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 2006  aprile 24 Lunedì calendario

BERLUSCONI Silvio

BERLUSCONI Silvio 1954 (1953?), 22 gennaio 2011 (incidente in montagna nel Comasco, sul sentiero che sale alla capanna Menaggio). Operaio • «“Buonasera, vorrei parlare con Silvio Berlusconi”. “Un momento. Papàaa ti cercano...”. Arriva al telefono dopo pochi secondi, incredibile parlargli con tanta facilità. È lui, ma non è Lui, e questa è la storia di un’omonimia surreale e unica, di un paese ad alta densità berlusconiana ma non (solo) nel senso che vi aspettate, di una vita rovesciata che si svolge all’insegna del più clamoroso conflitto d’identità. Ammette l’uomo, anche lui incredulo: “Sono sfinito, possibile che con chiunque parli debba stare a spiegare chi sono?”. Prosegue quasi scorato: “Faccio l’operaio, non il professore di filosofia, ma tutti mi chiedono chi sono, come mi chiamo... sì, sono Silvio Berlusconi, e lo ero anche prima di Berlusconi”. Prima che apparisse il Cavaliere, il suo doppio, quello (ex) presidente-operaio, lui semplicemente “operaio in una tessitura”, quello ricchissimo, lui onesto lavoratore con stipendio modesto, “arrivo a millecento, milleduecento euro al mese”, quello famoso, lui uno tra i tanti; anche per via del cognome, che marca di sé quasi una strada su due di questo paesino a venti chilometri da Como. Tre banche, un ufficio postale, piena occupazione, Veniano è l’unico caso di paese berlusconiano già molto prima dell’avvento e tramonto del quasi ex presidente del Consiglio. In questa striscia di case piantata su cordoni di strada fra i corsi di due torrenti abitano 2336 persone, delle quali almeno 91 o 92 di cognome Berlusconi, il paese dei cento Berlusconi. Nella sola, sinuosa strada in cui abita Silvio Berlusconi, ci sono altri quattro Berlusconi, Angelo, Lucia e Luciano al 2, Giancarlo al 4. Non solo Berlusconi è il primo cognome locale, seguito di poco da Rimoldi (come il sindaco Elio, forse indennizzato con l’alta carica per il fatto di non chiamarsi appunto Berlusconi), ma basta spulciare l’elenco telefonico per scoprire che i Berlusconi registrati sono 35. A Milano, per capirci, se ne trovano 10. Poi ci sarebbe il telefono di Silvio Berlusconi, l’operaio, ma quello non è sulla guida. “L’ho fatto togliere, ricevevo minacce, telefonate anche di notte, gente che credeva di parlare col presidente, un incubo. Voci, soprattutto meridionali, che mi dicevano Berlusconi porco, ti spacchiamo la faccia, cose bruttissime”. Inconvenienti spiacevoli ma non i soli di una vita rovesciata per la quale non è neanche possibile imputare nessuno, se non ovviamente il Caso. “Ho 52 anni - dice Silvio Berlusconi - 18 in meno di Berlusconi”, ciò significa che quando nacque, il Cavaliere era ancora appena diciottenne, sconosciuto, a cantare sulle navi con Confalonieri. Vogliamo fare una colpa a sua madre se ha chiamato Silvio questo timido, altissimo signore? Sì perché Silvio Berlusconi l’operaio rappresenta appunto il rovescio italiano di Silvio Berlusconi il presidente-operaio, anche quanto a fattezze fisiche e hobby: uno ha pochi capelli, trapiantati, questo i capelli ce li ha ancora tutti; uno ha cercato di tamponare problemi di auto-stima legati alla bassa statura utilizzando scarpe con tacchi alti, l’altro è altissimo e ha una figura elegante come il cantante Morrissey. Uno è il presidente del Milan, l’altro indovinate per chi tifa? “Sì, sono dell’Inter, grande tifoso di Adriano; e dei ragazzi nerazzurri molto prima che Berlusconi comprasse il Milan”. Un altro scherzo del caso oltre il nome e zac, avrebbero potuto scambiarsi ruoli. Invece, sliding doors. “Alle ultime elezioni ho votato Prodi”, dice Silvio Berlusconi; “e al Senato Rifondazione. Ho sempre provato grande simpatia per Bertinotti. Da 35 anni, praticamente da quando lavoro, sono iscritto alla Cgil; anche se agli ultimi scioperi certi giovanotti mi hanno preso un po’ in giro quando mi sono registrato con questo nome”. Ed è due volte ironico che porti in giro questo nome uno dei pochi anti-berlusconiani nel paese dei cento Berlusconi: “A Veniano il centrodestra prende il 72% dei voti, e Forza Italia va verso il 50”, dice triste. “Quante volte mi è toccato, alle poste per ritirare una raccomandata, in banca, o anche solo davanti a un nuovo conoscente, tirar fuori la carta d’identità per provare chi ero, dicevo il mio nome e quelli rispondevano sì, e io sono il Papa. Mi è arrivata persino della corrispondenza indirizzata a Lui”. Una volta Silvio & Silvio si sono sfiorati fin quasi a toccarsi. “Ero al programma di Anna La Rosa ed era invitato anche il presidente”, dice Silvio Berlusconi l’operaio, “ma non ci siamo incontrati. Lui poi mi ha rivisto in tv, mi hanno detto che ha chiesto il mio telefono e l’indirizzo, ha promesso ’lo chiamo, lo vado a trovare’. Ha mentito. Non è mai venuto. Ci avrei tenuto a incontrarlo. Qualcosa da dirgli l’avrei avuto’. La moglie fa l’infermiera, non l’ex attrice. I due figli - di cui chiede di non rivelare i nomi - non si chiamano né Marina né Pier Silvio né Barbara né Luigi. “Ho solo un cugino di nome Paolo“. Magari sono parenti e non lo sanno, molti Berlusconi qui sostengono lontane parentele col premier: “Forse. So che Berlusconi è di Lurago, il paese che s’incontra venendo qui; e ha raccontato di aver raccolto dopo la guerra le patate nei campi, nel paese subito dopo Veniano, Oltrona. In questi anni ci è tornato un paio di volte con l’elicottero, è sceso ed è venuto a salutare i Berlusconi di lì, suoi lontani parenti contadini...”. Lui no, operaio, e troppo diverso anche solo per una visita rapida o per guardarsi allo specchio, una delle tante promesse mancate per ciò che si sarebbe potuti essere» (Jacopo Iacoboni, “La Stampa” 24/4/2006).