Varie, 5 maggio 2006
MELONI Giorgia
MELONI Giorgia Roma 15 gennaio 1977. Politico. Eletta alla Camera nel 2006 e 2008 (An, Pdl). Ministro (il più giovane della nostra storia) della Gioventù nel Berlusconi IV (2008-2011) • «[...] ironicamente, si definisce: “La ragazza della Garbatella” (dal nome del popolare quartiere romano dove è nata e vive). [...] I panni di “Alice nel paese delle meraviglie”, però non si attagliano alla Meloni, che ha consolidato la sua carriera [...] vincendo a sorpresa un congresso giovanile che la dava sfavorita. Proprio in quell’occasione lei (componente La Russa-Gasparri, ma origine popolarissima e di “destra sociale” nella storica sezione di Colle Oppio) prevalse con un ballottaggio al fulmicotone sul suo avversario, il milanese Carlo Fidanza. La prima mossa (caso di scuola, di questi tempi) fu il recupero dell’avversario, che oggi co-gestisce Ag da leader, insieme a lei. Ma le fortune della Meloni iniziarono a decollare al congresso di An di Bologna, quando con Teodoro Buontempo fu l’unica a criticare il segretario (e anche l’unica ad essere citata nelle conclusioni di Fini insieme al deputato romano). Diploma di liceo linguistico, una passione per la Miniminor, la Meloni ha mossoi prim i passi nel movimento studentesco degli Antenati [...]» (Luca Telese, “Il Giornale” 4/5/2006) • «[...] sedicenne, attaccava manifesti e distribuiva volantini per Fini sindaco di Roma. [...] la Biondina (diminutivo d’obbligo: è alta 1,57) vive con la mamma da quando è nata [...] nel quartiere popolare della Garbatella [...]delfina di Gianfranco Fini che silenziosamente sta scalando posizioni nella gerarchia di An. [...] prima leader donna del movimento giovanile del partito (eletta nel 2004: “ho vinto un congresso all’ultimo sangue”) e vicepresidente della Camera [...] Che sia nelle grazie di Fini non c’è dubbio. [...] è stata lei la voce di An contro lo strappo di Storace. [...] lei è la prescelta da mandare avanti, litiga con l’ex governatore per via del simbolo della fiaccola che vorrebbe portarsi via e non gliele manda a dire (“Se certe parole le avesse dette quando aveva il potere, staremmo tutti meglio”) [...] quando si consuma la rottura tra Fini e Santanché, la giovane Meloni sentenzia che “non basta la visibilità, la politica non è stare sui giornali” [...] all’Assemblea nazionale del partito, è l’unica donna a parlare fra i big. Strappa gli applausi quando viene il suo turno: “Ora, per le quote rosa, la vicepresidente Meloni” introduce il presidente dell’Assemblea; “Annuncio querela”, ringhia lei, che crede alla “rivoluzione del merito”. [...] grintosa, (una che persino un castigatore come Travaglio definisce “precisa e preparata”), assume i contorni del mito [...] moderò un dibattito tra Bertinotti e Fini: doveva essere uno scontro e invece fu tutto un tubare, piccolo smottamento della platea solo davanti alla parola d’ordine “compagno”, bastò un’alzata di sopracciglio di lei per riportare il silenzio. [...] è lei che il leader di An ha scelto per scavalcare i colonnelli e fare il salto generazionale, quello che Almirante fece fare a lui [...] Come quando Fini decise, a sorpresa, di affidare a lei la poltrona di vicepresidente della Camera. Il povero Urso aveva già in serbo l’abito da cerimonia, sicuro della nomina [...] “Giorgia esitava ad accettare, io le dissi ‘devi farlo’” ricorda Maurizio Gasparri. La descrive leale, tosta, determinata, “la nostra piccola Evita Peron”: “Lei successore di Fini alla guida di An? Non mi meraviglierei affatto. Si ricordi che anche Gianfranco guidò il movimento giovanile dell’Msi...”. [...]» (Francesca Schianchi, “La Stampa” 24/8/2007).