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 2002  gennaio 05 Sabato calendario

Violante: «Il vero problema del governo non è Ruggiero ma Bossi», La Stampa, sabato 5 gennaio 2002 Roma

Violante: «Il vero problema del governo non è Ruggiero ma Bossi», La Stampa, sabato 5 gennaio 2002 Roma. Onorevole Violante, nella controversia sulla politica estera del governo, Silvio Berlusconi sostiene che essa è prerogativa del presidente del Consiglio e, nel caso specifico, che Renato Ruggiero è solo un tecnico. Lei che, prima di guidare i deputati diessini, è stato presidente della Camera, giudica questa impostazione corretta, sotto il profilo istituzionale? «Chi rappresenta l’Italia negli incontri internazionali è il presidente del Consiglio dei ministri. Ma chi svolge le relazioni internazionali e ne è responsabile politicamente è il ministro degli Esteri. Il presidente del Consiglio, inoltre, è titolare dell’indirizzo politico anche in materia di politica estera». Il conflitto che si è esplicitato in questi giorni, gli stessi dell’avvio dell’euro, che conseguenze può avere? C’è chi dice che adesso Ruggiero potrebbe dimettersi. «Io vedo vari livelli: il primo è il conflitto tra chi crede e chi non crede nell’Europa. I poli estremi: Ruggiero e Bossi. Diversamente da quello che appare in questi giorni, io credo che il governo abbia un problema con Bossi, non con Ruggiero: perché tutto quello che fa il capo della Lega, chiuso com’è nella sua ottica valligiana, è volto ad aprire conflitti e a ridurre il peso dell’Italia nel contesto internazionale. Il secondo livello è stato affrontato da Sergio Romano quando scrive, con tutto il rispetto per il presidente del Consiglio, che egli ha una sorta di impreparazione in materia. Basta guardare la sequenza degli ultimi avvenimenti: mandato di cattura europeo, impedimento ai giudici italiani, che hanno vinto un regolare concorso, a prendere posto nell’autorità europea anti-corruzione, la vicenda Amato, la battuta di dubbio gusto sulla renna marinata... Un comportamento complessivo degno di un piccolo consiglio d’amministrazione, non della massima sede europea». Insomma, Berlusconi a suo avviso non tiene il passo con gli altri leader europei. «Mi pare che sia così, e non mi fa piacere. Ruggiero non ha fatto altro che tradurre in azioni concrete la grande tradizione europeista dell’Italia, estranea storicamente tanto a Forza Italia quanto alla Lega. Il bello è che spesso la maggioranza ci invita a una politica bipartisan. Ma la verità è che dovrebbero occuparsi prima di quella ”monopartisan”: se non si mettono d’accordo tra loro... La maggioranza ha una doppia divisione: tra europeisti e antieuropeisti, e tra competenti e incompetenti. Il risultato è che l’Italia, tra i paesi fondatori dell’Europa, è oggi dal punto di vista dell’attuazione delle politiche comunitarie un fanalino di coda. Mentre l’Inghilterra, una volta il paese più lontano dall’Unione, si sta avvicinando all’euro. Non so fino a quando le classi dirigenti italiane potranno ancora fare affidamento su un governo così malmesso sulla scena internazionale». L’opposizione chiederà a Berlusconi di riferire in Parlamento... «Abbiamo chiesto al presidente della Camera di fissare un dibattito parlamentare con Berlusconi e Ruggiero. Perché si tratta di una questione che esula dai rapporti tra maggioranza e opposizione, e riguarda invece quelli tra Parlamento e governo: è in gioco la credibilità e l’immagine dell’Italia all’estero». Lei citava prima il caso Amato. Su quella candidatura a presidente della Convenzione c’è stato un ampio dibattito parlamentare, e si è poi votata all’unanimità una mozione che vincolava il governo a sostenerla al vertice di Laeken. E si è visto poi come è andata... «Sì, Berlusconi è stato molto tiepido». Ecco: avrà un effetto sulla politica estera del Paese che l’opposizione in Parlamento convochi Berlusconi e Ruggiero a riferire? «A noi interessa che venga ristabilita un’unità di indirizzo nella politica estera dell’Italia. Non possiamo avere un presidente del Consiglio che ci scredita in Europa. Poi Bossi e le sue posizioni, e quelle di Martino sull’Airbus... Insomma, se è Berlusconi ad avere la guida, ci dica quali sono gli indirizzi in materia internazionale. Noi teniamo molto a questo perché se l’Italia si stacca dall’Europa, perde peso vertiginosamente». Lei valuta realistico questo rischio? «Con il governo Berlusconi stiamo scivolando lontano dall’Europa. Questa destra è autarchico-populista. Con due elementi in più: non c’è un solo punto su cui sono tutti d’accordo, ed è in atto un’offensiva violentissima per guadagnare l’impunità in un processo in cui, oltre ai politici, ci sono giudici imputati di corruzione. è nell’interesse del Paese sapere se sono stati corrotti o meno. Il governo deve smettere di intralciare il processo. La natura della coalizione di governo, che considera se stessa al di sopra delle regole ed oscilla tra l’autarchia di Bossi e il populismo di Berlusconi, sarà oggetto di una riflessione da parte dell’Ulivo». Oggi però l’’Economist” tira le orecchie proprio al centrosinistra: inefficace, e a guida incerta. «Se guardiamo ai giudizi che quell’articolo esprime sul governo Berlusconi, questo è nulla. Si può fare di più, ma non sono insoddisfatto. Abbiamo costretto in pochi mesi un membro del governo alle dimissioni, e il presidente del Consiglio a cambiare totalmente linea sul mandato di cattura europeo. La maggioranza ha corretto profondamente la Finanziaria e ha ritirato proposte scandalose come quella su Bagnoli. Nonostante 80 voti di scarto abbiamo più volte battuto il centrodestra alla Camera. Ma, ripeto, siamo impegnati a fare di più e meglio». Antonella Rampino