Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  maggio 11 Giovedì calendario

LATTANZI

LATTANZI Silvano Casette d’Ete (Ascoli Piceno) 1950. Calzolaio • «[...] Il laboratorio di 2.500 metri quadrati in cui lavora con 30 artigiani si trova in una zona industriale delle Marche, affollata di mobilifici e aziende calzaturiere di piccole e medie dimensioni. [...] La Zintala srl, fondata da Silvano Lattanzi nel 1971, produce scarpe in pelle da uomo e da donna fatte a mano che costano dai 5mila ai 35mila euro, a seconda del tipo di pelle e delle lavorazioni. Uno dei tratti distintivi di Zintala è il ”guardolo”, una sottile striscia di cuoio morbido solcato da piccole tacche regolari a cui corrispondono i punti della cucitura, applicata a mano tutto intorno alla scarpa: per il conte Nuvoletti le calzature col guardolo sono l’equivalente, nel mondo delle scarpe, delle Rolls Royce. Un’altra lavorazione affascinante quella ”di fossa”: le scarpe vengono invecchiate sotto terra come un sapido formaggio toscano. ”Le Marche sono casa mia e se posso ci torno sempre a dormire - dice Silvano Lattanzi -. Ma la cosa peggiore che può capitare a un imprenditore di queste parti è restare un provinciale. Io ho cercato per tutta la vita di guardare oltre queste belle colline e oggi mi sento a mio agio ovunque”. [...] ha iniziato a lavorare come apprendista calzolaio a 11 anni e da allora non ha mai smesso di ”usare le mani”, i suoi ”strumenti più preziosi”. Di strada ne ha fatta tanta: nel 2005 i ricavi di Zintala hanno raggiunto i 5 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto al 2004 [...] I 30 artigiani di Lattanzi (’che pago il doppio rispetto alle altre aziende”) creano (guai a usare il verbo produrre!) 15 paia di scarpe al giorno, per un totale di circa 4mila all’anno [...] ha due negozi a Milano, uno a Roma e uno a New York e vende a selezionate boutique sparse per il mondo e ai suoi clienti privati, quelli che a volte vanno fino nelle Marche per scegliere la pelle, il modello e magari verificare che le misure del piede non siano leggermente cambiate. Le scarpe di Silvano Lattanzi sono ai piedi degli uomini più ricchi e famosi del pianeta: ”Prendo personalmente le misure (sette in tutto) a molti dei miei clienti. Dopo 30 giorni le scarpe sono pronte per essere provate, poi, mediamente, ci vogliono altri 60 giorni per fare le modifiche necessarie e ultimare la lucidatura. Dal momento della consegna e per tutta la vita garantiamo la manutenzione e le eventuali riparazioni”. Indro Montanelli invitava i giornalisti a non darsi troppa importanza: dopo 24 ore dalla pubblicazione i quotidiani servono a incartare il pesce. Lattanzi ha trovato un modo decisamente più nobile per riutilizzare i giornali: piega e ripiega le pagine fino a farne striscioline di circa 2 centimetri di larghezza, che poi usa per prendere le sette misure del piede: ”Un antico metodo che continuo a preferire al metro”. Della recente acquisizione dice: ”Non ho comprato la Gatto per smania di crescere e i due marchi resteranno separati. L”ho fatto perché vedevo grandi analogie tra i nostri modi di lavorare e per evitare che un gioiello della tradizione artigianale italiana finisse in mani straniere. Mi amareggia vedere lo scarso attaccamento che l’Italia dimostra per i suoi tesori - dice Lattanzi con la cadenza tipica della Marche, terra di confine tra nord e sud del Paese, forse per questo così affascinante -. L’artigianato è uno di questi, ma spesso si è più apprezzati all’estero. Esporto l’80% delle mie scarpe e quando vado in Giappone, ad esempio, dove ho molti clienti affezionati, organizzo incontri con giovani calzolai locali, che vogliono imparare e migliorarsi. Da noi invece è difficile trovare giovani che amino questo mestiere o comprendano quante soddisfazioni, anche economiche, possa dare”. ’Se i miei figli non vorranno rilevare e continuare in prima persona questa attività, prima di morire vorrei che fosse tutto distrutto - dice Lattanzi, anche se è difficile credere che riuscirebbe davvero a fare una cosa simile -. L’ultima cosa che desidero è vendere a qualcuno, perché l’anima di questa calzoleria e l’anima delle scarpe andrebbe perduta”. Lattanzi ha un figlio [...] Paolo, che sembra voler seguire le orme del padre: ”Ho fatto molti sacrifici e vedo che li sta facendo anche mio figlio. Vedendolo crescere, con quelle sue mani magre e affusolate, non ero certo che avrebbe voluto fare questo mestiere. Invece sta imparando, dal migliore dei miei artigiani. Vedo anche in lui la passione e spero, forse un po’ egoisticamente, che non cambi idea”» (Giulia Crivelli, ”Il Sole-24 Ore” 20/4/2006).