La Repubblica 03/05/2006, pag.35 Vittorio Zucconi, 3 maggio 2006
"Pem", la mamma della tv che prestò il volto alla storia. La Repubblica 3 maggio 2006. Washington. Si è spenta la mamma della televisione
"Pem", la mamma della tv che prestò il volto alla storia. La Repubblica 3 maggio 2006. Washington. Si è spenta la mamma della televisione. morta in una casa di riposo dello Utah, la donna che prestò il proprio volto alla prima trasmissione televisiva nella storia, con gli occhi chiusi per la violenza delle luci ad arco, timida e imbarazzata, senza sapere, come neppure il marito che la usò come soggetto, che il suo sorriso avrebbe aperto le dighe di una nuova era nella storia umana e lei sarebbe stata la piccola Eva del nuovo Eden elettronica. Aveva 98 anni, dimenticata in una casa di riposo dello Utah, Elma Gardner Farnsworth che il marito chiamava "Pem" e nessuno sapeva neppure più che fosse viva, che la tv avesse avuto lei, moglie del genio che inventò la "televisione elettrica" come l´aveva battezzato, quale suo primo volto. "Pem" aveva vent´anni quando Philo Farnsworth, suo marito, la mise a sedere su uno sgabello dentro un soffitta di San Francisco, le intimò di stare ferma e le sparò in faccia due riflettori ad arco che le fecero piangere gli occhi e la costrinsero a stringere le palpebre. Era il 1928 ed era appena trascorso un anno da quando Philo, un Mormone figlio di contadini dello Utah e contadino lui stesso con una passione divorante per la fisica elettronica coltivata tra aratri e zappe, era riuscito a inviare su uno schermo grande poco più di un pollice diagonale, tre centimetri, l´immagine di una riga orizzontale bianca su un cartone dipinto di nero. Per mesi, in quella soffitta laboratorio, Philo aveva faticato per perfezionare la sua invenzione, per migliorare l´immagine e allargare lo schermo, che finalmente era riuscito a portare a un quasi rispettabile nove centimetri, tre pollici, di grandezza. Lei si ricordava ancora tutto benissimo, nella sua ultima intervista a un giornale di San Francisco, nel 2000, quando compì 92 anni. Si era messa una camicetta scura aperta sul collo, come le aveva chiesto il marito, niente gioielli per non sparare i riflessi delle luci violente, ed era stata ferma, come le modelle dei primi dagherrotipi e delle foto coi lampi al magnesio. E quando non ce l´aveva fatta più e aveva dovuto strizzare gli occhi che bruciavano, aveva sentito il sui Philo, da dietro la "contraption", l´accrocco che aveva costruito, esclamare soltanto «There you are, Pem», eccoti qui Pem, ti vedo. La prima donna della televisione era apparsa nel più straordinario tv show della storia. Dopo di lei, toccò al fratello dell´inventore avere i suoi pochi secondi di tv, ma nella Bibbia profana del teleschermo, in principio fu lei, una donna. L´idea di utilizzare un "pennello" elettronico per tracciare le righe che compongono l´immagine televisiva era venuta all´inventore mentre arava i campi di padre nello Utah e passava e ripassava con l´aratro sulla terra disegnando righe parallele nella terra. Quelli, nell´alba dei favolosi anni 20 erano gli anni della grande rivoluzione della fisica, di Marie Curie e di Albert Einstein, e Philo Farnsworth era uno dei pochi che sapessero spiegare agli altri, racconta la sua biografia, la teoria della relatività. Pem lo aveva conosciuto quando era ancora un contadino ventenne dalle parti di Provo, nello Utah, ma lo aveva sposato e seguito a San Francisco, dove gli sarebbe stato più facile comperare gli strumenti e assemblare i pezzi di quella che lui chiamava «la televisione elettrica». Gli diede quattro figli, due di loro scomparsi prima della mamma, due ancora vivi, ma non era una sprovveduta cugina di campagna sbarcata nella grande città. Aveva capito subito che quella sua faccina sbiadita e distorta, apparsa nel visore della prima telecamera mai costruita, sarebbe stata, come disse lei, «il filo di coltello di un progresso fantastico». Quando il marito cominciò la sua battaglia, poi divenuta una guerra, con la Rca che aveva rubato l´idea e l´aveva fatta sviluppare ad altri, lei, la Eva del teleschermo, testimoniò davanti a infiniti giudici e funzionari dell´ufficio brevetti, fino a ottenere il riconoscimento che il marito, Philo, era davvero «il padre della tv» e lei ne era stata la madre, costringendo la Rca, la prima network del mondo, a pagarli i diritti. Ma fu la guerra a devastarli. Il governo bloccò ogni diritto, per ragioni di mobilitazione militare, mettendo il sigillo anche sulla tv, e quando la guerra finì, il brevetto stava scadendo. Tutto quello che rimase di quel primo, tenero, rivoluzionario "reality show" nella soffitta di San Francisco fu il busto di bronzo per l´inventore, ancora oggi esposto sotto la cupola del Congresso americano e una vecchiaia di amarezze, depressione e whisky per Philo, che assistette all´esplosione del suo trabiccolo negli anni ´50 prima di morire di cirrosi. A chi andava ancora a trovarlo, nella casa del Maine dove si era nascosto con la sua fedele "diva", confessava di non guardare mai la tv. Perché lo faceva sta male? Gli chiesero. «No, perché da quando non c´è più Pem, non c´è più niente di buono da guardare». Vittorio Zucconi La «prima trasmissione televisiva della storia» non si deve a Philo Farnsworth, ma allo scozzese John Logie Baird, che presentò la sua invenzione alla Royal Academy di Londra nel gennaio del 1926. Si tratta di una televisione «elettromeccanica», fatta di dischi forati che ruotando trasmettono lungo un cavo le immagini sotto forma di impulsi elettrici. Il primo volto che apparve su uno schermo televisivo (per quanto di dimensioni ridottissime) fu quello di un garzone di bottega che lavorava sotto lo studio di Baird, a Soho. Spaventato dai dischi rotanti, il giovane pretese qualche penny di ricompensa per stare fermo davanti al rudimentale obiettivo. (DE)