Onda n. 18 2006, 27 aprile 2006
Claudio Amendola: intervista. Poliziotti, finanzieri, carabinieri e chi più ne ha più ne metta. Gli uomini in divisa nel corso degli anni sono stati ampiamente rappresentanti dalla celluloide
Claudio Amendola: intervista. Poliziotti, finanzieri, carabinieri e chi più ne ha più ne metta. Gli uomini in divisa nel corso degli anni sono stati ampiamente rappresentanti dalla celluloide. Tuttavia a portare sul piccolo schermo queste serialità sono stati spesso chiamati (con eccezioni, comunque, di assoluto rilievo) attori e registi di pura formazione televisiva. Su Canale 5 (a partire da martedì 2 maggio in prima serata) arriva invece una serie di evidente stampo cinematografico. Si chiama 48 ore ed è diretta da Eros Puglielli (tra i suoi film spicca Occhi di cristallo con Luigi Lo Cascio). Nel cast attori di peso: da Claudio Amendola a Claudia Gerini, da Adriano Giannini (il figlio del grande Giancarlo) al ”cattivo” Luigi Maria Burruano (da I cento passi a Quo vadis baby?), oltre ad un nutrito numero di giovani di belle speranze e al (sorprendente) ritorno sullo schermo dell’ex signora Cecchi Gori, Rita Rusic. «La serie in effetti è molto cinematografica, per merito soprattutto di Eros - dice Claudio Amendola - ma non aspettatevi effetti snervanti, lo spettatore non sarà violentato dalle riprese». Chi interpreti nella serie? «Il mio ruolo è quello del vice Questore Diego Montagna. il capo della Sezione Catturandi della questura di Genova. è un uomo di grande carisma: attento ai suoi uomini e tanto disponibile quanto severo e inflessibile all’occorrenza. Il capo che tutti vorrebbero, insomma». In quanto tempo avete girato le sei puntate? «In 4, forse 5 mesi». Il tuo rapporto con il resto del cast? «Buono. Con alcuni ci si conosceva già da prima, con altri si è lavorato bene a punto tale che li ricordo tutti con particolare piacere». E cosa ti è rimasto di quel periodo? «La bellezza di Genova. Una città ancora sconosciuta al cinema, ma piena di ombre e luci davvero straordinarie. Eppoi c’è il mare, che io adoro». Infatti 48ore racconta le vicende di un gruppo di poliziotti della Questura di Genova (città definita come l’autentica protagonista delle storie raccontate) che appartengono alla cosiddetta Sezione Catturandi. Questo reparto ha il compito di catturare i latitanti e 48 ore è il tempo limite oltre il quale un latitante può diventare introvabile. Per poter operare in un lasso di tempo così breve servono agenti validi, dalle competenze il più diversificate possibili e proprio questi uomini compongono la squadra guidata da Claudio Amendola. I poliziotti in questione, oltre al vice questore Amendola/Montagna, sono il commissario Fabrizio Strada (Massimo Poggio, visto in qualche film di Ozpetek e recentemente in Questa è la mia terra), suo vice, il commissario Marta De Maria (Claudia Gerini), l’ispettore Renato Tenco (Adriano Giannini) e via dicendo. Oltre alla soluzione di casi difficili e rischiosi, la squadra deve difendersi, nel corso della serie, dagli attacchi spietati e sanguinari di Mario Crotone (Luigi Maria Burruano) e dei suoi uomini, un boss mafioso acerrimo nemico di Montagna. Sarà un duello lungo, che attraverserà l’intera serie. Tra le particolarità di 48 ore, quello di esplorare anche il lato umano dei criminali: la loro storia, il loro passato, gli eventi che li hanno spinti a fare un certo tipo di scelte e gli effetti (drammatici) che ne sono derivati. Tra gli attori giovani che compongono il cast ce n’è uno che ha positivamente impressionato Amendola, «Lorenzo Balducci. Interpreta Andrea Billé, il genio dei computer della squadra. Ed è un ragazzo di cui sentirete parlare in futuro», dice il protagonista de Il ritorno del Monnezza. Preferisci lavorare per il cinema o per la televisione? «La cosa importante è fare lavori di qualità, anche se poi ci sono pellicole di grande richiamo, che finiscono con incappare in clamorose dèbacle. In televisione uno di questi casi è rappresentato da Sacco e Vanzetti, per esempio. Certo, vedere un film al cinema, con le dimensioni dello schermo e della sala e il comfort della sala dà una soddisfazione diversa».