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 2006  maggio 09 Martedì calendario

Lo Strega e i suoi intrighi, La Repubblica, 9 maggio 2006 «Ma lei lo sa o no che lo Strega fa male a chi se ne occupa?»

Lo Strega e i suoi intrighi, La Repubblica, 9 maggio 2006 «Ma lei lo sa o no che lo Strega fa male a chi se ne occupa?». Anna Maria Rimoaldi stringe le palpebre e riduce gli occhi a un´esile fessura dietro le spesse lenti. Come fa male? Il prossimo luglio festeggerete la sessantesima edizione del premio - la prima la vinse Ennio Flaiano nel 1947 con Tempo di uccidere, grande romanzo. A lei ha fatto male? «Dopo parleremo anche di me. Ma le voglio ricordare che nel 1970 concorreva uno scrittore...». Chi? «Non glielo dico. Lui era sicuro che sarebbe arrivato quarto e invece si trovò quinto». Cose che capitano. «Maria Bellonci aveva un contratto con Il Messaggero, scriveva una rubrica». E allora? «Glielo stracciarono». Dopo Maria Bellonci, la scrittrice di Rinascimento privato che inventò il premio più popolare e più discusso in Italia e che morì nel 1986, è Anna Maria Rimoaldi che si occupa dello Strega. La descrivono come una potente dispensatrice di destini letterari. Una burattinaia. Qualcuno la detesta. Qualcuno le è affezionato. I più la temono. Molti la blandiscono. Il premio lo vince chi vuole lei, si dice. Qualche volta non è accaduto, ma, assicurato che non è vero, che il suo potere è minimo, la Rimoaldi stringe ancora le palpebre e sibila: «Chi vince lo Strega male, mal gliene incoglie, il suo libro non vende mai bene». Stavolta i nomi li fa: «Giuseppe Pontiggia, che nell´´89 batté per un voto Roberto Calasso con un libro che non è il suo migliore. Fu per questo che l´Adelphi non ha più partecipato allo Strega, e mi dispiace molto. Il secondo caso è quello di Ernesto Ferrero, che vinse nel 2000 contro Fosco Maraini». Anna Maria Rimoaldi ha ottantadue anni. Adora i camicioni larghi e i pantaloni, entrambi di colore tenue. Vive nell´appartamento di via Fratelli Ruspoli, ai Parioli, dove a giugno i quattrocento Amici della Domenica, la grande giuria dello Strega, votano la cinquina di autori che il primo giovedì di luglio si contendono la palma al Ninfeo di Villa Giulia. La sera della votazione questo appartamento rivestito di libri scuri e incombenti, con le scrivanie stile Savonarola, è un catino di scrittori accaldati, non c´è un centimetro libero fra editori e critici affannati. Oggi è vuoto e una luce opaca ritocca i ritratti della Bellonci. La Rimoaldi non è una scrittrice come lei. Iniziò a starle a fianco nel 1965. Poi ne è diventata l´erede universale. Lei è un´outsider nell´ambiente letterario. «Fino a sedici anni non ho mai letto molto. Amavo il teatro. Poi mi capitò Lucrezia Borgia della Bellonci. Ha presente quel mondo? L´anticonformismo, la libertà estrema, le donne raccontate senza convenzioni. Rimasi suggestionata». Conobbe allora la Bellonci? «No. Studiavo matematica e mi laureai con una tesi sulle statistiche meteorologiche. Ma continuavo a fare teatro. Poi demmo vita a un Istituto di ricerche teatrali e avemmo dei soldi grazie a Giulio Andreotti. Fu allora che conobbi Goffredo Bellonci, il marito di Maria». E lei proseguì con il teatro? «Era difficile per una donna. Vinsi un concorso all´ufficio Ecologia del ministero dell´Agricoltura e cominciai a occuparmi di meteorologia. Intanto scrivevo radiodrammi e sceneggiature per la Rai. Feci Romanzo di un maestro da Edmondo De Amicis, che andò in onda dopo il Musichiere, con Paola Borboni e Fosco Giachetti». E la Bellonci? «La Rai le chiese di sceneggiare la vita di Isabella D´Este. E mi incaricarono di aiutarla. Lavorammo sette anni. Poi la Rai cambiò idea e non ne venne fuori nulla». E da allora non la lasciò più. Lei si trasferì qui, in questo appartamento. «Sì, quando morì mia madre». E cominciò a occuparsi dello Strega. «No. Grazie a Dio, no. Faceva tutto Maria, che ha sacrificato tanto allo Strega. Per quarant´anni ha lavorato a un libro su Vespasiano Gonzaga che non è mai riuscita a completare». Per colpa dello Strega? «Ne era assorbita. E dire che quando nel 1986 decise di partecipare con il suo Rinascimento privato...» Come, la madrina dello Strega voleva partecipare allo Strega? «E perché no? Lei era una scrittrice, due Amici della Domenica, Geno Pampaloni e Giovanni Macchia, l´avrebbero presentata, come prescrive il regolamento. Anche Umberto Eco e Lalla Romano la spinsero a presentarsi». Come andò a finire? «Molti l´attaccarono e lei si dispiacque. Pochi mesi prima del premio Maria morì. Ma lo Strega andò a Rinascimento privato». Da allora in poi fu lei la madrina dello Strega. «Un momento. Maria mi aveva nominato sua erede e tutto quello che ricevetti è servito per costituire una Fondazione, che svolge tante attività alle quali tengo moltissimo. E che patrocina anche lo Strega». Lo Strega è solo una delle "tante attività"? «Non è una mia creatura. Abbiamo assunto l´impegno a continuarlo. E infatti non cambieremo nulla. Lo difendiamo da chi l´attacca. Ma la Fondazione fa altre cose molto importanti, convegni, promozione della lettura...». D´accordo. Ma lo Strega è lo Strega. lei che sceglie i libri, è lei che... «Ecco, vede. Anche lei sbaglia. Io non scelgo niente. Io cerco di fare in modo che ogni anno ci siano in gara i romanzi migliori della stagione. Voglio che lo Strega mantenga la sua alta qualità». Che è un modo un po´ diverso per dire che è lei a scegliere. «No. I libri mi arrivano e io vorrei che ce ne fossero tantissimi belli. E che si possa premiare il meglio. Purtroppo non è così». Ma lei non influisce sugli editori? Si dice che dia suggerimenti, a volte sconsigli. vero? «Sarà accaduto qualche volta». Per esempio? «L´anno scorso ho detto ai dirigenti della Mondadori che, avendo loro vinto nel 2002 e nel 2004, stessero un po´ più tranquilli». E quindi fece saltare Con le peggiori intenzioni di Alessandro Piperno a favore di Maurizio Cucchi, che è un poeta e aveva meno chanches? «Cucchi l´hanno scelto loro». Lei dice che lo Strega premia il meglio. Perché Calvino non ha mai vinto? «Ancora con questa storia? Sa perché Calvino perse nel ´66 con le Cosmicomiche? Alla prima selezione prese molti voti. In cinquina entrò anche Alessandro Bonsanti, ma con pochi consensi. Allora il critico Niccolò Gallo e Vittorio Sereni decisero di aiutarlo, tanto sapevano che Calvino avrebbe vinto. Alla fine prevalse Michele Prisco. Un´altra volta, nel ´52, Calvino aveva concorso con Il visconte dimezzato. Ma c´era Moravia con I racconti». Un´accusa che le viene rivolta è che il vincitore dello Strega si può prevedere con molto anticipo. Che i giochi si facciano fuori, fra lei, gli editori... «Tutti dicevano che avrebbe vinto Maraini e invece vinse Ferrero...». Contro la volontà della signora Rimoaldi. «...l´anno dopo tutti dicevano che avrebbe vinto Vincenzo Cerami con Fantasmi e invece vinse Domenico Starnone». A lei Cerami non piaceva. «Fantasmi non è il più riuscito dei suoi romanzi. Se vuole possiamo andare anche indietro nel tempo. Nel ´73 tutti davano per sicuro Piero Chiara. Lui si sentiva la vittoria in tasca. Ma poi Manlio Cancogni lo scavalcò. A me interessa che nello Strega ci sia l´agonismo». E gli editori che raccolgono le schede dai giurati e poi le sistemano nell´urna? «Un tempo si sarà fatto anche così. Ora non più». E i giurati? Un buon numero di loro sono diretta espressione delle case editrici. «Non è vero, sono un´esigua minoranza». Ciò non toglie che alla vigilia del premio è tutto un fiorire di telefonate, pressioni. Raccontano di adulazioni, ricatti... «Sarà anche vero. Ma chi vuole può sottrarsi. E poi che cosa costa dire a tutti che si voterà per loro?». L´anno scorso l´editore Roberto Parpaglioni era convinto che molti giurati avrebbero votato per un libro. Invece raccolse la metà dei voti promessi e accusò i colleghi delle case editrici più grandi. «E questo che vuol dire? A parte il fatto che l´autore del romanzo, Beppe Sebaste, è venuto da me a scusarsi per le proteste del suo editore. Qualche anno fa è entrato in giuria Gad Lerner, che però non andò a votare. Mi disse che aveva ricevuto tante telefonate da restare ossessionato. "Ma che le importa?", replicai. Lui ci ha riflettuto e la volta dopo ha votato». Anche lei controlla voti? Quanti sono, venti, settanta? «Fandonie. Mi immaginate molto più potente di quanto non sia». E quest´anno? Si sa che sarà scontro fra Sandro Veronesi, a sostegno del quale c´è tutto il gruppo Rizzoli, e Rossana Rossanda, che ha pubblicato per Einaudi ed è appoggiata dalla Mondadori. Per gli altri non c´è storia. vero che lei tifa per Veronesi? «Non è vero. Ho solo detto all´Einaudi che una volta allo Strega ha vinto anche un diario, Quasi una vita di Corrado Alvaro. Ma che di solito vincono i romanzi». Francesco Erbani