Varie, 10 maggio 2006
PORETTI
PORETTI Donatella Arezzo 14 febbraio 1968. Politico. Deputato. Dal 2006. Della Rosa nel Pugno. «[...] quando s’è insediato il Parlamento, s’era conquistata una foto su tutti i giornali. Lei, e la sua pupetta Alice di due mesi, infilata nello zaino port enfant con tanto di stemma ben visibile del partito che l’ha eletta deputata, la Rosa nel pugno [...] ”Armata” di marsupio e bambina ha scritto al presidente della Camera Fausto Bertinotti reclamando una stanza dove poter allattare la figlia in santa pace, senza ricorrere ”alla gentile ospitalità dell’infermeria della Camera”. Prevedendo le proteste ha messo le mani avanti: ”Non chiedo un trattamento privilegiato, si tratta solo di trovare al più presto una soluzione per noi due e per tutte le donne che decidono di essere madri e vogliono svolgere al meglio il proprio impegno istituzionale”. [...] Ma le parlamentari come vivono il caso? Quello della Poretti è un diritto o un privilegio? Una battaglia femminile giunta a buon fine o un vantaggio eccezionale frutto di uno status? Politicamente le donne si dividono. Saltano fuori singolari alleanze che attraversano Unione e centrodestra. Tutte per la Poretti le donne della Cdl, a cominciare dal ministro uscente per le Pari opportunità Stefania Prestigiacomo. Divise quelle della sinistra tra diritti e doveri, tra palazzo e popolo. Come la diessina Livia Turco: ”Non so se in Svezia, dove al governo c’è il 50% delle donne, abbiano l’asilo. Ma la questione riguarda le lavoratrici italiane, non solo, e soprattutto non prima, noi parlamentari. Mi vengono in mente le operaie tessili, che fanno un lavoro ben più faticoso...”. Stessa musica con Cinzia Dato della Margherita: ”Avverto uno stato di tale privilegio economico e di strutture che non avrei scritto a Bertinotti prima di aver fatto una battaglia per le tante donne che non hanno un lavoro o contro la legge Biagi che non garantisce le donne incinte”. Scettica la Verde Tana De Zulueta: ”Alla Camera dei Comuni lo chiesero col primo governo Blair quando furono elette 101 donne. Non so se alla fine l’hanno spuntata”. Secca la replica della neo capogruppo dell’Ulivo al Senato Anna Finocchiaro: ”Vuole sapere dove ho allattato le mie figlie? A casa mia”. Bisogna parlare con Emanuela Palermi, presidente dei senatori del Pdci, per sentirsi dire: ” una richiesta legittima perché la maternità ha un valore sociale. Bertinotti risponda in fretta”. Solidale la radicale Emma Bonino: ”Serve una struttura per tutto il personale. Poi uno la tata se la paga da sé”. la linea della diessina Giovanna Melandri: ”Sempre la stessa storia, l’affrontai anch´io quando diventai ministro con una bimba appena nata. Che deve fare una madre? Non deve candidarsi? Facciamola questa nursery, ma per tutti, parlamentari e funzionari”. Se a sinistra il fatto si colora di ideologia, a destra si scolorisce del tutto. La Prestigiacomo alla Poretti dice: ”Venga subito da me. Ho realizzato l’asilo al ministero risparmiando qua e là perché serve a tutti, donne e uomini. Maroni mi aveva sfidato, io l’ho fatto, lui no. I frutti si vedono: ne sta per nascere uno nel tribunale di Siracusa. Giordano di Rifondazione ironizza, dice ’lo chiameremo asilo Prestigiacomo’, voglio vedere se lo terranno aperto”. La destra sfida la sinistra. Come fa l´aennina Angela Filipponio Tatarella: ”L’asilo un privilegio? Ma via. Tra tanti privilegi dei parlamentari questo proprio non lo è”. La forzista Santelli: ”Facciamolo subito. Serve alle giovani donne che arrivano a fare le deputate, in un luogo solo maschile e attempato prima non serviva”. La centrista Erminia Mazzoni boccia lo zainetto con pargolo della Poretti e reclama la continuità: ” una questione di stile, quel marsupio non mi piace. L’asilo sì. Ma basta la continuità: il progetto per una nursery di Montecitorio è già stato scritto dalla commissione Pari opportunità del governo Berlusconi”» (Liana Milella, ”la Repubblica” 10/5/2006).