimenti al mondo. Nel 2005 ne sono stati estratti 218 mila chilogrammi, contro i 214 mila dell’anno precedente e i 179 del 2000

Il platino si trova in pochissimi giacimenti al mondo. Nel 2005 ne sono stati estratti 218 mila chilogrammi, contro i 214 mila dell’anno precedente e i 179 del 2000. Di quei 218 mila chili, 163 provenivano da un’unica roccia (o meglio un ”plutone”, ossia un corpo geologico intrusivo che si forma dentro la crosta terrestre per cristallizzazione del magma) di circa 700 milioni di anni e dello spessore di 10 chilometri: il Bushveld. I platinoidi sono concentrati in alcuni livelli e tra questi il più importante è il Merensky Reef, dal nome del suo scopritore e da cui si estrae il 70% del platino del mondo: un livello dello spessore di 50 centimetri che continua per circa 40 chilometri. Si trova in Sud Africa, non lontano da Johannesburg, città fondata proprio in seguito alla scoperta di quel giacimento. proprio quella la miniera più profonda del mondo, perché il livello è inclinato: oltre mille metri di profondità, 60 gradi centigradi di temperatura e 99,5% di umidità. L’altra grande miniera di platino è in Russia, nella regione di Norilsk, Siberia settentrionale, dalla quale sono stati estratti oltre 37mila chili di platino nel 2005. Giacimenti minori sono in Zimbabwe, Canada, Stati Uniti e Colombia. In Sudafrica, a estrarre i platinoidi (20 grammi circa per tonnellata di roccia) sono compagnie sudafricane, britanniche e statunitensi. La più importante è l’inglese Anglo Platinum. In Russia il mercato è tutto nelle mani di compagnie locali, tra le quali la Koryak, che sta studiando l’apertura di un sito ancora vergine in collaborazione con i ricercatori dell’Università di Milano. Anche l’Italia ha il suo giacimento di platino, sulle Alpi: in Val Vigezzo, vicino a Domodossola, in provincia di Verbania. Precisamente nel complesso di Finero, una serie di lenti mineralizzate all’interno di una roccia chiamata peridotite. Questa roccia faceva parte della placca africana, che durante l’orogenesi delle Alpi si è scontrata con quella europea. Ciò ha portato in superficie alcune rocce del mantello, tra le quali, appunto, la peridotite. Il corpo di Finero contiene soprattutto cromo ma anche platinoidi, tuttavia non è destinato all’estrazione perché la concentrazione è molto bassa: arriva solo a sfiorare un grammo per tonnellata di roccia. La concessione mineraria c’è e in passato sono stati eseguiti gli studi di fattibilità per l’apertura della miniera, ma il gioco non vale la candela. Il Finero resta comunque l’unico posto in Italia in cui ci sia una miniera di cromo e platinoidi.