Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  aprile 25 Martedì calendario

Il Mondiale riapre la faida delle scarpe. La Stampa, martedì 25 aprile 2006. Il paese dei colli storti si prepara ai Mondiali

Il Mondiale riapre la faida delle scarpe. La Stampa, martedì 25 aprile 2006. Il paese dei colli storti si prepara ai Mondiali. A Herzogenaurach hanno tirato fuori una vecchia faida e ripreso a guardarsi di striscio, con la testa piegata. Si spiano le scarpe. Una classificazione morettiana che non stabilisce chi merita di essere salvato e chi no, come succedeva in «Bianca», ma solo a quale gruppo uno appartiene, da che parte del fiume sta. Da un lato la Adidas, dall’altro la Puma e in un posto dove vivono meno di 25 mila persone la spaccatura è feroce. E’ antica e dovrebbe cullarsi nella leggenda con tutte le storie di famiglie divise, matrimoni impossibili, Montecchi e Capuleti in versione marketing e invece i Mondiali tedeschi hanno riportato al presente la competizione. Herzogenaurach sta a mezz’ora da Norimberga ed è sempre stato il paese delle scarpe, già nel 1920 c’era una fabbrica che sfornava tomaie e idee, la Gebruder Dassler Schuhfabrik, gestita dai fratelli Dassler: Adi, diminutivo di Adolf, e Rudi, diminutivo di Rudolf. Adi inventava le forme e perfezionava i materiali, Rudi faceva andare la ditta e nessuno sa ricostruire veramente cosa sia successo. La voce popolare li racconta come due coniugi stanchi di un matrimonio stereotipato, volevano indipendenza, si sopportavano poco e la guerra non li ha aiutati. Nel 1936 hanno creato le scarpe da pista per Jesse Owens, il primo atleta sponsorizzato senza neanche esserne consapevole, indossava un brevetto e anche l’ultimo lavoro comune dei fratelli Dassler. Avevano due case diverse, due mogli che si parlavano poco e condividevano solo un rifugio. Durante un bombardamento, Rudi è sceso dalle scale trafelato con famiglia al seguito e Adi ha gracchiato: «Un’altra notte con quei maiali». Il parentado ha passato mesi a convincere Rudi che il fratello si riferiva alla Raf ma non c’è stato nulla da fare. Non si sono mai più parlati e hanno trascinato generazioni nel silenzio. Segreto professionale, per anni, Herzogenaurach ha sviluppato nuovi modelli e diffidenza. Nel 1948, Rudi ha incassato la sua parte e ha creato la Puma, l’anno dopo Adi ha trasformato la vecchia azienda nella Adidas. Dovevano odiarsi molto per sviluppare due marchi così potenti. I cervelli che lavoravano da una parte non potevano attraversare il fiume e sono nate due sponde diverse. Ognuna con il suo pub, la sua squadra di calcio locale, la sua palestra e i suoi circoli. In decenni solo una pronipote di Rudi è passata alla Adidas, fa la consulente legale e ha scandalizzato la Germania. C’è stato un tempo in cui i dipendenti della Adidas non potevano sposare quelli della Puma, sulla lista nozze potevano esserci troppe informazioni riservate. Le liti sono entrate negli archivi cittadini custodite da Ernst Dittrich che gestisce la biblioteca e si stavano placidamente sbiadendo quando i Mondiali le hanno rivitalizzate. Herzogenaurach è la sede del ritiro dell’Argentina, squadra Adidas, come la Germania. Dall’altra parte si sono incattiviti quando hanno capito che quelle tre linee oblique avrebbero attraversato il fiume, che per i turisti, i giornalisti, per l’immagine, per il mondo, il paese sarebbe diventato solo il quartier generale della Adidas. E’ partito il contrattacco: più pubblicità, foto di tutte le 12 squadre targate Puma sui muri, impiegati agevolati a comprare abbigliamento Puma, con il 60 per cento dello sconto e oltre, tutti in giro con le scarpe senza stringhe, la chiusura a strappo e le tute verdi, rosse e gialle. Design afro, è un tratto distintivo che esiste fin dai tempi di Rudi. Il vecchio ha preso il successo di Owens come un segno del destino e anni dopo, in un tormentato spot, Tommy Smith invece di alzare il pugno sul podio, alzava una Puma. Oggi Puma è il marchio tecnico di 8 squadre africane, compreso il Sud Africa padrone del prossimo Mondiale. I ragazzi Puma lavorano sul futuro, sapevano che la Adidas avrebbe messo le mani sui Mondiali in Germania e pensavano di investire sull’edizione dopo, ma Herzogenaurach doveva starne fuori. La Adidas ha scelto di portarci l’Argentina e ha riacceso la guerra dei marchi. Nel 1956 la Adidas zittì i rivali vestendo la Germania campione del mondo, ma nel 1962 i piedi di Pelé erano griffati Puma. Nel 1958 i due fratelli sono finiti in tribunale: la Adidas aveva scelto lo slogan «Le migliori scarpe del mondo», Rudi fece causa e la vinse. Da allora finirono le comparazioni, ognuno per la sua strada e tutti a guardarsi di traverso. Ognuno sulla sua riva e proprio quando il passato cominciava a scorrere sono arrivati i Mondiali che hanno rialzato gli argini e stortato i colli. Giulia Zonca