Angela Frenda, Corriere della Sera 30/4/2006, pagina 9., 30 aprile 2006
Mastella e la congiura dei franceschi: idea mia «Poi a tradire sono stati quelli della Margherita»
Mastella e la congiura dei franceschi: idea mia «Poi a tradire sono stati quelli della Margherita». Corriere della Sera, domenica 30 aprile. Il «sospettato numero uno» arriva nella sua villa di Ceppaloni intorno alle otto di sera. Fuori, in giardino, alcuni fedelissimi lo attendono: ci sono da fare le liste per le amministrative a Benevento, e il tempo è poco. «Ma vorrei prima mangiare qualcosa, non so, un panino. Capitemi, sono digiuno da ore...». Clemente Mastella lo chiede a bassa voce, quasi un sussurro. «Sono stanco, stanchissimo. E incazzato. Perché io a fare con tutt’Italia la parte del Bastardo Traditore non ci sto. Capito? Non ci sto. Nessuno ha capito niente di quello che è successo al Senato. Io e i miei non abbiamo fatto nulla. Siamo stati lealissimi. I franchi tiratori erano altri, e li conosco uno per uno». Il leader dell’Udeur la butta lì. Nella lunga notte della «congiura dei franceschi», tutti guardavano a lui come al possibile regista. «Invece i franchi tiratori erano tutti petali della Margherita. Esponenti scontenti di come si stavano gestendo le cose. Gente che è venuta da me a lamentarsi, in processione, incazzata nera. E avendo ragione. Cose come queste si organizzano per bene, si fanno riunioni di gruppo, si parla. Non si può apprendere dai giornali che il candidato presidente è Franco Marini: è il trionfo dell’inesperienza. E per di più, in questo modo, ci sono alcuni grandi personaggi che hanno visto le proprie aspirazioni mortificate». Si è parlato di Lamberto Dini, Nicola Mancino... «Non voglio fare nomi, per correttezza. Dico solo il partito: la Margherita. E tutti quelli che sono venuti da me sanno che non mento. Provassero a smentirmi, pubblico la lista. Era noto che al primo turno avrei voluto dimostrare il peso dell’Udeur, e infatti ho organizzato un’azione puramente dimostrativa, alla quale si sono uniti anche gli altri malpancisti. Ho fatto la regia occulta, diciamo, del primo voto. Poi, però, la situazione mi è sfuggita di mano...». Coi «Francesco Marini» dell’Udeur? «Ma no, quelli erano un atto di lealtà massima verso Marini, per dimostrare che non eravamo noi, i franchi tiratori, erano altri. Che però dal secondo voto in poi si nascondevano dietro di noi. Così alla fine mi sono rotto le palle, sono andato da Marini e Angius, e ho detto: adesso basta, ogni gruppo vota per cavoli suoi, così nessuno potrà più nascondersi dietro di me». In che senso? «Abbiamo applicato il "metodo Mastella", trovando un codice di voto per ogni gruppo. Nome prima-cognome dopo, cognome prima-nome dopo, e così via. E ne siamo usciti. Spariti i franchi tiratori! Anche il Polo è dovuto star zitto: avevano adottato un sistema identico anche loro. Insomma, ho salvato la situazione. Ricompensa? Manco mi hanno invitato ai festeggiamenti». Più Giulio Cesare che Bruto, dunque. «E anche un Cesare generoso. Perché se avessi dovuto tener conto di cinque anni fa, quando Marini provò a spianare a zero il mio partito organizzando un controcongresso, col cavolo che lo votavo. Il nostro sì è solo perché c’è un girone di ritorno, nel senso che c’è un governo da fare. E a questo punto devono stare tutti molto attenti. Io ho chiesto la Difesa e non transigo. Pannella vuole Bonino? Di cattivo gusto dire così. Ho l’esperienza giusta per questo incarico. Istruzione? Non ci provassero, si beccano l’appoggio esterno». La stessa «minaccia» di Bertinotti. «E infatti ho deciso di bertinottizzarmi. Sì, a lui va sempre bene. Non so, a me la piscina la imputano da una vita. Di lui, che avesse la piscina, si è saputo solo per i lunedì di Massa Martana...» Mastella vorrebbe cancellare il personaggio Mastella, insomma. Che, dice, gli «hanno cucito addosso. Mi attaccano perché sono un uomo libero, dico sempre quello che penso. Ma ora basta trattarci come straccioni: l’Udeur è determinante. Prodi ha paura solo di Bertinotti, e sbaglia. Deve temere anche me. Perché ho dimostrato che è la somma che fa il totale. E se poi qualcuno prova a svuotarmi il partito, come quando nacque la Margherita, questa volta cade male. Ho preso le contromisure». Angela Frenda