La Stampa 21/04/2006, Stefania Miretti, 21 aprile 2006
La Stampa, venerdì 21 aprile Il premier spagnolo Zapatero detta ancora una volta la linea all’Europa
La Stampa, venerdì 21 aprile Il premier spagnolo Zapatero detta ancora una volta la linea all’Europa. Nel vero senso della parola, tra l’altro. Il suo ministro della Sanità, la signora Elena Salgado, ha convocato i manager delle più importanti case di prêt-à-porter - marchi del calibro di Zara, Mango, El Corte Inglés - e ha spiegato loro che occorre adeguare le taglie dei vestiti alle reali misure delle donne spagnole. Le quali normalmente non portano la 36 e neppure la 38, a meno che non siano gravemente malate. Eh già, perché «il modello ideale di bellezza, sempre più associato all’estrema magrezza, è ormai un problema sanitario», ha chiarito la ministra, ricordando che in Spagna, come nel resto d’Europa d’altronde, sono in costante aumento i disturbi alimentari e le pericolosissime diete fai-da-te, soprattutto tra le donne di mezza età. E affinché sia chiaro il concetto - sono i vestiti a doversi allargare per adattarsi al corpo femminile e non il corpo femminile a doversi restringere per adattarsi ai vestiti - ha messo al lavoro una commissione che dovrà presentare al più presto uno studio antropometrico sulle spagnole maggiori di dodici anni; cosa che, in una società retta dall’imperativo categorico del lolitismo ad oltranza, stabilisce un altro rivoluzionario principio: le donne adulte non sono bambine. la prima volta che accade - c’è un precedente di qualche mese fa, in Argentina dove, per provare a contrastare il diffonderesi dell’anoressia, è stata varata una legge che obbliga le aziende produttrici di abbigliamento per adolescenti ad arrivare fino alla taglia 48 - e potrebbe essere la fine di un incubo: la dittatura del guardaroba mignon e dell’uso sciagurato della parola «piccolo» - una delle più spese da stilisti (che negano), giornali di moda, commesse - come sinonimo di bello, seduttivo, elegante. Un modello che non è l’unica causa dei disturbi alimentari e del disagio esistenziale di molte giovani donne, ovviamente, ma che sicuramente accresce insicurezze e senso di inadeguatezza: «Irraggiungibile per le più», insomma fasullo, ha ricordato la signora Salgado, convinta che cominciare a dirlo sia già un primo importante passo verso la tutela della salute. Tanto più che non si tratta dell’iniziativa di qualche sarto in vena di eccentricità, che proclama il ritorno in auge della donna morbida spedendo in passarella un paio di stangone 44 scarsa, e capirai - tra l’altro, ad allarmare Zapatero e il suo esecutivo sono state proprio le ultime sfilate di moda dove si sono viste ragazze-zombie taglia 34 - ma di un provvedimento che riguarda marchi a larghissima diffusione. interessante notare come il governo spagnolo sia fin qui riuscito - abbastanza in controtendenza rispetto ad altri paesi di cultura cattolica - a legiferare su questioni che toccano la vita delle persone, e ora addirittura il corpo che non dovrebbe essere terreno d’intervento politico, ampliando le garanzie di libertà e i margini di autonomia anziché registringerli. La regolamentazione delle taglie farà certo discutere, ma è innegabile che si tratti di un provvedimento che restituisce alle donne il diritto ad avere un corpo. E per capire quanto questo diritto sia oggi negato, non c’è neppure bisogno di entrare nei negozi che vendono i vestiti più carini e constatare che per una taglia 44 non c’è quasi nulla, se non gli sguardi di sufficienza delle commesse; basta osservare le vetrine, dove stanno scomparendo persino i tradizionali manichini. Al loro posto, sagome di compensato dello spessore di qualche millimetro. Ricordano le bambole di carta con le quali si giocava da bambine, ma chi la conosce, una donna fatta così? Stefania Miretti