Macchina del tempo n. 5 maggio 2006, 5 maggio 2006
Platino, il metallo misterioso piovuto dal cielo. il più puro e il più raro dei metalli. Ed è pure caduto dal cielo
Platino, il metallo misterioso piovuto dal cielo. il più puro e il più raro dei metalli. Ed è pure caduto dal cielo. La storia del platino comincia due miliardi di anni fa, ben prima dell’età dei dinosauri. La vita sul nostro pianeta era ancora a livello batterico quando un meteorite si schiantò nell’area corrispondente all’attuale parte settentrionale del continente americano. Come tutti i meteoriti, anche quei frammenti erano ricchi di metalli. Come il platino. «Frammenti di platino sono stati ritrovati nei meteoriti giganti», conferma a Macchina del Tempo Antonio Perrella, geologo e amministratore unico della Orzelleca Gioielli, «meteoriti che si sono schiantati sulla Terra miliardi di anni fa». Il più antico meteorite a noi noto, che ha lasciato un cratere largo 500 metri e profondo 200 metri, è quello di Winslow, in Arizona, che cadde appunto due miliardi di anni fa. Oggi è chiamato il ”metallo del nuovo millennio”, ma il platino ha una relazione con gli uomini molto più antica. Affascinava gli Egizi, come la grande sacerdotessa Shepenupet: nel suo sarcofago del 1200 a.C. è stato trovato un piccolo scrigno di platino. Dall’altra parte del mondo e molto più tardi, intorno al 100 a.C., alcune civiltà sudamericane, come gli Incas, utilizzavano il platino per creare gioielli cerimoniali. Eppure il platino non ha avuto nei secoli lo stesso ruolo che ha avuto l’oro. Il motivo starebbe in un pregiudizio culturale: l’uomo è da sempre accecato dall’oro, e tutto ciò che non abbia altrettanta brillantezza non merita di essere sfoggiato. La pensavano così i Conquistadores spagnoli. Riportati alla luce alcuni gioielli in platino dai fiumi dell’Ecuador, diedero al metallo il nome di platina, cioè ”piccolo argento”. Un termine spregiativo e che sottolinea la delusione degli esploratori europei che, in cerca di oro, lo ritennero un metallo, come dire?, ”acerbo”. E perché ”maturasse” presero l’abitudine di ributtarlo nelle acque dei fiumi. Oggi il platino non è solo il metallo più amato dalle star, da Gwyneth Paltrow a Elton John, da Halle Berry a tutte le coppie che hanno scelto fedi in platino per sigillare il loro matrimonio, come Michael Douglas e Catherine Zeta Jones. Ma, per le sue caratteristiche, ha oggi un uso molto più ampio di quanto si possa immaginare. Perché, oltre a essere puro e raro, è anche resistente e versatile al tempo stesso, grazie alle sue nobili proprietà. Per comprenderle al meglio, basta metterle a confronto con quelle dell’oro e dell’argento. Partiamo dalla densità: ogni centimetro cubo di platino pesa 21,45 grammi, mentre uno di oro ne pesa 19,3 e uno di argento 10,5 grammi. Il punto di fusione del platino è a 1.769 gradi centigradi. L’oro fonde a 1.063 gradi e l’argento a 960. E ancora: i gioielli in platino sono generalmente puri al 95 per cento, quelli in oro al 75. E non è finita. Il platino, oltre a essere resistente al calore, lo è anche all’attacco degli agenti chimici. Eppure, è molto malleabile. poi un ottimo conduttore di elettricità nonché un potente catalizzatore. Per tutte queste caratteristiche si rende adatto agli usi più diversi. Il più noto è certo quello della gioielleria, alla quale offre alte garanzie di sicurezza per l’incastonatura delle pietre preziose. Alcune delle gemme più preziose del mondo sono incastonate in platino, come il famoso diamante Koh-i-Noor, uno dei gioielli della Corona inglese. Ma perché è così bianco, lucente e puro, il platino? «Il platino in gioielleria», spiega Antonio Perrella, «non è usato allo stato nativo ma purificato. Il platino, puro al 95 per cento, è comunemente legato con iridio e rutenio, che compongono il restante 5 per cento del gioiello. Ed entrambi questi metalli appartengono alla famiglia del platino. Il gioiello risulta così anallergico e adatto alle pelli più sensibili. Basti pensare che l’oro è invece legato con argento, rame e zinco per il 25% del peso del gioiello, e ciò può produrre ossidazione e allergie». Il platino non si estrae da solo. «In natura si trova come parte di un gruppo di metalli noti come Pgm (Platinum group metals)”, spiega a Macchina del Tempo Giovanni Grieco, studioso dei giacimenti minerari contenenti platino presso l’Università di Milano, unico istituto, insieme all’università di Modena, a fare ricerca in questo campo in Italia. Ascoltiamolo: «I Pgm sono noti come platinoidi: platino, palladio, rodio, rutenio, iridio, osmio. Possiedono caratteristiche chimico-fisiche molto simili fra loro ed è questo che li porta a concentrarsi geologicamente nella stessa area. Platino e palladio sono i più importanti del gruppo, ma le proprietà chimico-fisiche del primo lo rendono essenziale in vasti campi di applicazione. In particolare, è noto per essere ”amico dell’ambiente” ed è quindi utilizzato anche come catalizzatore nella costruzione di automobili: bloccando i gas nocivi, riduce l’inquinamento atmosferico». Ed è proprio questo il settore in più rapida crescita per il mercato del platino. L’Ipa (International Platinum Association) ha registrato un balzo nelle vendite del metallo come autocatalizzatore fino a 240 mila once (quasi 7.500 chili) nel 2004, anno in cui sono state vendute 3,51 milioni di once (più di 109 mila chili). Anche il settore industriale ha richiesto molto più platino e le vendite sono cresciute dell’11 per cento nel 2004, raggiungendo quota 1,53 milioni di once (quasi 68.500 chili). Molto di più rispetto alla gioielleria, settore verso il quale le vendite sono anzi scese del 12 per cento, per un totale di 2,2 milioni di once. I costi di estrazione del platino sono elevati perché il procedimento è molto complesso. Un limite all’estrazione è costituito da un fattore in particolare. «I platinoidi», precisa Giovanni Grieco «si trovano spesso assieme al cromo, che viene utilizzato nell’industria degli acciai e delle armi. A questo scopo è estratto in Russia ed è per questo che la Russia è il secondo produttore al mondo di platino (dopo il Sudafrica). Il nostro dipartimento di Scienze della Terra collabora con l’Accademia delle Scienze di Mosca e San Pietroburgo: li aiutiamo a individuare i giacimenti di cromo e a capire se l’estrazione conviene, perché al di sotto di una certa concentrazione il costo non vale l’impresa». La concentrazione dipende dal tipo di roccia, ma sempre nell’ordine di alcuni grammi per tonnellata di roccia e per tutti e sei i platinoidi. Ma perché è così difficile e costoso estrarre i platinoidi? «Perché sono tutti nel nucleo della Terra», risponde lo studioso, «Qui si pensa che si trovino concentrazioni 100 mila volte superiori a quelle presenti sulla crosta. Dal momento che è impossibile, almeno per ora, raggiungere il nucleo del nostro pianeta, oggi troviamo quei metalli nelle rocce del mantello, che emergono in pochissime zone del nostro pianeta». Una volta estratta, la parte di roccia che contiene i platinoidi è sottoposta a complesse operazioni di arricchimento che consentono l’estrazione del metallo, che è commercializzato dalle compagnie minerarie. Gli acquirenti sono moltissimi: dagli istituti di ricerca alle case automobilistiche, dalle industrie chimiche a quelle mediche. Non è un’esagerazione dire che il platino salva la vita: è un elemento fondamentale di pacemaker e strumenti chirurgici ed è usato in alcune terapie contro il cancro. Teresa Potenza