Varie, 12 maggio 2006
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PATTERSON Floyd Waco (Stati Uniti) 4 gennaio 1935, New York (Stati Uniti) 11 maggio 2006. Pugile • «Chiuse con un record di 55 vittorie (40 per ko), 8 sconfitte ed un pari
PATTERSON Floyd Waco (Stati Uniti) 4 gennaio 1935, New York (Stati Uniti) 11 maggio 2006. Pugile • «Chiuse con un record di 55 vittorie (40 per ko), 8 sconfitte ed un pari. stato un campione del ring che ha sbagliato categoria di peso. Non a caso aveva conquistato la medaglia d’oro all’Olimpiade di Helsinki ’52 nella categoria dei medi, certamente più adatta, se non alle sue misure, alla sua boxe. Se avesse voluto lottare con la bilancia forse sarebbe riuscito, anche da professionista, a rientrare nel limite dei medio-massimi ma Cus D’Amato, il suo manager, sapeva perfettamente che i dollari veri si potevano guadagnare solo nella maggiore categoria di peso. Quando nel 1955 il grande Rocky Marciano decise, dopo aver difeso il titolo dei massimi per 7 volte ed aver vinto tutti i 49 incontri disputati, di abbandonare l’attività imbattuto (unico caso nella storia della boxe) furono accettate le candidature di Archie Moore, l’anziano campione dei mediomassimi, ed il giovane Patterson, che aveva 21 anni ed anche se aveva perduto un incontro (ai punti) offriva le migliori garanzie per un buon incasso. Erano i tempi in cui la boxe non aveva, come oggi, regole ed aveva una sola Federazione. Il 30 novembre 1956 sul ring di Chicago Patterson mise k.o. in cinque riprese il vecchio Moore. Non era un momento felice, per i pesi massimi, così Patterson ebbe la possibilità di alcune difese abbastanza comode. Tommy Jackson, Pete Rademacher (campione olimpico a Melbourne che esordì al professionismo battendosi per il titolo), Roy Harris e Brian London furono tutti sconfitti con relativa facilità. Il filone olimpico suggerì di scegliere come nuovo sfidante di Patterson lo svedese Ingemar Johansson, che alle Olimpiadi del 1952 (le stesse in cui Floyd aveva vinto l’oro tra i medi) era stato finalista tra i pesi massimi ma non aveva voluto disputare l’incontro per l’oro semplicemente perché temeva i pugni di Eddie Sanders, il peso massimo americano.
Johansson aveva conquistato il titolo europeo battendo per k.o. a Bologna il nostro Franco Cavicchi quindi appariva sfidante accettabile anche se nessuno gli concedeva concrete possibilità di vittoria. Invece il 26 giugno 1959 a Chicago Johansson distruggeva in cinque riprese Patterson mettendolo più volte al tappeto fino all’intervento pietoso dell’arbitro. Johansson aveva pugno ma non era un grande pugile così nelle due successive sfide Patterson potè prendersi abbondanti rivincite con due limpidi k.o. Patterson fu così il primo pugile nella storia della boxe a riconquistare il titolo dei pesi massimi. Tornato campione gli fu concessa un’altra facile difesa contro McNeeley poi però non potè evitare l’improponibile confronto con il terribile Sonny Liston che lo ha messo due volte k.o. alla prima ripresa. A quel punto Patterson ebbe ancora la possibilità di una grossa borsa per affrontare Muhammad Ali. Poiché Ali non aveva il pugno e lo sguardo minaccioso di Liston, Patterson riuscì a resistergli 12 riprese. L’ultimo incontro per il titolo lo sostenne il 14 settembre 1968 a Stoccolma contro Jimmy Ellis, perdendo dignitosamente ai punti contro un avversario che aveva le sue stesse caratteristiche. Floyd Patterson lo abbiamo rivisto sul ring all’angolo di un figlio adottivo, Tracy Patterson che è stato anche campione dei superpiuma sfruttando la frammentazione delle sigle» (Rino Tommasi, ”La Gazzetta dello Sport” 12/5/2006). «La frase con cui si era fatto conoscere era questa: ”La paura è assolutamente necessaria. Senza paura, sarei una creatura spaventata a morte”. Floyd Patterson aveva incontrato la paura da bambino, nella depressa Waco, in North Carolina, nato in una famiglia povera di 11 figli e molta fame. Rubava per tirare avanti e fu la sua salvezza: lo acciuffarono per spedirlo al riformatorio di Wiltwyck e lì scoprì che dare pugni non era così male. Certo, pronosticarlo campione del mondo dei pesi massimi, così gracile e indisciplinato, non era facile. Ma proprio questo accadde 7 anni dopo: Floyd mise k.o. il 42enne e mitologico Archie Moore e nel 1956 diventò il più giovane campione del mondo della storia: anni 21. [...] è stato il primo campione dei massimi dell’era moderna, l’anello di congiunzione ideale tra la boxe ruvida e poco ortodossa di Rocky Marciano, e quella stilistica di Muhammad Ali. Fu un talento improvviso, e questo lo si deve alla capacita di Cus D’Amato, l’immenso maestro che si occupò di lui dopo il carcere minorile. Floyd era un peso medio naturale che vinse l’oro all’Olimpiade di Helsinki. Poi si trasformò in peso massimo. Era rapido, possedeva un eccellente sinistro che lo aiutò spesso, ma non aveva un colpo devastante. Alla storia si consegnò con uno spettacolare trittico contro Ingo Johannson, lo svedese che amava le donne, voleva fare il cantante e sorprese Floyd nel 1959, mandandolo al tappeto sette volte. Poi Patterson si riprese la corona, cosa mai riuscita a gente del calibro di Dempsey e Louis, e si consacrò. Fu Sonny Liston a detronizzare Floyd nel 1962, marcando l’inizio del declino. Patterson rimase attivo, affrontò persino Ali, rimase ad alto livello fino a ritirarsi nel 1972. A Floyd è anche legata la nascita della boxe televisiva. Fu la sua prima sfida a Johannson ad essere trasmessa a circuito chiuso: generò un profitto da un milione di dollari. La boxe delle grandi arene iniziava a dissolversi» (Riccardo Romani, ”Corriere della Sera” 12/5/2006).