8 maggio 2006
Per circa due mesi, dai primi di agosto alla fine di settembre del 2004, il direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il designatore arbitrale Pierluigi Pairetto, hanno avuto i telefoni intercettati dalla Procura della Repubblica di Torino per un’ipotesi d’accusa: associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva
Per circa due mesi, dai primi di agosto alla fine di settembre del 2004, il direttore generale della Juventus, Luciano Moggi, l’amministratore delegato Antonio Giraudo e il designatore arbitrale Pierluigi Pairetto, hanno avuto i telefoni intercettati dalla Procura della Repubblica di Torino per un’ipotesi d’accusa: associazione per delinquere finalizzata alla frode sportiva. L’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Raffaele Guariniello, è stata archiviata nel settembre 2005 dal Gip, su richiesta della stessa Procura, perché non erano emersi elementi sufficienti né per chiedere una proroga dei termini per investigare, né per formulare subito una richiesta di rinvio a giudizio. Ma le telefonate trascritte dalla polizia giudiziaria hanno disegnato il ritratto di una lobby di potere che ruota intorno ai vertici della Juventus, col contorno di dirigenti federali e arbitrali, procuratori legati a vario titolo alla Gea capitanata da Alessandro Moggi (figlio di Luciano), giornalisti televisivi e della carta stampata, e persino qualche uomo politico (si parla addirittura di un paio di ministri). Per questo, al di là degli aspetti penali della vicenda ormai archiviati, i magistrati torinesi hanno deciso di mettere a disposizione della giustizia sportiva e della procura di Roma il loro lavoro. Nel mese di marzo tutti i documenti sono stati consegnati al presidente della Federcalcio Franco Carraro e ai pm di Roma.