Il Sole 24 Ore 01/05/2006, pag.12 Andrea Gagliardi, 1 maggio 2006
Al Nord il primato degli stipendi. Il Sole 24 Ore 1 maggio 2006. Le cifre sono imponenti. La legge Bossi-Fini ha dato il via libera alla più ampia regolarizzazione di immigrati mai avvenuta in Italia, con 635mila persone, soprattutto dell’Est europeo, uscite dalla clandestinità alla fine del 2003, a fronte di 700mila domande presentate, di cui 135mila al Sud
Al Nord il primato degli stipendi. Il Sole 24 Ore 1 maggio 2006. Le cifre sono imponenti. La legge Bossi-Fini ha dato il via libera alla più ampia regolarizzazione di immigrati mai avvenuta in Italia, con 635mila persone, soprattutto dell’Est europeo, uscite dalla clandestinità alla fine del 2003, a fronte di 700mila domande presentate, di cui 135mila al Sud. Un record. Si tratta di uomini e donne (la metà) entrati e rimasti, di solito, nel circuito virtuoso della legalità. Alla scadenza, dopo un anno, del permesso di soggiorno, il 98,5% ha ottenuto infatti il rinnovo. Nel dettaglio, la metà è rimasta alle dipendenze dello stesso datore di lavoro, il 40% ha cambiato impiego. Solo il 3% sarebbe invece ricorso alla frode, facendo figurare un datore di lavoro fittizio. Sono alcuni dei risultati della ricerca promossa dal ministero del Welfare e svolta dalla Fondazione Ismu ("Il Sole-24 Ore" del 28 aprile). L’indagine è uno studio campionario (30mila intervistati) degli immigrati presenti in sei regioni italiane meridionali Obiettivo 1 (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia, Sardegna e Sicilia) e in dieci province del Centro-Nord (Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Mantova, Vicenza, Verona, Bologna, Firenze, Roma), affiancato da un’analisi delle caratteristiche di 1.400 datori di lavoro che hanno messo in regola un immigrato nel 2002. Dopo tre anni. Il 74% continua a lavorare a norma di legge, la metà con un impiego a tempo indeterminato, gli altri con un contratto part time o a tempo determinato. La "grande regolarizzazione" insomma non ha fatto solo emergere una quota notevole di lavoro sommerso, ma ha anche garantito una certa stabilità a chi ne ha beneficiato. E questo malgrado la filosofia ispiratrice della Bossi-Fini, che sembra considerare gli stranieri piuttosto come lavoratori ospiti e temporanei. Al 1º luglio 2005 gli immigrati in Italia, secondo l’Ismu erano 3,3 milioni, il 5,7% dell’intera popolazione e il 4,1% degli iscritti all’anagrafe. Quasi la metà proviene dai paesi dell’Europa orientale (in testa albanesi e romeni). I regolari sono 2,8 milioni e lavorano soprattutto nell’edilizia, come operai nell’industria, nella ristorazione, come domestici a ore, nel terziario o come assistenti familiari. Guadagnano più o meno a seconda dell’area geografica e del sesso. Lo stipendio degli uomini è in media mille euro al mese, le donne si fermano a 743. Gli stipendi. Notevoli le differenze tra il Centro-Nord (1.041 euro gli uomini, 763 per le donne) e Sud (rispettivamente 657 e 566 euro). Le mansioni svolte prima e dopo l’uscita dalla clandestinità non cambiano molto, anche se i salari dei regolarizzati sono in media più alti (851 euro) di quelli dei clandestini (690 euro). Questi ultimi, secondo le stime Ismu, ammontano a 539mila. Più di un terzo lavora stabilmente al nero, un quinto è disoccupato. I "tassi di irregolarità" sono più alti al Sud, dove il 27% (133mila persone) non ha il permesso di soggiorno (contro il 14% del Centro-Nord), con punte del 50% a Cosenza e del 40% a Foggia e Vibo Valentia. Restano perciò secondo l’Ismu alcune questioni aperte. "L’Italia continua a trattare l’immigrazione come un fenomeno straordinario - sottolinea Vincenzo Cesareo, segretario generale della Fondazione - mentre ha ormai un carattere strutturale e non può essere affrontata con misure una tantum". Andrea Gagliardi