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 2006  aprile 27 Giovedì calendario

Due furbetti per il gas ucraino. La Stampa 27 aprile 2006. Mosca. C’è stato un momento, nel gennaio scorso, in cui lo scontro tra Russia e Ucraina sul prezzo del gas aveva fatto temere l’impossibilità di raggiungere un qualsivoglia compromesso e la conseguente possibilità di una guerra aperta con pesanti ricadute sui rifornimenti destinati all’Europa

Due furbetti per il gas ucraino. La Stampa 27 aprile 2006. Mosca. C’è stato un momento, nel gennaio scorso, in cui lo scontro tra Russia e Ucraina sul prezzo del gas aveva fatto temere l’impossibilità di raggiungere un qualsivoglia compromesso e la conseguente possibilità di una guerra aperta con pesanti ricadute sui rifornimenti destinati all’Europa. E fu in quel momento che le abili delegazioni russe e ucraine impegnate a trovare un accordo tirarono fuori una soluzione tanto macchinosa quanto, per l’appunto, risolutiva. Nacque così RosUkrEnergo, una joint-venture tra GazpromBank - la società a cui è affidata la distribuzione del gas russo tramite la controllata GazpromExport e Raiffeisen Investment - l’omologa ucraina che detiene Naftogaz, ovvero l’azienda che ha il monopolio del gas ucraino. A RosUkrEnergo spettava il compito di acquistare il gas da Gazprom al prezzo di 230 dollari ogni mille metri cubi per poi rivenderlo all’Ucraina a 95 dollari. La non irrilevante differenza - secondo il piano degli ingegnosi addetti alle trattative - sarebbe stata coperta dall’acquisto di gas dal Turkmenistan e da altri Paesi dell’Asia Centrale a prezzi molto piú bassi rispetto alla quantità delle forniture effettuate. Ma chi c’è dietro RosUkrEnergo, e soprattutto dietro il 50 per cento detenuto dalla parte ucraina? La domanda se la sono posta per primi gli americani, in preparazione del summit di luglio a San Pietroburgo, che vede la Russia per la prima volta alla presidenza del G8 e alle prese con scottanti dossier sui temi dell’energia. Ma la risposta è arrivata dalle colonne dell’Izvestia - quotidiano di proprietà della Gazprom - che di fronte all’inchiesta avviata dalle autorità statunitensi ha preferito giocare d’anticipo e svelare l’enigma dei misteriosi azionisti. Ne sono usciti due nomi: Dmitri Firtach e Ivan Furshin, uomini di affari ucraini che risulterebbero detentori di metà del pacchetto azionario RosUkrEnergo rispettivamente per il 90 e il 10 per cento. Vicini all’entourage del presidente Yuschenko, Firtach e Furshin non possono propriamente definirsi esperti del settore energetico. Il primo, stabilmente residente a Budapest, è il principale azionista, insieme a un ricercato dall’Interpol, del gruppo di tlc Hicold Limited, è proprietario dei due canali televisivi ucraini K1 e K2, nonchè patron di una squadra di basket di Kiev. Ha ottimi rapporti con l’ex consigliere del presidente Yuschenko, Alexander Tretiakov, e secondo indiscrezioni della stampa ucraina si sarebbe guadagnato i suoi favori pagando il trasferimento aereo a Kiev dei parenti americani di Yuschenko durante la campagna elettorale, sborsando la non indifferente cifra di 270 mila dollari. Si era anche candidato al parlamento ma il suo partito non ha superato lo sbarramento del 3 per cento. L’altro, Ivan Furshin, risulta invece proprietario dell’istituto di credito Mistobank di Odessa e principale azionista degli studi di produzione cinematografica OdessaFilm. noto alle cronache per aver tentato di impossessarsi della fabbrica di calzature di Kiev, senza però riuscirvi, e per essere nemico giurato di Julia Timoshenko. Proprio sul suo caso, secondo fonti ucraine, si sarebbe giocata la prima spaccatura interna del fronte arancione e il conseguente allontanamento tra Yuschenko e la sua avvenente premier. Una parte consistente del futuro sviluppo energetico e del destino dei rifornimenti di gas all’Europa si poggia dunque sulle garanzie offerte da questi due signori, che non saranno collusi con la mafia russa come temevano gli americani nel momento in cui hanno dato il via alla loro inchiesta, ma certo hanno molto in comune con il genere dei furbetti della finanza e non presentano credenziali specchiatissime. Il G8 si avvicina, e Mosca avrà molte cose da spiegare ai Paesi che dipendono dal gas russo. Francesca Sforza