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 2006  aprile 27 Giovedì calendario

Michel Altieri: intervista. Da bambino i compagni di classe lo prendevano in giro per quel nome che suonava un po’ strano: Michel

Michel Altieri: intervista. Da bambino i compagni di classe lo prendevano in giro per quel nome che suonava un po’ strano: Michel. Lui, mamma francese, Danielle, e padre barese, Tony, si difendeva: «E allora Heather Parisi? E Mike Bongiorno?». «Ma quella è gente famosa, gente di spettacolo!», ribattevano i ragazzini. Non sono passati molti anni ma Michel Altieri, oggi, del suo nome può andare davvero fiero.  stato eletto miglior attore europeo del musical 2005 (come protagonista del kolossal di Tato Russo Il ritratto di Dorian Gray). Ha vinto il concorso per nuovi attori indicati in tutto il mondo da Anna Strasberg e Dennis Hopper come futuri volti di Hollywood. Piace a mamme e ragazzine e... pure ai critici! L’hanno definito «L’ultima star del teatro italiano», «Un vero animale da palcoscenico che canta e recita», «Il primo caso nella storia di Teen-Idol teatrale italiano», e così via. Una carriera da record, specie considerando che hai solo 28 anni... «Sono felicissimo dei miei successi, dell’apprezzamento del pubblico e della critica. Ma giuro che mi sono guadagnato tutto con tanti sacrifici. Ho cominciato a recitare a dieci anni. Sono cresciuto sotto la guida di Narcisa Bonati del Piccolo di Milano, Tato Russo e Luciano Pavarotti. Mi sono diplomato alla International Theatre School del drammaturgo giapponese Kuniaki Ida ed al Centro Teatro Attivo di Nicoletta Ramorino». I tuoi sacrifici sono stati ripagati. Migliaia di donne di tutte le età ti saltano addosso all’uscita del kolossal-musical Dorian Gray! E moltissime adolescenti ci scrivono lettere ed email solo per dirci: ”Parlate di Michel!”. «La cosa che più mi fa piacere è che tanti giovani mi chiedono consigli sul mestiere d’attore. Questo significa che non tutti sono scansafatiche convinti che si possa arrivare al successo – e mantenerlo - con una comparsata in televisione». Molte ammiratrici subiscono, oltre al fascino del tuo talento, quello della tua bellezza... Alcune ci hanno chiesto quanto sei alto, quanto pesi e... la tua taglia di slip! «Oltre a peluche e poster, in effetti, mi arriva in dono anche un bel po’ di biancheria intima!». Bene, una ragione in più per rivelare le tue misure. Così i regali ti arriveranno tutti della taglia giusta! «Sono alto 1.85, peso 77-78 chili. Porto 44 di scarpe, 48 di jeans, e 52 di giacca». Forma fisica invidiabile. «Sì, ma quanti sacrifici... Faccio tanta palestra e tanto allenamento per il pugilato (però non combatto: odio la violenza!). E poi ci sono i doppi spettacoli giornalieri di Dorian Gray: uno sforzo fisico non indifferente che va avanti da tre anni. Senza contare che mi privo di tutto quello che vorrei mangiare. In particolare i dolci ma anche le lasagne, le crespelle e tante altre delizie gonfie di besciamella...». Ma almeno quando ti guardi allo specchio sei contento? «Non sono uno di quelli che passano ore a rimirarsi allo specchio. Sono convinto di una cosa: io sono l’interiorità, il corpo è un possedimento. In questa vita senza dubbio sono caruccio, nella prossima chissà...». Visto che credi nella reincarnazione hai idea di chi sei stato nelle vite precedenti? «Come faccio a saperlo? Magari ho già vissuto trilioni di volte. Comunque, credo di aver iniziato a recitare forse in un’altra vita perché fin da piccolo ho avuto delle illuminazioni che mi hanno fatto capire che dovevo percorrere questa strada. Di certo so che oggi l’attore è il mestiere che mi serve per mettere a fuoco la mia presenza sulla terra». Quali sono i requisiti indispensabili per un attore? «L’attore deve essere generoso, altrimenti non è un attore. Non deve essere un esibizionista, ma una persona che prende il pubblico per mano, ha il coraggio di fare quello che il pubblico non osa fare ma al tempo stesso dipende dal pubblico. Questo mestiere è bello quando regali al pubblico un pensiero». Che differenza c’è tra un attore di cinema e uno di teatro? «Esistono due sole categorie di attori: quelli bravi e gli incapaci. Un attore intelligente si dosa a seconda che sia dinanzi ad una macchina da presa o ad una platea di duemila persone. Tutto qui. Un attore non recita mai per se stesso. Quelli particolarmente sopra le righe sono troppo concentrati a risultare ”interessanti” anziché ”interessati al pubblico”». Ci sono delle tecniche particolari di recitazione che tu hai studiato e che ti hanno aiutato ad avere una migliore interpretazione del personaggio? «Ne ho studiate tante ma credo nella fusione di tutto ciò che possa semplicemente funzionare... allo scopo: l’incanto del pubblico. Mi sono trovato in scena sia ”vivendo” che ”fingendo” ed ho ottenuto in entrambi i casi grandi soddisfazioni! Per i personaggi bisogna documentarsi, certo, e attingere, scavare nella fantasia o nelle vite passate, perché no? Se è vero che l’essere spirituale è in ballo da qualche trilione di anni, ne dovrebbe aver viste di tutti i colori...» Entro l’anno uscirà al cinema il film The boy of Copacabana diretto dal regista italiano Angelo Rizzo, amatissimo e premiatissimo in America Latina per il film-culto El Sonador. Ci racconti il tuo ruolo da protagonista? «Interpreto Fabio Di Celmo, il giovane imprenditore italiano morto a Cuba nel ’97 in uno degli attentati della mafia anticubana capeggiata da Luis Posada Carriles. Al mio fianco c’è un cast internazionale del calibro di Michael Wong, Enrique Admirante, Elisabeth Rivero Ruiz». Cosa consigli a un giovane che voglia diventare attore? «Individua il tuo talento, affinalo con la tecnica e poi cerca di far sapere al mondo che esiti. Bussa alle porte del mondo, perché non sarà certo il mondo a bussare alla tua porta. E soprattutto non fidarti delle scorciatoie: non portano da nessuna parte». Il mondo dello spettacolo è notoriamente pieno di gente invidiosa. Come ci si difende? «L’invidia è davvero una cosa terribile nel nostro ambiente. Se hai successo vuol dire che hai rubato, se non hai rubato vuol dire che sei gay! Io non mai rubato niente e non sono gay! E non sono nemmeno invidioso». Qualche difetto, però, l’avrai anche tu. «Sono una ”capa tosta”, ossia sono cocciuto come un mulo. E poi ho le gambe troppo secche! Un altro difetto che cerco di combattere ogni giorno è il nervosismo. A volte, ad esempio se salta l’audio in scena, ho degli scatti di rabbia improvvisi e irrefrenabili. Per fortuna, però, mi passano subito. Basta una persona sincera che mi guardi bonoriamente, come per dire: ”Ehi, Michel, ci sei? Torna in te!”». Cosa suggerisci ai giovani attori per difendersi da gelosie, dispetti e maldicenze dei colleghi? «Non vi arrendete ma non fate nemmeno le vittime. Le batoste sono molto utili. Insegnano ad avere fiuto, a riconoscere a pelle gli invidiosi, i cattivi, e a tenerli alla larga».  vero che collezioni opere d’arte? «Sì. La passione me l’hanno fatta venire i miei genitori, che fin da bambino mi portavano in giro per mostre. Sono un cultore di arte moderna in generale, con una predilezione per la fotografia inizio ’900, da Harrell ad Alexander Liberman. Nella pittura in questo momento sono preso dal piglio romantico di Chagall». Vuoi suggerire un libro ai nostri lettori più giovani? «Da Giotto a Picasso di Vittorio Sgarbi. Sgarbi è davvero insuperabile per avvicinare i giovani alla pittura. Ti spiega tutto alla perfezione, ti appassiona e non ti fa mai... sbadigliare!». Un artista a cui ti ispiri. «La mia icona è la figura glaciale e spietata del David Bowie dei tardi Settanta. Poi adoro Al Pacino e naturalmente mi ispiro anche a tutti i miei insegnanti». Il 25 giugno sposerai la tua fidanzata Jessica Polsky, 27 anni, splendida texana dai capelli biondi nota al grande pubblico italiano grazie al programma Camera Café. Come vi siete conosciuti? «Tre anni fa a teatro, sul palcoscenico de I promessi sposi a Napoli». Colpo di fulmine? «Per me sì, lei per innamorarsi ci ha messo un po’. A proposito di Jessica mi viene in mente un altro mio difetto che lei mi rimprovera spesso. Dice che non la ascolto abbastanza, ma secondo me non è vero! lei che mi ripete la stessa cosa cinquecento volte: normale che alla fine mi stufo di ascoltare!». Ora sei innamorato e sicuramente le altre nemmeno le guardi...! In teoria, però, cosa ti piace di una donna? «Sicuramente l’aspetto fisico, mentirei se dicessi che non conta nulla. Però da solo non basta. Mi piacciono le donne capaci di sorprendermi con la loro intelligenza, quelle che ti danno risposte mai prevedibili e che, possibilmente, non ti complicano la vita. Alcune donne sembrano fatte apposta per creare complicazioni insormontabili là dove tutto filerebbe liscio come l’olio». Con Jessica desiderate dei bambini? «Certo, almeno un paio. Anche se veniamo tutti e due del mondo dello spettacolo, anche se siamo entrambi molto giovani, io e Jessica siamo una coppia con valori all’antica. Siamo una coppia anni Cinquanta!». Giugno oltre al mese delle tue nozze è anche il mese del tuo compleanno. Cosa vorresti per regalo il 16 giugno? «Ho fatto un provino per un film molto toccante su un uomo che va in missione in Africa per aiutare i bambini. Per il mio compleanno, sogno l’ingaggio per quel film». Qual è la cosa che ti ha di più colpito (oltre a Jessica Polsky!), lavorando per la sit-com ”Camera Café” su Italia 1? «Che il cast sia formato da soli attori di teatro. Una gran bella rivincita!».