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 2006  marzo 31 Venerdì calendario

ANERI

ANERI Giancarlo Legnago (Verona) 1948. Imprenditore • «[...] Produttore di vini, di olio e di caffé, ma anche amico di giornalisti famosi, si rivolse a Indro Montanelli, Enzo Biagi e Giorgio Bocca, già allora grandi vecchi della stampa italiana, e fondò il premio ” Giornalismo”. «[...] “un regalo che mi sono fatto. Io amo il giornalismo. Questo premio mi dà la possibilità di frequentare il mondo che amo [...] I miei miti, i miei idoli. La prima giuria. Mi dissero subito sì, purché il premio non diventasse mondano [...] All’inizio la premiazione era un pranzo. Noi quattro più il premiato [...] Biagi: una sera a casa di Missoni. [...] Mi piace la sua signorilità d’animo, il rispetto per il prossimo. Quando l’hanno cacciato dalla Rai mi sono sentito offeso come telespettatore. Il fatto di Biagi era il riferimento della giornata degli italiani. In cinque minuti ti faceva capire qualsiasi cosa [...] A livello di analisi politica Bocca è il numero uno in Italia”. [...] Montanelli. ”Negli ultimi quindici anni della sua vita ci sono stati dei momenti che ci vedevamo tre, quattro volte alla settimana. Io lo considero una delle persone più importanti dell’ultimo secolo. Mi trattava come un fratello più piccolo. Lo ricordo fragile. Quando gli stringevo la mano avevo paura di romperla [...] Una sera, particolarmente malinconico, mi chiese: ”’econdo te gli italiani capiranno che ho fondato La Voce per dare loro un giornale che dica tutto quello che bisogna dire?’ Io gli dissi che gli italiani lo avrebbero capito. Ma lui, che era pessimista, disse: ”Io sono convinto di no’ [...] Aveva ragione lui [...] La riunione della giuria in realtà era un pranzo. Ognuno diceva un nome. A volte bastava pochissimo per decidere. Curzio Maltese, che è stato il primo premiato, fu indicato da Biagi. Montanelli disse Gianni Riotta. Bocca disse Gian Antonio Stella. Venne fuori anche il nome dell’Annunziata. Dopo un paio di minuti furono tutti d’accordo su Maltese. Il secondo anno Montanelli indicò Merlo. Ma vinse Riotta, allora corrispondente del Corriere da New York, in ballottaggio con Stella. Il quale, guarda caso, vinse l’anno dopo, presentato da Biagi [...] Raggiungevano l’unanimità in pochi minuti. Il quarto anno Bocca disse: ”Se non premiamo Ettore Mo che è un’ottima persona, scrive strabene e non ha mai vinto un premio, non siamo dei bravi giurati’. Gli altri dissero: ”Va bene’ e si misero a mangiare [...] Il quinto anno. Aveva vinto Claudio Rinaldi, direttore dell’Espresso, e la sera prima Carlo De Benedetti, in suo onore, aveva aveva organizzato una grande festa a casa sua. Capii che ormai il premio aveva preso il volo [...] Montanelli amava moltissimo Francesco Merlo. Lo propose spesso ma non è mai passato [...] Federico Rampini, della Repubblica. E anche Ferruccio de Bortoli: piaceva a Montanelli e a Biagi. Ma ci voleva l’unanimità”. Dopo Rinaldi, la prima donna, Natalia Aspesi. ”La presentò Giorgio Bocca. Fu con la sua vittoria che il premio divenne mondano. Alla premiazione arrivò tutto il mondo della moda. Krizia, Missoni, Prada, Ferretti. Purtroppo fu l’ultimo anno di Montanelli. Stava già abbastanza male. Il giorno della premiazione mi sgridò perché non ero riuscito ad evitare che i fotografi gli sparassero negli occhi i flash. ”Domani facciamo i conti’, mi disse”. L’anno successivo la novità: un disegnatore satirico, Altan. ”Vinse su Giannelli. Volevamo segnalare che una vignetta può essere importante come un articolo di fondo”. Dove avvengono le riunioni della giuria, cioè i pranzi? ”All’inizio da Santin, in corso Venezia. Poi a casa di Bocca. Silvia Giacomoni, la moglie, ci tratta benissimo, ci coccola [...] Pietanze molto leggere. Ma beviamo bene. C’è sempre un po’ di competizione fra il Grignolino prodotto dalla figlia di Bocca, e il mio Amarone. Oltre naturalmente al mio Prosecco”. Dopo il vignettista addirittura Antonio Ricci, Striscia la notizia... ”Lo propose Biagi. E vinse su Sartori, indicato da Giorgio Bocca. Striscia fu considerato vero giornalismo di inchiesta [...] Qualcuno disse: ”Dovevate premiare proprio Antonio Ricci che non è un giornalista?’”. Altra novità, uno straniero. ”Bill Emmott, il direttore dell’Economist”. Altre polemiche. ”Dissero: avete premiato il nemico di Berlusconi”. Vero. Era il nemico di Berlusconi… ”E di Blair, Clinton, Bush, Schroeder”. [...] Fra i premiati non c’è un amico di Berlusconi nemmeno a pagarlo a peso d’oro. Tutti di sinistra. ”Prima o poi non escludo che vinca qualcuno di destra [...] Merlo non lo definirei di sinistra. [...] quando vinse Barbara Spinelli, stava per vincere Toni Capuozzo. Altre volte è venuto fuori il nome di Pietrangelo Buttafuoco [...] Io sono di centro [...] Potrei votare per un uomo del Polo come per un uomo dell’Ulivo” [...] Chi ha sostituito Montanelli? ”Riotta, Stella e Maltese [...] Siamo tutti convinti che il vero giornalismo sia quello dei quotidiani”. [...] altra novità, apertura all’economia con Francesco Giavazzi. ”L’economia negli ultimi anni ha avuto un ruolo sempre più importante e Giavazzi ha avuto un grande ruolo nello spiegare alla gente i problemi economici e finanziari [...] Sono entrati in circuito una decina di nomi. Anche Furio Colombo, Marco Travaglio. Ma sarebbe stata una scelta troppo polemica. Se non avesse vinto Giavazzi avrebbe vinto Bernardo Valli [...] La scuola non mi è mai piaciuta. Più che dai libri di testo ero attratto dai giornali. Andavo spesso all’estero e ogni volta rompevo le scatole ai corrispondenti di Corriere o Stampa [...] Frequentavo molto le feste di Enzo Ferrari a Maranello. I primi giornalisti dei quali sono diventato amico li ho incontrati là: Tito Stagno e Gino Rancati [...] Da piccolo comperavo a credito i cioccolatini Ferrero e costringevo i miei amichetti a giocare al negozio. Loro facevano i clienti ed io il negoziante. I cioccolatini li compravo a quindici lire l’uno. Li tagliavo in quattro e li vendevo a dieci lire al pezzo. Ci guadagnavo 25 lire ogni cioccolatino. Quelli che non avevano soldi non li facevo giocare. Già da allora si capiva che amavo questo mondo [...] Un’estate ho deciso di fare le granite e di venderle agli operai direttamente in fabbrica. Mi scoprirono i vigili e dovetti smettere. Ma intanto avevo fatto i soldi per le vacanze in Inghilterra [...] Mi chiamò Gino Lunelli alla Ferrari di Trento, la fabbrica di spumante. Sono rimasto con lui 20 anni. Non abbiamo litigato una sola volta”. Quando se n’è andato era vicepresidente e direttore generale. La Ferrari vendeva tre milioni e mezzo di bottiglie. ”Quando ero entrato, 190 mila bottiglie”. [...] ad un certo punto s’è messo in proprio. [...] Prosecco, Amarone, caffè, olio...Fatturato? ”Dieci miliardi di lire. Ma il fatturato non mi interessa. Io sono un imprenditore di nicchia. Che però è nei posti giusti. Tutti i grandi del mondo, al di fuori dei cinesi, hanno bevuto i miei prodotti. A partire da Bush. E se vai nel migliore albergo di New York, o c’è il mio olio, o il mio caffè o il mio vino [...] Montanelli mi diceva: ”Sei l’unico che può battere Berlusconi. Siete tutti e due grandi venditori. Solo che tu vendi cose più buone’”» (Claudio Sabelli Foretti, ”Corriere della Sera - Magazine” 23/3/2006) • I prodotti di punta dell’azienda Aneri Vini sono Prosecco, Amarone e il Pinot nero: «L’Amarone piace molto a una clientela internazionale, che per una bottiglia arriva a spendere 200 dollari a New York e 200 euro a Parigi» (Alain Elkann, 14/4/2013). • È vero che con il suo Prosecco sono stati fatti famosi brindisi? «Beh, sì. E ovviamente ne sono molto orgoglioso. Perchè, ad esempio, Biagi brindò ai suoi ottant’anni con il Prosecco Aneri, Montanelli per i suoi novant’anni a Fucecchio sempre con il nostro vino. E quando Barack Obama è stato eletto Presidente per la prima volta, il giorno dopo è andato a Chicago al ristorante italiano La Spiaggia e ha brindato alla sua vittoria proprio con le nostre bollicine» (Alain Elkann, 14/4/2013).