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 2006  aprile 27 Giovedì calendario

COSSOTTO

COSSOTTO Fiorenza Crescentino (Vercelli) 22 aprile 1935. Mezzosoprano • «[...] Nel mio repertorio c’è molta musica sacra, perché sono credente e religiosa e perché mi piace [...]” [...] per il popolo del melodramma è soprattutto legata a Verdi, Bellini, Donizetti. ”Azucena e Amneris le ho interpretate tante volte che ho costume, parrucca e scarpe personali. La mia ’missione’ è stata di far sentire e vedere bene anche a chi stava in loggione”. [...] ha cantato con i più grandi direttori. Chi le è rimasto nel cuore? ”Soprattutto quelli che mi hanno preso da giovane e mi hanno insegnato molto, da Antonino Votto a Tullio Serafin, da Gavazzeni a Giulini”. E Karajan? ”Con lui sono andata a cantare quando ero già in auge: ha inciso di meno sulla mia formazione”. E con i colleghi? La Callas, per esempio? ”Anche se hanno scritto su libri e giornali che tra noi ci sono stati degli screzi, il nostro rapporto era buono: tanto è vero che l’ultima volta che abbiamo fatto Norma a Parigi, mi disse ”vieni anche tu a salutare il pubblico alla fine”. Sono le ultime parole che mi ha detto e dimostrano che non eravamo nemiche. Invece lo scrivono ancora e io non posso lottare coi mulini a vento: ma è comunque un’amarezza”. Il momento più bello della sua carriera? ”La Favorita di Donizetti alla Scala. Mi chiamarono all’ultimo momento mentre facevo Haendel alla Piccola Scala. Dovevo salvare la situazione: la protagonista aveva dato forfait. Dopo l’aria ho avuto uno dei più grandi applausi della mia vita. Ma anche il debutto al Colòn di Buenos Aires nel Don Carlo: all’inizio il pubblico era freddo, ma dopo la Canzone del velo, applausi a non finire. Le sfide mi piacciono”. E la donna? ”Avevo l’hobby dell’antiquariato: quando potevamo, io e mio marito andavamo nei piccoli centri del Piemonte a cercare mobili e quadri. Ho sempre vissuto semplicemente. Nel mio paese, Crescentino Vercellese, non sono mai stata una celebrità: non mi conosceva nessuno, tutt’al più dicevano ”ha fatto qualche concerto...”» (Alfredo Gasponi, ”Il Messaggero” 26/4/2006).