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 2006  maggio 01 Lunedì calendario

Sessant’anni di bikini, due pezzi di storia. Affari & Finanza La Repubblica 1 maggio 2006. Il bikini compie sessant’anni e non li dimostra

Sessant’anni di bikini, due pezzi di storia. Affari & Finanza La Repubblica 1 maggio 2006. Il bikini compie sessant’anni e non li dimostra. Anzi è sempre più esplosivo, di moda e perennemente sotto le luci dei riflettori. Lo scandaloso costume, che prende il nome dell’atollo Bikini, quello reso tristemente famoso dagli americani che l’hanno scelto per fare i test della bomba atomica, è nato, nel 1946, dalla fantasia di Louis Réard, un ingegnere meccanico francese, esperto nella progettazione di auto. Ma Rèard, nel tempo libero, aiutava sua madre nell’azienda di famiglia, specializzata in biancheria intima. E tra una scocca e un volante, l’eclettico ingegnere ha dato vita alla creatura che l’ha reso famoso nel mondo come il "papà del bikini". I due pezzi compie sessant’anni e una serie di iniziative sono pronte a celebrarlo, a ripercorrerne la storia, a festeggiarlo con mostre e produzione di modelli speciali. Tra i protagonisti di queste iniziative, un posto di rilievo spetta a Lycra, la fibra che, dagli anni Sessanta, è riuscita a dare al bikini comfort, sensualità, resistenza e un’estetica eccezionale unita a una vestibilità perfetta. Per questo compleanno è stata creata una speciale etichetta "Lycra 60° Bikini Anniversario" e una collezione a tiratura limitata con capi disegnati da 9 stilisti, tutti grandi firme del settore "mare", provenienti da diversi paesi del mondo. Per l’Italia, Olga Cantelli di La Perla ha elaborato un mini serie di bikini. Tra le altre iniziative c’è un libro fotografico (edito da Assouline), in uscita a giugno. Ripercorrerà la storia del bikini attraverso una galleria di foto scelte tra quelle più famose e rappresentative dedicate a questo capo icona che ha segnato la storia del costume. E visto che il successo del bikini non è solo legato alle forme ma anche ai filati che lo sorreggono, Lycra ha lanciato una fibra nuova capace, come dicono gli esperti, di raggiungere performance elevate. Il clou dei festeggiamenti in onore del bikini è previsto per l’estate, sulle spiagge più alla moda, dove sono in programma bikiniparty, cocktail, danze. Un anticipo di queste celebrazioni lo offre Triumph a Milano. Il marchio, che tra l’altro celebra i suoi primi cinquant’anni di carriera, organizza, per l’11 maggio, a Palazzo Visconti, una serata non stop con mostra dedicata al fascino del bikini, con pezzi storici e non solo. Il bikini compie sessant’anni ma c’è una immagine che, nelle celebrazioni che si faranno in tutto il mondo, farà da filo conduttore. Ed è quella degli antichi mosaici (del IV secolo d. c.) di villa Armerina, in Sicilia, dove si vedono fanciulle che giocano indossando il due pezzi. Dunque il bikini ha una storia di migliaia di anni, ma solo a partire dagli anni Quaranta ha conosciuto la gloria. Un cammino che ha avuto un inizio scandaloso. All’epoca, il bikini era considerato troppo osé, tanto che Rèard non riuscì a trovare un modella disposta ad indossarlo. Per questo si affidò a una spogliarellista del Casino di Parigi che lo esibì per la prima volta nella famosa piscina Deligny, nel cuore di Parigi, circondata da una folla impazzita di fotografi. Quegli scatti fecero il giro del mondo, sollevando scandalo, interesse e fascinazione. E anche censure. La chiesa intervenne e il bikini fu messo al bando in Italia, Spagna e Portogallo, i paesi di massima devozione al cattolicesimo. Eppure il bikini non era una novità assoluta. Infatti era già apparso nei film hollywoodiani alla fine degli anni ’30. Però finché quel peccaminoso costume restava relegato alle pellicole cinematografiche non c’era problema. Ma volerlo calare nella vita reale di tutti i giorni è stata la miccia che ha innescato le reazioni della chiesa e dei benpensanti. Persino i francesi più aperti lo accettarono a fatica. E a sdoganarlo, con forza, contribuì Brigitte Bardot quando, negli anni Cinquanta, lo esibì, in tutta la sua bellezza, nel film "E Dio creò la donna". Da lì iniziò l’ascesa del bikini: nelle boutique e nelle spiagge. Piaceva, attirava, era oggetto di grande interesse e le donne lo compravano. In America, le grandi testimonial del bikini sono state Marilyn Monroe e Rita Hayworth. Nel ’57, Jane Mansfield fu immortalata sulla copertina di "Life Magazine", rivista con tendenze conservatrici, con uno strepitoso bikini. Negli anni Sessanta, il due pezzi entra a far parte del mercato di massa. Le immagini storiche che accompagnano questo successo sono, tra le altre, quella indimenticabile di Ursula Andress in "007 licenza di uccidere" che emerge dal mare in bikini con un coltello da sub nella fondina. Ma oltre alla "Bond girl", il bikini evoca le immagini dei concorsi di bellezza delle Miss che sfilano in due pezzi davanti alla giuria. Più tardi, il bikini "sfonda" anche in tv con le ballerine e le show girl. Oggi, sul bikini si esercitano non solo le grandi e innumerevoli aziende di settore, ma è oggetto di culto da parte anche degli stilisti che usano volentieri la loro penna per ridisegnare un pezzo fondamentale del guardaroba femminile. Nel ’96. Karl Lagerfeld ha stupito tutti quando, per Chanel, ha portato in passerella, il bikini più piccolo del mondo, con il reggiseno nero ridotto a un mini copricapezzolo. Nel 2002, Halle Berry, la nuova "Bond girl" è emersa dalle acque con una riedizione del celebre bikini di Ursula Andress. E ora, in occasione delle celebrazioni per i sessant’anni, le collezioni di bikini sono ricche di pezzi speciali, con stecche, decori, paillette, coralli, slip sgambatissimi o protettive "culotte". Laura Asnaghi