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 2006  aprile 25 Martedì calendario

Matematica, non tornano più i conti dell’Occidente. La Stampa, martedì 25 aprile 2006. L’allarme viene dall’International Mathematical Union e dall’European Mathematical Society, due club che aggregano le élites mondiali dei seguaci di Euclide e Archimede, Leibniz e Newton, Poincaré e Peano, fino a quel John Nash, portato sullo schermo da Russell Crowe in A Beautiful Mind: l’allarme dice che nel nuovo secolo le conoscenze matematiche appaiono dominate da Cina e India, che si ergono come giganti rispetto al livello degli studi europei e soprattutto di quelli italiani

Matematica, non tornano più i conti dell’Occidente. La Stampa, martedì 25 aprile 2006. L’allarme viene dall’International Mathematical Union e dall’European Mathematical Society, due club che aggregano le élites mondiali dei seguaci di Euclide e Archimede, Leibniz e Newton, Poincaré e Peano, fino a quel John Nash, portato sullo schermo da Russell Crowe in A Beautiful Mind: l’allarme dice che nel nuovo secolo le conoscenze matematiche appaiono dominate da Cina e India, che si ergono come giganti rispetto al livello degli studi europei e soprattutto di quelli italiani. Se mettiamo a confronto campioni di studenti dei nostri atenei con universitari di Pechino oppure Bombay, dovremmo constatare a malincuore un gap a nostro sfavore. Il mondo si rovescia: pensavamo che la cultura occidentale fosse tradizionalmente la depositaria del sapere scientifico nella sua espressione più pura, nel suo nocciolo più teorico, invece dobbiamo registrare che le culture di Paesi un tempo considerati terzomondisti, anche se con nobili tradizioni, ci hanno raggiunti e velocemente sorpassati. «Attenzione: non è questione di capacità individuali, perché dal punto di vista individuale i grandi matematici italiani sono fra i migliori al mondo. E i miei dottorandi sono bravi come i loro colleghi cinesi o indiani», dice il professor Alberto Conte, docente di Geometria superiore a Torino, rappresentante italiano presso l’International Mathematical Union. «Sì, combattiamo a armi pari con chiunque, ma il punto è un altro: Cina e India hanno impostato una politica mirata a creare una cultura scientifica di massa. E oggi portano a casa i frutti». Nel 2005 l’India ha laureato un numero di matematici, fisici, chimici e informatici più alto di tutti i laureati, nelle stesse discipline, dei 25 Paesi dell’Unione Europea, avendo una popolazione circa della metà. Le basi di questo successo risalgono, secondo Conte, alle politiche per l’istruzione di Gandhi e Nehru, a un sistema universitario selettivo e meritocratico pensato proprio per diffondere capillarmente la conoscenza scientifica. Così una società, che non ha certo il nostro livello di benessere, è formidabilmente attrezzata sul piano scientifico. L’Institute Tata for Fundamental Research, intitolato a Sir Ratan Tata, l’Agnelli dell’India, ha creato generazioni di scienziati indiani di altissimo livello sparsi per il mondo. Quando l’International Mathematical Union ha tenuto il suo ultimo congresso a Pechino, nel 2002, Jiang Zemin, a quel tempo segretario del Partito e presidente della Repubblica, ha spiegato ai capi delegazione dei centouno Paesi partecipanti (fra i quali per l’Italia c’era Conte) che l’intero gruppo dirigente cinese coltiva la convinzione che le conoscenze matematiche siano la chiave dello sviluppo economico. Confessata la sua personale passione per i problemi matematici, il leader cinese raccontò di averne inventato uno, senza però riuscire a risolverlo. Ebbene: ci sono voluti sei mesi perché Alain Connes del Collège de France trovasse la soluzione, a quello che da allora si chiama opportunamente «Teorema Connes Jiang Zemin». L’eccellenza, cioè, non nasce dal nulla. Per i suoi legami con altre scienze - la fisica, la chimica, l’informatica, o la statistica - e per i percorsi misti delle sue applicazioni (in biologia o in medicina, nell’economia e nella finanza), la matematica è un parametro chiave per valutare la cultura scientifica di un Paese e di conseguenza le prospettive di sviluppo. Non a caso si dice che la matematica è ovunque. Il campo delle applicazioni si è ampliato a dismisura: senza la matematica, non avremmo un sacco di cose pratiche. Né i calcolatori né i cellulari, niente localizzazioni satellitari, niente previsioni meteorologiche. I cultori della materia ci insegnano che è una faccenda chiamata «logaritmo discreto sulle curve ellittiche» il segreto della crittografia (che interessa così la sicurezza delle carte bancarie come i messaggi degli agenti segreti). Ed è la teoria matematica del controllo a consentirci di padroneggiare la complessità. Intervenendo all’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Torino, nel gennaio scorso, Luca Cordero di Montezemolo ha raccontato di aver assunto otto ingegneri indiani, formidabili in matematica, e perciò capaci di dare dei punti agli altri tecnici. Nel mondo d’oggi la scienza dei numeri è il jolly che ti fa vincere. E’ volano per l’industria, è il codice dell’economia, ha aperto una nuova strada specialistica con la matematica finanziaria. Anche dal punto di vista culturale, non è più una scienza lontana dalla gente: libri, film, teatro, giornali ne attestano il successo. Il pubblico scopre le storie dei protagonisti dell’avventura scientifica come pagine dell’avventura tout court. A Pechino i delegati dell’International Mathematical Union hanno visto, sbalorditi, migliaia di quindicenni cinesi in coda, per chiedere un autografo a John Nash, come se fosse una pop star. «Da noi, però, di fronte alla evidente necessità di promuovere la diffusione d’una cultura matematica di base - prosegue Conte -, siamo andati nella direzione opposta. Quando la matematica conosce la sua fase forse di maggiore espansione, noi siamo riusciti a ridurne lo spazio e le influenze, non tanto o non solo nella formazione di specialisti, quanto nel patrimonio di sapere di ingegneri, economisti, o biotecnologi, per fare dei casi». I giovani italiani che si laureano in matematica sono una élite: 533 nel 2004 (su un totale di circa sessantamila laureati). Ma il problema è la preparazione matematica di chi opera in altri campi, come gli ingegneri: si è abbassata un po’ dappertutto la soglia di difficoltà degli studi per una malintesa idea di produttività degli atenei. I docenti si trovano spesso a insegnare al quarto anno ciò che dieci anni fa insegnavano al secondo. «Così facendo, il declino è inevitabile, come ha denunciato il Cun in un parere espresso a dicembre», conclude Conte. Solo di recente il governo si è mosso, con incentivi come un bonus che copre la spesa delle tasse, per gli studenti che si iscrivono a corsi di laurea in scienze matematiche, fisiche e naturali. Non che altrove si stia molto meglio. Il declino contagia quasi tutti i Paesi europei. Fa eccezione la Finlandia, che ha puntato sulla matematica come input per uno sviluppo tecnologico ai vertici mondiali. Mentre una tenuta si riscontra negli Stati Uniti, perché hanno risorse che permettono di attirare cervelli da tutto il mondo. Mal comune mezzo gaudio? Alberto Papuzzi