Varie, 6 maggio 2006
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Kennedy Patrick
• Brighton (Stati Uniti) 14 luglio 1967. Figlio di Ted. Politico • «[...] noto alle cronache per una serie di infortuni che sembrano ereditari: un grave incidente d’auto nel 2006 e ripetute cure di dintossicazione. Eppure il talento politico non gli manca. Patrick dal 1988 anni viene rieletto regolarmente deputato del Rhode Island, e il New York Times prevede: ”Lo attende una lunga carriera” [...]» (Federico Rampini, ”la Repubblica” 28/8/2009) • «2 e 50 della mattina [...] Al block 100 della C Street di Washington una Mustang decappottabile si schianta contro una delle barriere di cemento che servono come protezione alla sede del Congresso. Al volante c’è un deputato democratico dal nome famoso: Patrick J. Kennedy. La ”maledizione di Camelot” ha colpito per l’ennesima volta. Patrick è il figlio del senatore Ted Kennedy, fratello minore di John e Bob, assassinati nell’America degli anni Sessanta. Al contrario di loro - uccisi uno come presidente, l’altro mentre era in corsa per la Casa Bianca - Ted aveva dovuto abbandonare ogni ambizione presidenziale dopo essere stato travolto dallo scandalo di Chappaquiddick, quando l’auto che guidava si era inabissata nell´acqua provocando la morte della segretaria-amante. Anche al figlio [...] ex cocainomane e deputato del Rhode Island, è stata fatale la guida. Era ubriaco, come hanno subito pensato tutti, o era sotto l’effetto dell’Ambien - un farmaco contro l’insonnia - come sostiene lui? Il giallo non è di facile soluzione. Il nome e il rango hanno permesso a chi guidava la Mustang di avere un trattamento di favore: i primi poliziotti accorsi sul luogo dell’incidente sono stati fermamente sconsigliati dai loro superiori a procedere alla rituale prova del palloncino e invitati ad allontanarsi in attesa del loro arrivo. E le polemiche sono esplose. ”Aveva gli occhi rossi, lucidi, appariva disorientato e non riusciva a stare in equilibrio”, hanno scritto gli agenti nel verbale dell’incidente spiegando che la Mustang ”non teneva la corsia e andava a velocità eccessiva”. ”I supervisori hanno impedito agli agenti di fare la prova dell’alcol; hanno detto loro di allontanarsi, che presto sarebbero arrivati loro”, ha scritto l’agente Greg Baird, capo del sindacato dei poliziotti, in una lettera al capo della polizia di Capitol Hill. Patrick si difende, ammette di avere preso il sonnifero ma non è in grado di spiegare esattamente perché alle tre di notte tentasse di entrare nell’area chiusa del Congresso. O meglio, una spiegazione lui l’ha data - ”devo andare a votare”, aveva detto agli allibiti poliziotti - ma appare piuttosto dubbia. Dal Congresso era infatti uscito poco prima di mezzanotte dopo che erano terminate le ultime votazioni della giornata di mercoledì; era tornato a casa e prima di andare a dormire avrebbe preso due medicine; una pillola anti-nausea e una di Ambien, un popolarissimo sonnifero che in America è da tempo al centro di polemiche per un effetto collaterale che crea in chi guida il cosiddetto ”effetto zombie”, tristemente conosciuto dalla polizia stradale per i gravi incidenti che provoca. ”Non avevo bevuto”, ha assicurato Patrick [...]dopo essere tornato in sé. ”Verso le 2 e 45 di notte mi sono messo in macchina. Ero convinto di dover tornare a votare. Ero disorientato sotto l’effetto delle medicine, ma non ho mai, in nessun momento, chiesto ai poliziotti un trattamento di favore”. Come sempre quando si tratta dei Kennedy, l’America si è divisa in due, tra innocentisti e colpevolisti [...]» (Alberto Florese D’Arcais, ”la Repubblica” 6/5/2006).