Varie, 25 aprile 2006
GIORDANO
GIORDANO Franco (Francesco) Bari 26 agosto 1957. Politico. Ex segretario di Rifondazione Comunista (2006-2008). Eletto alla Camera nel 1996, 2001, 2006 • «’Sei come un fratello”, disse Fausto Bertinotti a Franco Giordano cedendogli la guida di Rifondazione comunista. Bertinotti era ”traslocato a Montecitorio a fare il guardiano della Camera e delle istituzioni borghesi”, come hanno scritto quelli del Partito marxista-leninista. Passando il testimone, Bertinotti versò una lacrima. Forse pensava un po’ all’intruppamento, segnale definitivo dell’addio alla giovinezza e alla politica dell’innocenza. E allora ecco Giordano, il fratello, anzi il fratellino (fra i due ci sono diciassette anni di differenza), che per età e rango conserva il diritto alla scapigliatura. [...] è uno giovane, ma di lungo corso. Era nel Partito comunista - a Bari, dov’è nato - già a diciassette anni. Una volta ha scritto che ”per espiare preventivamente la colpa di intellettualismo piccolo borghese” e per ”non diventare uno che non aveva conosciuto la dura palestra della lotta di classe”, si trasferì ad Andria per sostenere le rivendicazioni dei braccianti. [...] Fu in quegli anni che conobbe e strinse una solida amicizia con Nichi Vendola, oggi governatore della Puglia. Vendola, adolescente, parlò a ”un congresso di partito contro il partito”. C’era Giorgio Amendola che ascoltava allibito e severo. Giordano volle conoscere Vendola. ”Quel giorno stesso diventasti la mia bussola politica e la nostra amicizia cominciò a tessere la sua tela bella e complicata”, ha scritto Vendola in una lettera indirizzata al compagno diventato segretario. Parlò di ”un pezzo di generazione che impastò l’acqua della vita con la farina della politica”. Rispolverò i santi pomeriggi ”con la chitarra e i volantini”. Si trasferirono a Roma per militare nella Fgci guidata da Pietro Folena, e ”io ricordo soprattutto che avevamo sempre fame, che ci pagavano poco e con ritardo, che condividevamo quella casa all’estrema periferia capitolina dove ogni sera riuscivamo a fare una cena cucinando i residui delle già magre cene precedenti”. [...]» (Mattia Feltri, ”La Stampa” 11/6/2006).