Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  marzo 30 Giovedì calendario

Continueremo. La Stampa 30 marzo 2006. La ragione per cui questa campagna elettorale verrà ricordata è che nessun politico ha fatto niente per farcela ricordare

Continueremo. La Stampa 30 marzo 2006. La ragione per cui questa campagna elettorale verrà ricordata è che nessun politico ha fatto niente per farcela ricordare. Neanche una discesina in campo, un pullman, una crociera, neppure un contrattuccio con gli italiani. Nessun sogno, nessuna visione, solo una scelta fra incubi. Su quel rotolone di carta che ci toccherà dispiegare nell’urna, invece di una processione di liste ignote e di nomi bloccati, avrebbero fatto meglio a scrivere una semplice frase: hai più paura che il governo aumenti le tasse o che riduca i servizi sociali? Nel primo caso vota contro Prodi (e incidentalmente a favore del suo avversario), nel secondo fai il contrario. Un po’ poco per continuare a sciogliere inni a questo modo di intendere la democrazia. Il centrosinistra ha un solo proposito chiaro: mandare a casa Berlusconi. Il centrodestra anche, se si esclude ovviamente Berlusconi. Il quale non sembra averne nessuno. Pur disponendo di molto denaro e di un indubbio talento per le pubbliche relazioni, non ha saputo tirar fuori un’idea o uno slogan che rimanesse impresso nella memoria. Della strenna elettorale che sta recapitando nelle case degli italiani non stupisce che contenga quaranta sue fotografie, ma che quella di copertina sia sfocata. Non le 140 pagine di esaltazione del passato, ma le (appena) 2 dedicate al futuro: un programma vago in dieci punti, otto dei quali cominciano con un «continueremo» che persino a molti dei suoi elettori sembrerà una minaccia. Massimo Gramellini