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 2006  maggio 04 Giovedì calendario

Izzo e i misteri d’Italia. Panorama 4 maggio 2006. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha richiesto al procuratore generale della Corte di Cassazione di promuovere l’azione disciplinare nei confronti dei giudici del Tribunale di sorveglianza di Palermo che hanno concesso all’ergastolano Angelo Izzo il regime di semilibertà che gli ha consentito, trent’anni dopo la strage del Circeo,di ammanettare,picchiare, soffocare e rinchiudere vive in un sacco di plastica una madre e una figlia quattordicenne denudata,sotterrandole dopo averle ricoperte di calce

Izzo e i misteri d’Italia. Panorama 4 maggio 2006. Il ministro della Giustizia Roberto Castelli ha richiesto al procuratore generale della Corte di Cassazione di promuovere l’azione disciplinare nei confronti dei giudici del Tribunale di sorveglianza di Palermo che hanno concesso all’ergastolano Angelo Izzo il regime di semilibertà che gli ha consentito, trent’anni dopo la strage del Circeo,di ammanettare,picchiare, soffocare e rinchiudere vive in un sacco di plastica una madre e una figlia quattordicenne denudata,sotterrandole dopo averle ricoperte di calce.I giudici di Palermo hanno già replicato di essersi limitati ad applicare la legge e che il replicante assassino godeva di tutti i requisiti per ottenere la semilibertà,e che del resto aveva già goduto ripetutamente di permessi e di benefici vari(e ne aveva già approfittato e approfittandone era persino evaso ed era stato ripreso e aveva ricominciato a goderne,e ha ucciso questa seconda volta per procurarsi il denaro necessario ad evadere di nuovo,e nessuna Procura ha mai fatto ricorso in Cassazione in questi anni per chiedere la revoca dei provvedimenti buonisti):"Izzo si è sempre comportato bene,sembrava veramente pentito-hanno dichiarato i giudici di Palermo-Ad attestare la sua rieducazione ci sono decine di relazioni firmate da medici e assistenti sociali...".Ed è assai probabile che la richiesta del ministro finisca nel nulla e che Izzo,dopo il nuovo processo e la nuova condanna all’ergastolo,possa presto tornare a godere di permessi e di benefici e sia rimesso,prima o poi,nuovamente in semilibertà per potere magari assassinare per la terza volta.I suoi avvocati hanno già chiesto che sia giudicato con il rito abbreviato,perché possa avere lo sconto di un terzo della pena,e la perizia psichiatrica,che fu richiesta anche nel ’75,dopo i delitti del Circeo,e allora non fu concessa. Sorrideva il giovane Izzo appena arrestato per la strage del Circeo,sorrideva al suo arrivo in Italia dopo l’estradizione dalla Francia nel ’93,sorrideva strafottente e ghignava giovedì scorso,quando è stato portato in aula,seduto nella gabbia degli imputati,impertubabile dinanzi agli insulti e alle urla dei parenti delle vittime e della folla."Al momento non è completamente lucido-ha detto uno dei suoi avvocati-Se avesse carta e penna,potrebbe essere di migliore aiuto,potrebbe aiutarlo a cristallizzare meglio i ricordi".Questo è il vero segreto di Angelo Rizzo,e non la follia:nel corso dei quasi trent’anni trascorsi in carcere Izzo ha fatto molto uso di carta e penna per fare "rivelazioni" a getto continuo su tutti i "misteri d’Italia e sui processi che ne sono conseguiti,dalla strage di piazza Fontana a quella della stazione di Bologna,dal terrorismo ai delitti di mafia,Izzo sapeva tutto di tutti,cristallizzava i suoi ricordi e scriveva ai magistrati,che correvano ad ascoltarlo,verbalizzavano le sue verità,e ci costruivano sopra le indagini,i mandati di cattura,i rinvii a giudizio,le requisitorie e le sentenze.I pubblici ministeri erano affascinati dai "ricordi"di Izzo.Lo racconta ancora oggi Libero Mancuso,il pm di Bologna che ha gestito il processo per la strage alla stazione e ha certificato il "pentimento"di Izzo:"Izzo era un uomo sempre doppio,ma io gli credevo.Mi riferisco all’ansia che si avvertiva in lui quando rispondeva alle domande di noi magistrati.Si intuiva la volontà di soddisfare chi lo interrogava,al di là di quello che lui sapeva.Era come se prevedesse quello che l’inquirente voleva sentirsi dire e si adeguasse a questa previsione per fare contento il magistrato...". Quando Libero Mancuso raccolse le dichiarazioni del "pentito"Giovanni Pellegriti,il quale accusò Salvo Lima,il capo della corrente di Giulio Andreotti in Sicilia,di essere il mandante dell’assassinio del presidente della Regione Piersanti Mattarella,e spedì subito i verbali a Palermo(e doveva essere l’inizio del processo per mafia a Andreotti),Giovanni Falcone si precipitò immediatamente a interrogare Pellegriti,e capì subito che mentiva e che le "rivelazioni"gli erano state suggerite da Angelo Rizzo,messo appositamente in cella con lui,e invece di chiedere l’arresto di Lima e di avvisare di reato Andreotti,incriminò per calunnia sia Pellegriti che Izzo e li fece condannare entrambi a quattro anni di galera.E la Procura di Palermo per incriminare Andreotti dovette aspettare che arrivasse Tommaso Buscetta e che Luciano Violante lo interrogasse dinanzi alla commissione parlamentare antimafia. E perché ora Izzo era di nuovo a Palermo,rinchiuso nel padiglione dei "collaboratori di giustizia",ed è toccato proprio ai giudici del tribunale di sorveglianza di Palermo concedergli la semilibertà?Per la ragione che Izzo aveva preso di nuovo carta e penna e aveva scritto ai pm di Palermo,per smentire Cosimo Cirfeta,il pentito della Sacra Corona unita pugliese,che aveva denunciato il complotto intessuto in carcere dai "pentiti"Francesco Di Carlo,Francesco Onorato e Giuseppe Guglielmini per accusare di mafia Marcello Dell’Utri:"Ho letto sui giornali-aveva scritto Izzo ai pm di Palermo-delle accuse di Cirfeta e posso testimoniare che non è vero niente.stavo in carcere con lui e gli altri pentiti e ho visto e ho sentito che Di Carlo e Onorato e Guglielmini stavano insieme e insieme mangiavano e chiacchieravano,ma parlavano solo di sport e delle partite di calcio trasmesse dalla Tv".E ancora una volta i pm gli hanno creduto e lo hanno portato a testimoniare contro Cirfeta e contro Dell’Utri.Grazie a Falcone,non era servito contro Andreotti,ora è servito contro Dell’Utri.E mentre Cirfeta,riarrestato e privato del contratto di collaborazione e processato per calunnia e perseguitato di carcere in carcere,alla fine è stato trovato morto nella sua cella,"suicidato"con la bomboletta del gas del suo fornellino per il caffè,Izzo è stato premiato con la concessione della semilibertà.Ha ragione il suo avvocato:invece dell’ergastolo,ridiamogli carta e penna e ci aiuterà a svelare il prossimo mistero d’Italia. Lino Jannuzzi