La Stampa 04/05/2006, pag.37 Gianni Rogliatti, 4 maggio 2006
Come ti tarocco la Rossa. La Stampa 4 maggio 2006. La notizia di pochi giorni fa a proposito della Ferrari 330 P4 fabbricata in Cina può sembrare sensazionale ma non è una sorpresa per la comunità dei ferraristi, abituata da tempo al fenomeno dei falsi: in tutti i settori merceologici, purtroppo, i prodotti più costosi e griffati vengono falsificati e venduti a buon mercato (ovviamente a scapito della qualità), nella speranza che qualcuno abbocchi
Come ti tarocco la Rossa. La Stampa 4 maggio 2006. La notizia di pochi giorni fa a proposito della Ferrari 330 P4 fabbricata in Cina può sembrare sensazionale ma non è una sorpresa per la comunità dei ferraristi, abituata da tempo al fenomeno dei falsi: in tutti i settori merceologici, purtroppo, i prodotti più costosi e griffati vengono falsificati e venduti a buon mercato (ovviamente a scapito della qualità), nella speranza che qualcuno abbocchi. Le Ferrari d’epoca si possono considerare ormai vere e proprie opere d’arte (come tali sono state esposte nei maggiori musei del mondo) e sono falsificate per due tipi di clienti: quelli che sanno trattarsi di copie ma non potendo avere l’originale si accontentano, e quelli che al contrario credono di impossessarsi di vetture vere e subiscono dunque una truffa. Diciamo subito che la Ferrari non approva le repliche, non ne produce e ha perseguito i casi noti in tribunale. La contraffazione può avvenire a diversi livelli e noi li illustriamo al solo scopo di mettere in guardia i possibili clienti inesperti, ben sapendo che i falsari non hanno certo bisogno delle nostre «istruzioni». Uno dei sistemi più semplici è il cambio di modello: si prende una macchina costruita in buon numero di esemplari, e quindi non molto costosa (esempio la 250 GT 2+2), e la si trasforma in un modello raro, dunque costosissimo, come per esempio la 250 TR o la 250 GTO. Certo il numero di serie non corrisponde, ma l’illusione è buona: anche perché i pezzi sono originali Ferrari, seppure non quelli giusti. Qualcuno ci prova anche a falsificare i numeri ma alla lunga la verità viene a galla. Secondo sistema: si compra il relitto (ormai non ce ne sono quasi più) di una macchina andata distrutta in un incidente e la si ricostruisce usando i numeri originali e qualche pezzo recuperato. Il resto si fa nuovo. A volte qualcuno ha voluto strafare e mentre da una parte si «costruiva» una macchina nuova partendo dal relitto, dall’altra si realizzava la stessa macchina dotandola dei documenti originali che erano stati separati dal relitto. Ma due Ferrari antiche identiche, e con lo stesso numero di telaio, si notano più di un uomo vestito in un campo di nudisti, anche se una magari è in Francia e l’altra in Giappone. Terzo sistema: si costruisce una macchina ex novo assegnandole il numero di una vettura di cui non si sa più nulla da anni. Oppure, ed è successo, usando un numero che la Ferrari aveva saltato nella propria produzione. Ma purtroppo per i falsari la casa costruttrice ha prontamente delegittimato il «tarocco» quando è stato scoperto. Lo stesso discorso vale per la 330 P4 «cinese»: Maranello ha prodotto solo tre di questi modelli (non 6) e francamente non deve essere facile spacciare per buona anche la quarta. In America vennero addirittura smascherate delle Corvette maldestramente «travestite» da Ferrari, con carrozzerie posticce. Come proteggersi: prima di comprare una Ferrari da qualche centinaio di migliaia di euro in su è sempre consigliabile l’aiuto di un esperto, quando non della stessa casa costruttrice che ha inaugurato un servizio di autenticazione delle proprie macchine. E’ importante sapere che ciascuna Ferrari ha lasciato la fabbrica dopo che è stata compilata una scheda di montaggio dove sono registrati i numeri di serie di tutti gli organi principali (motore, cambio, differenziale) ma anche quelli di numerosissimi componenti. Questo consente non solo di identificare i grandi falsi, ma anche i «tarocchi», cioè quelle vetture assemblate con l’impiego di pezzi Ferrari ma non di quel modello specifico. Se nel corso della vita del modello la fabbrica ha sostituito dei complessivi, come ad esempio il motore di una macchina da corsa, anche la modifica figura nella scheda. Se la sostituzione è stata fatta da qualcun altro e all’insaputa della fabbrica, allora è il caso di ricordare che gli antichi romani dicevano «caveat emptor»: il compratore stia attento. Gianni Rogliatti