Luigi Accattoli, Corriere della Sera 29/4/2006, pagina 35, 29 aprile 2006
Il Concilio Vaticano II mise a dura prova le finanze vaticane: per le quattro sessioni in cui si sviluppò fu necessario spesare la presenza a Roma di oltre tremial persone tra padri conciliari e periti
Il Concilio Vaticano II mise a dura prova le finanze vaticane: per le quattro sessioni in cui si sviluppò fu necessario spesare la presenza a Roma di oltre tremial persone tra padri conciliari e periti. L’aumento della spesa più significativa fu però nei decenni che seguirono il Concilio, con la creazione di nuovi organismi e attività, la moltiplicazione di celebrazioni ed eventi, l’inizio dei viaggi papali, la crescita di personale negli uffici vari. La continua crescita del deficit obbligò prima Paolo Vi e poi Giovanni Paolo II a dismissioni patrimoniali. Nel 1981 il primo bilancio annuale segnalava un disavanzo di 17 miliardi di lire italiane. Il ripianamento del passivo fu compiuto nel 1994 quando per il consuntivo 1993 il cardinale Edmund Szoka annunciò un attivo di 2,4 miliardi di lire.