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 2006  aprile 27 Giovedì calendario

Il peone varca la soglia del potere " come debuttare in Serie A". La Repubblica 27 aprile 2006. Roma

Il peone varca la soglia del potere " come debuttare in Serie A". La Repubblica 27 aprile 2006. Roma. Poi gli hanno chiesto se avesse bisogno del telefono, e gli hanno consegnato una chiavetta per chiamare gratis dall´ufficio. Al ristorante poteva usare la tessera magnetica, utile anche per chiedere al barbiere una rasatura perfetta e i capelli sempre in ordine, come tutti i politici importanti del resto. Gli hanno ricordato che lui può viaggiare ovunque e senza spese. Se preferisce l´aereo le signorine sistemate al banchetto vicino alla porta gli avrebbero prenotato il volo e le comodità da Vip. La sala del potere si è presentata agli occhi di Rocco Pignataro tale e quale come l´aveva sognata. Alle nove del mattino, primo assoluto tra i richiedenti in attesa, ha salito le scale di Montecitorio e si è diretto alla sala della Regina, nel centro di prima accoglienza dei parlamentari eletti. Lo hanno condotto gentili tra tavoli e poltrone, tenuto mezz´ora per elencare i numerosi benefits che un rappresentante del popolo italiano ha titolo di godere pienamente, gli hanno fatto una grande foto e insistentemente si sono rivolti a lui con una deferenza ufficiale ma non fredda, molto cortese anzi. Tutti hanno iniziato a chiamarlo nel modo in cui la sua nuova vita pretende che egli sia divenuto: onorevole. L´onorevole Pignataro è rimasto deliziato di tanta gentilezza, ha firmato dei moduli ma forse non ha avuto il tempo di capire benissimo cosa vi fosse scritto, però si è fidato. Poi è uscito dalla grande stanza e davanti a lui ha trovato la televisione, il Tg1. Telecamere e taccuini, pronti a registrare le prime impressioni. Nella prima dichiarazione si è ricordato che è deputato dell´Udeur: «Mi sento come il sale, buono per ogni minestra». I cronisti curiosi lo hanno interrogato sulla sua vita privata: «Ho 52 anni, sono pugliese, ho una moglie e due figli. Non ho l´amante», ha concluso con un largo sorriso. Venire a Roma è sempre una cosa meravigliosa. E Giancarlo Fogliardi, commercialista veronese, sta assaggiando i primi momenti di questo paradiso in terra. «Mi sento come un calciatore che finora aveva calpestato l´erbetta dei campi di periferia. Adesso sono in serie A e non so se ho le gambe per affrontare un simile impegno». Se le farà anche Fogliardi, giura l´anziano Gerardo Bianco che da una vita è qui e ogni cinque anni ci riprova, e sempre alla fine stacca il biglietto. «Sono oramai un pezzo di questi arredi, il mio corpo è tra questi marmi, sopra questi divani. Passano gli anni, certo. Uno pensa che la poltrona resti uguale, e invece a ogni legislatura si fa più piccola, sempre più piccola...». L´enorme salone che ha ospitato la Bicamerale, il luogo della solennità del potere dalemiano e anche il punto dove esso naufragò, sconfitto nello scontro con Berlusconi, raccolgono i passi di Mara Carfagna, la personalità più attesa, la figura femminile più slanciata - politicamente e non - del momento. Mara faceva la valletta a Piazza Grande, una trasmissione di Raidue. Improvvisamente, sei mesi fa, è stata vista al tavolo con Silvio Berlusconi. Dal tavolo alla poltrona il passo è stato breve. Oggi è qui, bella, gli occhi grandi ed espressivi, i capelli raccolti, un tailleur nero, orecchini a goccia. Le giornaliste la scrutano nei primi cinque passi. Hanno l´occhio allenato e mirano alla sostanza del problema. Primo: l´onorevole Carfagna non ha fatto lo shampoo stamane e si vede. Secondo: esibisce una borsa Fendi che si chiama "mamma baghette" e costa almeno mille euro. Mara è simpatica: «Sono laureata in legge con una tesi sul diritto all´informazione, vorrei sedere nella commissione che si occupa di Comunicazioni. Ho lavorato molto nel movimento Azzurro Donna, anche se nessuno se n´è accorto. Non esco dall´uovo di Pasqua». E´ la soubrette più alta in grado nel Palazzo, deputata di Salerno, vicina a Berlusconi. Insomma, una promessa del mondo rosa. Ma arrivare a Roma da Philadelphia, e arrivarci come parlamentare, è ancora più pazzesco. Bellissimo. Salvatore Ferrigno ha conosciuto l´America ventitrè anni fa, volo Palermo-New York. Italiano all´estero. Curioso e diverso: «Lì al congresso sono più freddi, più ufficiali. Qui il clima mi sembra più vivace, scoppiano ogni tanto anche delle risse, speriamo di non finirci dentro. Ah, ah, ah...». I giornalisti lo mollano sul più bello, perché dal corridoio è in arrivo un vecchietto che si dice giunga da Buenos Aires. Chi è? Pallante, Pallardi, Pallaro. L´anziano deputato sudamericano momentaneamente senza nome ha il volto stanco, le gambe hanno sofferto le scale, l´italiano non è perfetto, insomma, «ve chiedo scusa, son qui, il fiatone... il jet lag». Scusi lei, la commessa è pronta offre il braccio e lo porta via nel grande salone che sembra divenuto un immenso check in con le signorine in attesa dietro al tavolo. Pier Ferdinando Casini: «E´ sempre bello il primo giorno«. Giuseppe Caldarola: «Cerco di sbrigare il più velocemente possibile queste pratiche perché soffro di claustrofobia». Esce Angelo Zucchi, da Pavia: «Ancora non mi è giunto il telegramma di conferma che sono deputato. Ma son venuto lo stesso...». Ha fatto bene Zucchi, delle Poste mai fidarsi. Antonello Caporale