La Repubblica 28/03/2006, pag.58-59 Mark Rothko, 28 marzo 2006
Non classificatemi non voglio essere imbalsamato. La Repubblica 28 marzo 2006. «Non ho mai pensato che dipingere abbia niente a che vedere con l´espressione di sé
Non classificatemi non voglio essere imbalsamato. La Repubblica 28 marzo 2006. «Non ho mai pensato che dipingere abbia niente a che vedere con l´espressione di sé. E´ una comunicazione sul mondo a qualcun altro. Una volta che il mondo ne è persuaso, subisce allora una trasformazione. Il mondo non è stato più lo stesso dopo Picasso o Miró. Il loro modo di vedere il mondo era tale che ha trasformato la nostra visione delle cose. Ogni insegnamento incentrato sull´espressione di sé in arte è sbagliato e ha a che vedere piuttosto con la terapia. Conoscere sé stessi è prezioso affinché il sé possa essere rimosso dal processo. Insisto su questo punto perché è ancora diffusa l´idea secondo cui il processo stesso dell´espressione di sé comporti molti pregi. Ma produrre un´opera d´arte è un´altra questione e qui mi riferisco all´arte in quanto mestiere». (1958) «Respingo la parte dell´articolo [Elaine de Kooning, "Two Americans in Action: Franz Kline and ", Art News Annual, 1958] che classifica il mio lavoro come "action painting". Artista lei stessa, l´autrice dovrebbe sapere che classificare è imbalsamare. La vera identità non è compatibile con le scuole e le categorie, a meno di una mutilazione. Fare allusione al mio lavoro in termini di "pittura d´azione" rasenta il fantastico, indipendentemente dagli slittamenti e dagli aggiustamenti apportati al significato della parola "azione". L´action painting è antitetica all´aspetto stesso e allo spirito della mia opera». (1958) Consigli di Rothko per l´installazione dei suoi dipinti alla Withechapel Gallery, Londra. «Le pareti dovrebbero essere decisamente biancastre con della terra d´ombra, riscaldate da un po´ di rosso. Se le pareti sono troppo bianche, contrastano di continuo con i dipinti, che virano sul verdastro a causa della predominanza del rosso. La luce - naturale o artificiale - non dovrebbe essere troppo forte: i dipinti hanno una loro luminosità e se c´è troppa luce, i colori del dipinto si fanno slavati e la loro apparenza si altera. L´ideale sarebbe esporli in una stanza illuminata naturalmente, così come sono stati dipinti. Non vanno sovresposti alla luce né illuminati con dei riflettori alla ricerca di un effetto drammatico... Dovrebbero essere illuminati o da molto lontano o in modo indiretto, fissando le luci verso il pavimento o il soffitto. Soprattutto, il quadro nella sua interezza va illuminato in modo uniforme e non insistito. I dipinti di più grande formato dovrebbero essere tutti appesi il più vicino possibile al pavimento, l´ideale sarebbe a non più di 15 cm da terra. Nel caso dei quadri più piccoli, dovrebbero essere piuttosto elevati ma non "slanciati verso l´alto" (non appenderli mai verso il soffitto). Se queste indicazioni non vengono rispettate, le proporzioni dei rettangoli si deformano e il dipinto si trasforma». (1961) Mark Rothko