Adriana Cerretelli, Il Sole-24 Ore 27/4/2006, pagina 6, 27 aprile 2006
Wto, la Ue chiede sacrifici per tutti. Il Sole-24 Ore, giovedì 27 aprile 2006. Bruxelles. C’era una data, il 30 aprile, sulla strada del Doha Round
Wto, la Ue chiede sacrifici per tutti. Il Sole-24 Ore, giovedì 27 aprile 2006. Bruxelles. C’era una data, il 30 aprile, sulla strada del Doha Round. saltata come tante altre prima, insieme alla ministeriale in programma a Ginevra, insieme all’impegno preso dai 149 Paesi della Wto di cominciare finalmente a fissare le cifre dei tagli da apportare a sussidi e barriere che oggi ostacolano il commercio in agricoltura, industria e servizi. Ormai il tempo stringe davvero. Il negoziato multilaterale per la liberalizzazione degli scambi, che deve concludersi entro l’anno, a questo punto rischia di fallire. "Vogliamo un accordo ambizioso ma realistico entro l’anno ma non un accordo a qualsiasi prezzo" ha dichiarato ieri a Bruxelles Peter Mandelson, il negoziatore europeo. "Non intendiamo tirare i remi in barca. Anzi. In agricoltura siamo disposti a fare di più ma anche gli Stati Uniti devono fare altrettanto per eliminare gli aiuti che distorcono gli scambi mondiali. L’Europa è pronta a dare di più ma non senza avere niente in cambio. Anche Brasile, Cina e India devono fare la loro parte, aprire i loro mercati dell’industria e dei servizi" ha avvertito il commissario Ue ricordando che per avere successo il negoziato dovrà concludersi con "vantaggi e sacrifici bilanciati e proporzionati per tutti". Anche il premier britannico Tony Blair, nemico giurato della politica agricola comune, per una volta appare in perfetta sintonia. "Se anche gli altri Paesi metteranno sul tavolo offerte più sostanziose, noi in Europa dovremo riesaminare la nostra politica", ha dichiarato ieri ai Comuni. Gli attriti euro-americani sui tagli alle sovvenzioni agricole restano centrali e fortissimi. "Gli Stati Uniti hanno fatto un primo passa con l’offerta presentata nell’ottobre scorso ma sul Farm Bill non hanno fatto ancora nessuna mossa. Se la faranno, sarà un grosso passo avanti. Se però il Farm Bill non sarà toccato, nemmeno l’Europa cambierà la sua offerta". Di fatto a Bruxelles si starebbe già lavorando a una sua modifica che prevederebbe da un lato la riduzione della percentuale (oggi 8%) dei cosiddetti prodotti agricoli "sensibili" e perciò esclusi dall’effetto pieno del ribasso delle tariffe e dall’altro il ricalcolo secondo una nuova formula delle quote d’importazione concesse in contropartita agli esportatori di questi prodotti. Brasile, Argentina, Austrialia e nuova Zelanda, cioè i grandi esportatori, avrebbero così un accesso più aperto al mercato Ue. Si lavora dietro le quinte ma far quadrare il cerchio del Doha Round non sarà facile. Un po’ perché, contrariamente al passato, un accordo Usa-Ue sull’agricoltura, se ci sarà, sarà un passo necessario ma non sufficiente per chiudere la partita. Che questa volta ha molti protoganisti, i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo. Un po’ perchè troppi venti protezionisti e "bilateralisti" minacciano una trattativa che rischia di inciampare non solo nelle elezioni americane di novembre ma in quelle brasiliane di ottobre e nelle presidenziali francesi del 2007. A complicare le cose, poi, c’è lo shock dell’ingresso della Cina nella Wto, che sconvolge i parametri del confronto commerciale globale e c’è l’ormai imminente scadenza (in luglio) del "fast-track", che consente all’amministrazione Bush di mettere ai voti al Congresso un accordo a scatola chiusa, da accettare o bocciare in blocco. Senza fast-track, in un Congresso sempre più protezionista sul lato dei repubblicani come dei democratici, l’intesa rischiederebbe di essere smontata pezzo per pezzo. Per questo il Round viaggia su un filo. Adriana Cerretelli