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 2006  maggio 10 Mercoledì calendario

ARTIOLI

ARTIOLI Ettore Palermo 21 ottobre 1960. Imprenditore. «[...] vicepresidente della Confindustria, con delega al Mezzogiorno, imprenditore siciliano di prima generazione a capo di un gruppo di aziende che fattura complessivamente 25 milioni di euro con interessi che vanno dall’imballaggio alle biotecnologie [...]» (Roberto Mania, ”la Repubblica” 10/5/2006) • «[…] Sul sito di Confindustria c’è un dettagliato curriculum del vicepresidente Ettore Artioli. Una scheda in cui si spiega che è nato a Palermo nel 1960. Che è presidente di un gruppo di aziende attive in vari settori, da quello immobiliare alla ristorazione. E che in passato, tra le altre cariche, è stato leader di Confindustria Sicilia e membro dell’Agenzia provinciale energia e ambiente di Agrigento. Manca giusto un particolare: incredibile, vista la delega di Artioli per il Mezzogiorno. Non c’è traccia del suo attuale legame affaristico con Giuseppe Costanzo, ex presidente di Confindustria Sicilia, e Fabio Cascio Ingurgio, ex capo degli industriali palermitani. Due personaggi dal profilo inquietante: non soltanto indicati nel 2005 dai magistrati come soci di Francesco Paolo Bontate, figlio del capomafia Stefano e condannato per traffico di droga, ma anche già indagati nel 2006 per truffa, falso in bilancio e riciclaggio. I documenti parlano chiaro. Artioli è amministratore unico e socio (al 33,33 per cento tramite la Attilio Artioli e C., dove è socio accomandatario e rappresentante dell’impresa) di Costanzo (33,33) e Cascio (33,33) nella Uniholding srl, costituita il 19 marzo 2001 per la ”gestione delle società di controllo finanziario”. Ed è anche amministratore unico e socio (51 per cento, sempre tramite la Attilio Artioli e C.) di Costanzo (24,5) e Cascio (4,5) nella Eurowall srl, costituita il 17 novembre 2000, dedicata alla ”locazione di beni immobili” e partecipata al 20 per cento dalla Eurosidi srl, nella quale compare ancora Cascio al 35 per cento. Rapporti questi che stridono con l’immagine pubblica di Artioli, sempre agguerrito contro Cosa nostra, e con la politica generale di Confindustria, schierata da tempo contro la subalternità alla mafia. Più volte Luca Cordero di Montezemolo e Ivan Lo Bello, leader siciliano degli industriali, hanno spronato gli imprenditori a denunciare, a ribellarsi al racket. E qualche audace li ha seguiti, con il sostegno delle istituzioni. Difficile, dunque, affrontare il caso Artioli. Difficile spiegare come un vertice di Confindustria sia rimasto in società con persone legate a un Bontate (condannato per traffico di stupefacenti), nonché indagate per il riciclaggio di denaro sporco. [...]» (Riccardo Bocca, ”L’espresso” 21/2/2008).