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 2006  maggio 08 Lunedì calendario

Otto piani e mille boutiques a Pechino l´Eden della pirateria, La Repubblica, 8 maggio 2006 Il paradiso del consumatore ha un indirizzo: viale Jianguomenwai Dajie, Pechino, di fronte alle torri del grattacielo Twins Mall disegnate da Philip Starck, a dieci minuti a piedi dal lussuoso hotel St Regis

Otto piani e mille boutiques a Pechino l´Eden della pirateria, La Repubblica, 8 maggio 2006 Il paradiso del consumatore ha un indirizzo: viale Jianguomenwai Dajie, Pechino, di fronte alle torri del grattacielo Twins Mall disegnate da Philip Starck, a dieci minuti a piedi dal lussuoso hotel St Regis. Nel cuore della capitale cinese, con uno stipendio da metalmeccanico italiano ci si può vestire dalla testa ai piedi di prodotti Armani, Ferragamo, Gucci, Prada, Versace. Anzi, si può vestire tutta la famiglia, nonni compresi, per quattro stagioni. E ci sta perfino il costo dell´albergo e del biglietto aereo dall´Italia. L´Eden del consumatore ha un rovescio della medaglia, naturalmente è tutto falso. Ma un falso in grande stile, un´apoteosi dell´arte di copiare. Qui siamo nel regno della contraffazione su vasta scala, nell´epicentro mondiale della pirateria, nel più grande shopping mall universale specializzato in griffes del lusso occidentale clonate dai cinesi. L´esistenza di questa Bengodi è un´attrazione irresistibile: per popolarità il New Silk Market di Pechino è la terza mèta dei turisti stranieri che visitano la Cina, subito dopo la Città Proibita e la Grande Muraglia. Lo si vede, del resto, dal numero di torpedoni turistici parcheggiati nel piazzale antistante lo shopping mall, che rovesciano a ogni ora del giorno fiumane di consumatori eccitati in provenienza da Europa, America, Asia. Un largo striscione rosso sopra l´ingresso è il sublime capolavoro di ipocrisia che accoglie la clientela con una promessa rassicurante. Il governo ha fatto scrivere a caratteri cubitali, in inglese e in mandarino: "Proteggiamo i diritti di copyright". La stessa menzogna è all´origine della nascita di questo centro commerciale. Fino al 2004 il business del falso a Pechino si presentava in modo più artigianale. La sede prediletta dai turisti era il vecchio Silk Market (letteralmente: mercato della seta) affollato di bancarelle all´aperto, in un caos da suk, proprio nelle adiacenze dell´ambasciata americana. Dopo le numerose proteste di ministri americani in visita, esasperati dal vedersi offrire film di Hollywood su Dvd pirata, software della Microsoft clonato o false camicie Ralph Lauren sull´uscio della loro ambasciata, il governo cinese fece chiudere il Silk Market. Ma senza mai ammettere che quello era l´epicentro di un business illegale: la causa ufficiale fu la vetustà delle bancarelle, non in regola con la normativa antincendio? Pochi mesi dopo la chiusura di quello vecchio, veniva inaugurato a qualche centinaio di metri di distanza il New Silk Market, moderno e lussuoso centro commerciale in un edificio di 28.000 metri quadri, otto piani di boutiques (mille negozi in tutto) divisi per settori: nel seminterrato e al pianterreno borse scarpe pelletteria, al primo piano moda uomo, al secondo moda donna, al terzo seta e cashmere, al quarto orologi e accessori sport, al quinto gioielleria e così via. Costo dell´acquisto di uno stand da cinque metri quadrati: 400.000 euro. Un bell´investimento, presto ammortizzato grazie al raddoppio del flusso di visitatori che ormai toccano punte fino a 45.000 al giorno. Naturalmente con la solenne e ufficiale garanzia - vedi lo striscione all´ingresso - che qui dentro le autorità reprimono severamente la vendita di prodotti contraffatti. Ci sono perfino dei veri poliziotti che girano tra le bancarelle. E´ difficile però vederli in azione, salvo quando beccano un fotografo occidentale che vuole documentare per i nostri mass media ciò che si vende dentro il New Silk Market. Ecco dunque un campionario del lusso italiano che ieri pomeriggio, in soli 40 minuti di contrattazione con cinque negozianti diversi, mi sarei potuto comprare. Un portafoglio Ferragamo in pelle: prezzo iniziale richiesto 39 euro, aggiudicato dopo il consueto tira-e-molla a 10 euro. Una cintura in cuoio Armani: prezzo di partenza 45 euro, accordo finale a 10 euro. Un paio di mocassini Tod´s da uomo, in pelle marrone. Si parte da 98 euro, si chiude l´affare a quota 39. Cinque magliette Dolce & Gabbana per 40 euro in tutto (eravamo partiti dal doppio). C´è un solo caso in cui la pirateria si ammanta di qualche cautela. Se chiedo borse Gucci, allora la commessa - una ragazzina di 17 anni - assume un´aria furtiva, bisbiglia di seguirla sul fondo della bottega, apre un cassetto e tira fuori un catalogo. Grosso e lussuoso. Ci sono, fotografati a colori, tutti i modelli di borse Gucci che siano mai esistiti, e forse qualcuno di più. La scelta si fa sul catalogo, ma una volta che il cliente ha espresso la sua preferenza il servizio consegna è immediato. Parte un ragazzino di corsa in direzione di qualche magazzino nascosto nelle cantine dello shopping mall, e riappare con la Gucci richiesta. Probabilmente questo sotterfugio è la conseguenza del fatto che alla fine del 2005 Gucci - alleata con Prada, Vuitton, Chanel e Burberry - ha vinto l´unica causa giudiziaria contro il New Silk Market, ottenendo dal tribunale di Pechino una multa contro cinque negozianti e contro la società che gestisce l´intero centro commerciale. Non si direbbe comunque che il business ne risenta seriamente. Molti negozianti hanno imparato a falsificare anche dei "certificati di rivenditore autorizzato" su cui figurano in bella evidenza timbri e simboli delle più celebri marche del lusso occidentale. Osservati da vicino, sono dei grossolani montaggi di fotocopie. Salvo gli scrupoli etici e legali che alla fine mi trattengono dal "consumare" l´acquisto, resistere alla tentazione è quasi impossibile. Grazie alla concorrenza fra mille negozianti, al New Silk Market la qualità del servizio è eccellente, il consumatore è corteggiato riverito coccolato. Si accettano tutte le carte di credito e c´è perfino un Bancomat internazionale a ogni piano. Certo a un intenditore non sfuggirà che il prodotto non vale l´originale, per i materiali usati o la perfezione delle finiture. Ma a 39 euro nessuno si aspetta che un paio di mocassini durino tutta la vita. La liturgia della contrattazione regala il piacere di aver "fatto un affare". In realtà, anche dopo tutti gli sconti è ovvio che il venditore ci guadagna sempre: i costi di produzione sono così bassi da sfidare i limiti della nostra immaginazione. Il commissario europeo Franco Frattini ha fatto scalpore presentando di recente, in una conferenza stampa a Bruxelles, la foto di una Ferrari falsa interamente prodotta in Cina. Ma riprodurre una Ferrari non è l´exploit più clamoroso. Questo è il paese dove hanno clonato un´intera multinazionale. La notizia sembra inverosimile eppure ci sono le prove. Da anni al gigante giapponese dell´elettronica Nec arrivavano segnalazioni che i prodotti falsi col suo marchio erano in vendita in grandi quantità da Pechino a Hong Kong: televisori, Dvd, Cd, MP3 player, computer. La Nec ha ingaggiato squadre di detective privati per risalire all´origine del traffico. Due anni d´indagine hanno portato alla scoperta della madre di tutte le contraffazioni. In Cina opera una Nec-parallela, un´impresa gemella che gestisce ben 50 fabbriche, ha i suoi magazzini-deposito, le reti commerciali, gli addetti al marketing. Il clone cinese della Nec rilasciava perfino decine di migliaia di perfetti certificati di garanzia sui suoi prodotti, sicché in caso di guasto i reclami arrivavano alla vera Nec giapponese. Dopo il ritorno del presidente Hu Jintao dal suo vertice con George Bush alla Casa Bianca e dall´incontro con Bill Gates a Seattle - dove gli americani hanno sollevato per l´ennesima volta il problema della contraffazione, in particolare per il software - il 26 aprile il governo cinese ha varato un (ennesimo) Piano d´Azione per la Protezione dei Copyright. Nel proclama solenne si legge, tra l´altro, che "la pubblica sicurezza reprimerà ogni violazione delle leggi sul copyright", "saranno chiusi gli esercizi che vendono prodotti pirata", "i centri commerciali devono impedire la diffusione di beni illegali". E´ stata perfino annunciata una taglia di 30.000 euro che ricompensa chiunque segnali rivendite di Dvd pirata. Basta entrare al New Silk Market di Pechino per vederseli offrire a centinaia. In un pomeriggio da cacciatore di taglie potrei diventare milionario. Federico Rampini