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 2006  maggio 07 Domenica calendario

MERZARIO

MERZARIO Arturo Civenna (Como) 11 marzo 1943. Ex pilota di Formula 1 • «[...] 57 Gran Premi alle spalle e migliaia di altre gare in tutte le categorie [...] un episodio che è rimasto nella storia dell’automobilismo e del quale Merzario era stato il coraggioso protagonista. Era il 1 agosto 1976. Gran Premio di Germania nel vecchio Nuerburgring, 23 chilometri circa di saliscendi tortuosi in mezzo ai boschi. Niki Lauda, già lanciato verso la conquista di un secondo titolo mondiale era alla guida della sua Ferrari 312T2. Ma fu vittima di un terribile incidente, le cui gravi conseguenze furono ridotte da un tempestivo intervento del pilota italiano che allora guidava una Williams. ”Ero appena uscito dai box - ha raccontato Arturo - e vedevo in lontananza, due o tre curve avanti, una rossa Ferrari. Ad un tratto la vettura volò in aria, trasformata in una palla di fuoco. Ai quei tempi c’era molto magnesio nella costruzione di una monoposto, materiale molto infiammabile. Figuriamoci cosa successe con la benzina nel serbatoio. Mi fermai. C’era gente impietrita. Corsi verso un albero dove era appoggiato un estintore. Lo presi e raggiunsi la zona dell’incendio. Cercai di spegnerlo, c’era anche molto fumo. Vicino a me si trovavano altri due piloti, Harald Ertl e Brett Langer, però non osavano avvicinarsi. Io mi curvai sull’abitacolo e cercai di aprire le cinture di sicurezza. Niki si agitava. Ma così facendo le tendeva e io non riuscivo manovrare la levetta per sganciarle. Poi Lauda svenne, il corpo divenne inerte e finalmente fui in grado di estrarlo. Sembrava un bambino. Lo sollevai come se fosse pesato dieci chili appena. Quindi arrivarono i soccorsi” [...] ”Merzario è un eroe - ha sentenziato l’austriaco -. Se non fosse per lui, non avrei due figli. E chissà cosa sarebbe successo. Non ci voglio pensare. Quando mi ripresi e tornai a correre, un mese e mezzo dopo, pieno di cicatrici, volli rimuovere i pochi ricordi che avevo dell’incidente, perché altrimenti non sarei più tornato in pista. Ma adesso, quando ci penso, capisco la grandezza del gesto di Arturo. E gli sono riconoscente”. [...]» (Cristiano Chiavegato, ”La Stampa” 7/5/2006).