Alain Elkann, La Stampa 30/4/2006, pagina 17., 30 aprile 2006
Travaglio: farò le pulci al governo di sinistra. La Stampa, domenica 30 aprile. Marco Travaglio, lei è un giornalista e scrittore noto per la vena polemica: si definirebbe un "uomo contro"? "Sì, credo che un giornalista debba essere sempre un uomo contro
Travaglio: farò le pulci al governo di sinistra. La Stampa, domenica 30 aprile. Marco Travaglio, lei è un giornalista e scrittore noto per la vena polemica: si definirebbe un "uomo contro"? "Sì, credo che un giornalista debba essere sempre un uomo contro. Diffidente contro tutti i poteri". Ha fatto una battaglia contro Berlusconi, ora che farà? "Mi occuperò del centrosinistra. La battaglia contro Berlusconi diventa meno interessante visto che è all’opposizione, ma è anomalo perché detiene un potere smisurato. Possiede 15 miliardi, una compagnia di assicurazione, giornali, televisioni, banche. Non è finita, ma il giornalista deve fare le pulci a chi sta al governo. Ho già fatto un libro che riguarda le magagne di questa sinistra". Come la vede? "Mi rifiuto di pensare che se qualcuno dice una porcheria allora tutta la sinistra deve discolparsi. Lo stesso vale per la destra. Non credo che la sinistra istituzionale da Rifondazione a Mastella debba sentirsi responsabile di ogni cretino che fa una porcata o brucia una bandiera. Penso che quelli che bruciano le bandiere siano minoranze irrilevanti. Altri sono i problemi. Io che sono filoisraeliano sin da ragazzo, quando vedo bruciare una bandiera sto male il doppio. Non vedo però rigurgiti di antisemitismo in questo momento". Quali sono i problemi della sinistra? "Una carenza gravissima di leadership. Sono leader penosi che vengono da sconfitte politiche ed elettorali pesanti e non ne hanno mai pagato il pedaggio. Nel 2001 Fassino e Rutelli hanno preso la scoppola più terribile e non sono andati a casa, si sono riproposti leader della Margherita e dei Ds, Berlusconi ha perso le elezioni del ’96 e del 2006 ma nessuno mette in dubbio che lui sia il leader. In altri Paesi se vieni bocciato vai a casa, vedi Jospin in Francia. Da noi nessuno si schioda dalla poltrona. La sinistra dovrebbe domandarsi perché dopo anni di disastri del governo Berlusconi ha raggiunto risultati così magri. Dovrebbe smettere di prendesela con gli elettori e chiedersi come mai quando parlano in Piemonte, in Lombardia o in Veneto la gente si gira dall’altra parte, forse parlano un’altra lingua e dovrebbero porsi questo problema". Ma come governeranno? "Dal punto di vista dell’amministrazione hanno saputo mettere in campo tecnici migliori di quanto non abbia saputo fare Berlusconi. Prodi sa scegliere bene i collaboratori tecnici, aveva Ciampi come ministro dell’Economia. O danno più poteri a Prodi sapendo che stanno in piedi per miracolo oppure ogni giorno dovranno confrontarsi a nuovi Ghino di Tacco". Lei che ruolo avrà? "Io non faccio il politico, faccio il cronista, non ho nessuna velleità diversa. Penso che il mio ruolo sia fare domande scomode, tirare fuori storie nascoste. Il potere è ovvio che non mi ami, né a destra né a sinistra". Non ha mai paura? "Direi di noi, all’inizio avevo paura delle denunce, poi ho imparato a convivere. Ho visto che quando hai ragione vinci le cause. L’importante è essere documentati". La sua scuola qual è? "Montanelli. Ho avuto il privilegio di lavorare con lui dall’87 al ’95 prima al Giornale poi a La Voce. E dopo ci siamo sempre frequentati. Il giornalismo l’ho imparato in una rivista torinese, Il Nostro Tempo, poi al Giornale. Oggi i miei punti di riferimento, essendo un liberale, sono personaggi come Giovanni Sartori che tra tanti liberali finti è uno dei pochi veri rimasti". Che vuol dire essere liberale? "Essere affezionati ai principi della divisione dei poteri, quindi la difesa dei poteri di controllo e bilanciamento. I liberali hanno difeso l’indipendenza della magistratura, della Corte Costituzionale e dell’informazione da questo debordare di una nuova partitocrazia invasiva. Ma si contano sulle dita di una mano". Che cosa sta seguendo, oggi? "Gli eletti condannati che siedono nel nuovo Parlamento". Ci sono anche giudici, avvocati... "Sì, ma gli imputati e condannati sono superiori. I condannati sono 17, gli imputati sessanta. Anche a sinistra, ma qualcuno in meno". L’Italia a che punto è? "Sembra sempre all’anno zero, alla ricerca di un rinnovamento che non arriva mai. Il fatto che i poveri elettori del centrosinistra siano costretti a tifare per uno come Franco Marini, vecchio marpione dc, e che dall’altra parte il centrodestra riesumi Andreotti, la dice lunga sulla distanza che c’è tra la società e la rappresentanza politica. Dubito che se si fossero fatte le primarie la gente avrebbe scelto Marini e Andreotti". Però facendo le primarie hanno votato Prodi... "Sì, perché in questo vuoto era considerato l’unico che aveva battuto Berlusconi nel ’96, e lo hanno votato". Come sono i suoi rapporti con Berlusconi? "Parliamo solo tramite gli avvocati, lui mi denuncia, io mi difendo. Mi piacerebbe un giorno poterlo intervistare, magari in tv, ma non è possibile". Perché? "Perché in tv i politici scelgono intervistatori e domande". Le sue prossime vittime? "Fare le pulci al governo, ammesso che si insedi visto che si vive alla giornata. Berlusconi non si è mosso da Palazzo Chigi e finché non lo vedo uscire non ci credo". Si aspettava che le elezioni andassero così? "Che ci fosse una spaccatura era nell’aria, che fosse così ravvicinata la distanza non me l’aspettavo". Berlusconi è perdente? "No, è un vincente che ha perso le elezioni. Ma non perderà il suo potere di ricatto politico nei confronti della nuova maggioranza. Farà valere i suoi interessi mercanteggiando una posizione più morbida come ha fatto tra il ’96 e il 2001 ai tempi della Bicamerale". Chi sarà il nuovo presidente della Repubblica? "Mi auguro solo che non siano né Berlusconi né D’Alema che sono due facce della stessa medaglia, la politica del compromesso e della palude". Ha un candidato? "Non conto niente ma come cittadino vorrei vedere una figura nobile come Giovanni Sartori, il miglior erede della tradizione liberale, o Gustavo Zagrebelsky, il miglior erede della tradizione del Partito d’azione". Come guarda il resto del mondo? "Con un po’ d’invidia e un po’ di rimpianto. Parlamenti con 17 condannati in Europa non ce ne sono. Cittadini così passivi non se ne vedono, davanti alle enormità vissute in questo Paese. In Francia per una piccola legge sulla flessibilità del lavoro giovanile la gente è scesa in piazza, finché non ne ha ottenuto il ritiro. Secondo me è una legge giusta, ma la Francia è un Paese con grande vitalità. Noi digeriamo anche le pietre e le montagne senza batter ciglio". Per questo siamo indietro? "Sì, parecchio. Forse ha ragione Massimo Bucchi che scrive: ”Sento il bisogno di due o tre secoli di occupazione straniera”". Alain Elkann