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 2006  maggio 07 Domenica calendario

APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 8 MAGGIO 2006

«Ratzinger è entrato Papa ed è uscito Papa, a Paolo VI è successa la stessa cosa e analoga sorte toccò a Pio XII, perché dovrebbe capitare diversamente a D’Alema?» (Cossiga). [1]

Oggi alle sedici iniziano a Montecitorio le votazioni per eleggere il presidente della Repubblica. I ”grandi elettori” sono 1.010: 630 deputati, 322 senatori (315 più i 7 senatori a vita), 58 delegati delle Regioni. L’Unione ha 506 deputati e senatori più 35 delegati regionali, cioè 541 voti contro i 460 della Cdl (nel conto non figurano i due parlamentari argentini e i sette senatori a vita). Nelle prime tre votazioni servono i due terzi dei voti, cioè 674, dunque non dovrebbe succedere nulla (il centrosinistra dovrebbe votare scheda bianca, eccezione l’Italia dei Valori di Antonio Di Pietro che dovrebbe far scrivere sulle schede il nome della neo senatrice Franca Rame). Dalla quarta votazione (mercoledì) il quorum scenderà alla maggioranza assoluta del collegio, 506 voti, molti meno di quelli in mano al centrosinistra. [2]

Mercoledì D’Alema avrà 530-540 voti. il pronostico di Clemente Mastella (che lo voterà), secondo il quale ne perderà una trentina nel centrosinistra e ne guadagnerà altrettanti nel centrodestra: «A tradirlo sarà il partito dell’antipatia: quando sei in prima linea hai molti amici ma pure molti nemici. Oltre alla Rosa nel Pugno, potrebbe tirarsi indietro qualcuno della Margherita e anche dei Ds». E i trenta guadagnati nel centrodestra? «Sempre grazie al suo carattere che nella Cdl fa presa. D’Alema non fa il simpatico a tutti i costi, non è un politico, come dire, pieghevole. Rispetto a tanti candidati subacquei lui rischia in prima persona e questo piace sia in Forza Italia sia in Alleanza nazionale». [3]

530-540 voti, con 30 franchi tiratori per parte, è anche il pronostico di Daniele Capezzone (che non lo voterà). I trenta voti persi nel centrosinistra dipenderanno secondo lui da «un calo fisiologico», quelli guadagnati nella Cdl verranno dal ”Soccorso azzurro”: «Forza Italia darà a D’Alema trenta voti precisi per essere sicura di averlo al Quirinale. Al di là delle dichiarazioni ufficiali, ad uso e consumo degli elettori, Berlusconi vuole poter gridare all’occupazione comunista durante la campagna per le amministrative. Un po’ la stessa cosa che, a parte inverse, credo sia accaduta quando la Camera negò l’autorizzazione a procedere per Craxi: una parte della sinistra estrema votò contro l’autorizzazione mentre organizzava le manifestazioni di piazza contro quella decisione». [3]

Berlusconi c’è o ci fa? Francesco Verderami: «Per Mastella ci fa, ”perché lui non si fida di Amato. Massimo gli dà più garanzie se deve stringere un accordo”. Per il socialista Villetti, invece, Berlusconi c’è. Ricorda quel che gli disse proprio il Cavaliere su D’Alema: ”Ai tempi della Bicamerale feci un’intesa con lui che includeva la giustizia. Perciò lo votai alla presidenza. Ma dopo che l’ebbe incassata, mi spiegò che non c’erano più le condizioni politiche per portare avanti l’accordo. Come faccio a fidarmi ancora?”». [4] Qualcuno dice che Berlusconi ha fatto ai suoi il seguente discorsetto: «D’Alema è un uomo con un ego ipertrofico. Uno che da funzionario del Pci ora rischia di diventare il presidente della Repubblica. Cosa può volere? Gli uomini io li conosco. Vuole il consenso di tutti. Questa è la nostra garanzia». [5] Rosy Bindi: «Se fossero sinceri, voterebbero D’Alema. Berlusconi e gli altri lo vogliono al Quirinale, ma hanno bisogno di gridare al regime». [6] Mattia Feltri: «Comunque stiano le cose, ora a D’Alema niente farebbe peggio che un gesto di simpatia da parte di Berlusconi». [7]

Pietrangelo Buttafuoco già si immagina il discorso di fine d’anno: «D’Alema che dalla tv maltratta gli italiani panciafichisti: ”Compatrioti dei miei stivali, basta gozzovigliare con lo zampone, ora aprite bene le orecchie e prendete nota!”. Sarà un numero alla Carmelo Bene». [8] L’elezione di Baffino, però, susciterebbe malumori sia a destra che a sinistra. Alessandra Mussolini: «Ci vuole anche un minimo di decenza». [9] Ruggero Guarini: «Avrebbe il valore di un Oscar alla carriera di un uomo dedito metodicamente a tre pratiche che lo rendono del tutto inaffidabile: l’Errore senza scuse, il Voltafaccia senza vergogna e l’Orgoglio senza motivo». [10] Il geografo Francesco ”Pancho” Pardi (quello dei girotondi): «Ci troverei una simpatica ironia: se davvero fosse eletto sarebbe costretto a difendere la Costituzione dopo averne teorizzato la modifica nella Bicamerale». [11] Gianni Mura: «Se al Quirinale al posto di D’Alema ci fosse Milena Gabanelli mi sentirei più tranquillo e più rappresentato». [12]

«D’Alema al Quirinale? Non può andar bene. Ricordo che essere eletti con un margine troppo ridotto porta sfortuna, pensiamo ad Antonio Segni e Giovanni Leone...» (Claudio Rinaldi). [13] Secondo i sondaggi (per quel che valgono) con D’Alema presidente l’attuale maggioranza finirebbe sotto del 3,2%. Augusto Minzolini: «Un vertice istituzionale che potrebbe mettere insieme lui e Bertinotti non piace a banche, grandi imprese, e neppure ai moderati del suo schieramento». Cicchitto: «La verità è che l’ala delle banche e della Confindustria che ha appoggiato il centro-sinistra in queste elezioni è piena di apprendisti stregoni. Volevano una maggioranza formata sul modello della Margherita e ora sono alle prese con una maggioranza egemonizzata dalla sinistra estrema». [14] Riccardo Barenghi: «D’Alema è ”il comunista” per eccellenza, quello che evoca Stalin e i suoi cosacchi, che comanda per interposto Prodi, che fa paura agli italiani moderati. Eppure si tratta di un’immagine paradossale. D’Alema infatti è forse il ”comunista” che ha fatto la politica meno ”comunista” di tutti i suoi compagni (ieri e oggi). l’uomo che attacca la Cgil ”sorda chiusa”, il leader di sinistra che ”scopre” il liberismo (magari temperato), le privatizzazioni, il mercato, quello che fa una guerra, ne soffre, ma la rivendica come ”guerra giusta”. Che garantisce Mediaset prima della vittoria dell’Ulivo nel ’96, che fa la Bicamerale e per un pelo non arriva all’intesa finale con Berlusconi, che non fa la legge sul conflitto di interessi». [15]

Con D’Alema al Quirinale, per Prodi le cose andrebbero meglio o peggio?
Renato Farina: « un cobra; ma sarà più facile che morda Prodi anziché il Cavaliere». [8] Vittorio Feltri: «Non gli importerebbe un tubo del governo in particolare se guidato da Prodi che notoriamente gli sta sui sacri gingilli». [16] Gianni Baget Bozzo: «D’Alema sarebbe una limitazione per Prodi, che da cattolico dossettiano è il più antiberlusconiano di tutti». [17] Gad Lerner: «Ma ve lo vedete D’Alema presidente-notaio? L’uomo è troppo giovane e appassionato di politica sicché certamente lo troveremmo fin dal primo giorno impegnato nell’architettare un riassetto complessivo di sistema». [18] Non tutti i presidenti sono stati personalità al di fuori della mischia politica. Enrico Boselli (che non voterà D’Alema): «Vero: ma hanno partecipato attivamente alla lotta politica molto tempo prima di diventare presidenti. Perciò io non escludo che D’Alema possa avere in futuro le caratteristiche per fare il capo dello Stato». [19] Marcello Veneziani: «Il neo-canuto D’Alema sta facendo corsi accelerati di invecchiamento per apparire più saggio e più gradito alla geriatria presidenziale. E per dimostrare quanto è distante nel tempo il suo peccato di gioventù, il comunismo. Tra poco lo sorprenderanno dal chirurgo a farsi il lifting per aggiungersi le rughe presidenziali; magari quelle tolte a Berlusconi, sarà il primo inciucio a pelle della storia...». [20]

Il mondo ecclesiastico come prenderebbe l’elezione di D’Alema? Mimmo Lucà, leader dei Cristiano Sociali: «In nessuno dei miei contatti con esponenti della gerarchia ecclesiastica ho incontrato obiezioni personali, ideologiche, religiose o identitarie nei confronti di Massimo D’Alema». [21] Marco Damilano: «In Vaticano il laico e ateo D’Alema può vantare un partito di devoti. In testa il cardinale Giovanni Battista Re: fu lui a invitarlo alla cerimonia di canonizzazione del fondatore dell’Opus Dei Escrivà de Balaguer in piazza San Pietro. Oltretevere non è sfuggita la prudenza con cui D’Alema ha partecipato alla battaglia referendaria sulla fecondazione assistita, rifiutando i toni alla Zapatero». [22] Luigi Accattoli: «In pubblico il ragionamento è pacato, ma in privato si dice molto di più: si parla di ”lontananza” di D’Alema dalla cultura cristiana e si arriva persino ad affermare che - se venisse eletto - D’Alema sarebbe il primo presidente della Repubblica ”non battezzato”». [23] Un autorevole esponente del Sacro Collegio: «Il problema non è la provenienza di D’Alema dal partito comunista, bensì il suo carattere difficile e il modo di concepire l’esercizio del potere trattando con gli avversari e intimidendo gli alleati. Da premier ha alternato segnali di aperture sulle scuole cattoliche a impennate laiciste». [24]

I poteri forti, si dice, non vogliono D’Alema. Guido Rossi: «Ma quali sono i poteri forti? Io non l’ho ancora capito». [25] Antonella Rampino: «Quando arrivò a Palazzo Chigi, ebbe il ”via libera” tramite intervista su ”Repubblica” da Marco Tronchetti Provera». [26] Damilano: «In Confindustria, se non è Ciampi, si tifa D’Alema, giura nei colloqui romani il direttore generale Maurizio Beretta». [22] Rinaldi: «Ha avuto dimestichezza con personaggi come Giovanni Consorte. Con tutte quelle mani in pasta, si può fare l’arbitro?». [13]

«D’Alema quirinabile, inciucio inevitabile». [27] Un dirigente dell’Associazione Nazionale Magistrati: «Dopo Silvio Berlusconi, è lui la bestia nera delle toghe militanti, dei giustizialisti più accesi. Per molti rimane l’uomo dell’inciucio con il Cavaliere, della Bicamerale del 1997 che sulla giustizia, con la bozza Boato, andò ben oltre la riforma Castelli e aprì la strada alla sostanziale separazione delle carriere». Un togato del Csm: «Se arriverà al Quirinale, di bacchettate ai magistrati ne darà di sicuro. Mica come Ciampi». [28] Marco Travaglio: «Che custode e garante potrebbe essere un D’Alema che, presidente della Bicamerale, accettò indecenti compromessi al ribasso sull’indipendenza della magistratura? Anche D’Alema ha interesse a ”garantire” sui magistrati che, in passato, qualche problema gliel’hanno dato. Un capo dello Stato non solo non dev’essere ricattabile, ma neppure sembrarlo. Guardate Unipol: non furono i Ds a dire che Berlusconi ha ancora i cd delle famose telefonate? La partita è aperta, a luglio c’è da rifare il Csm e con le nuove regole i membri politici, quelli che controllano le toghe, saranno di più. In questi anni, c’è stata anche una Bicamerale degli affari: speriamo non traslochi al Quirinale». [27]

«Con D’Alema sul Colle la nuova legge sulle televisioni comincerà così: a Mediaset quattro reti...» (Bruno Vespa). [8] Fedele Confalonieri: «Da uomo della strada dico sì, mi piace, è uno con la testa. molto simile al Cavaliere, sono uomini che non usano bizantinismi. Alle volte possono essere sprezzanti o taglienti ma sono diretti. Da uomo d’impresa dico che D’Alema è un uomo di parola. Dieci anni fa è venuto in azienda e ha detto che Mediaset non si toccava perché era un patrimonio del Paese. E infatti con il suo governo non abbiamo avuto nessun problema». [29]

«La cosa peggiore che può capitare è che D’Alema passi contro di noi. Le conseguenze sarebbero terribili. Sarebbe un altro Scalfaro» (Berlusconi citato da fonti anonime). [5] Antonio Socci: «Scalfaro è stato il peggiore. D’Alema sarebbe vieppiù pericoloso perché assai più capace di Scalfaro». [30] Un alto dirigente dell’Udc: «Se passasse D’Alema per noi sarebbe la situazione peggiore, mentre Berlusconi avrebbe una sua convenienza di fondo: sarebbe blindato come leader dell’opposizione, porterebbe la gente in piazza e noi resteremmo sempre dietro». [31] Eugenio Scalfari: «Una presidenza D’Alema favorita o non ostacolata da Berlusconi avrebbe come effetto un consolidamento del Cavaliere alla guida dell’opposizione rinviando a babbo morto i progetti successori dei suoi alleati». [32] Mario Ajello: «’Io dormirò tranquillo, perchè so che il mio peggior nemico veglierà su di me”, dice Clint Eastwood in Il buono, il brutto, il cattivo. E chissà se questo è anche il pensiero di Berlusconi». [33]