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 2002  gennaio 12 Sabato calendario

Il premier e il posteggiatore, Corriere della Sera, sabato 12 gennaio 2002 Roma. «Era una sera come tante

Il premier e il posteggiatore, Corriere della Sera, sabato 12 gennaio 2002 Roma. «Era una sera come tante. Una sera di maggio. Io ci avevo la mia postazione, come sempre, lì dentro al ristorante Caruso, quello dell’Hotel Vesuvio. Quello da dove si vede Castel dell’Ovo e tutto il golfo di Napoli. Rimango fermo a cantare, di solito. Mi avvicino al tavolo solo se me lo chiede un cliente. Che ne sapevo io che quella sera mi avrebbe chiamato proprio lui, Silvio Berlusconi». Che ne sapeva Mariano Apicella che quelle note d’amore scarabocchiate a Ischia gli avrebbero spalancato la porta di un sogno. Quella sera di maggio il premier Berlusconi aveva appena finito un comizio elettorale per il ballottaggio del sindaco di Napoli. «E stava lì a cena con Fini e Buttiglione», ricorda Mariano, 39 anni, professione ”posteggiatore”, ma nel senso napoletano del termine che non ha nulla a che vedere con le automobili. «Io sono un ”posteggiatore di coppie” ai tavoli del ristorante. Gli canto le melodie e loro rimangono lì, posteggiati nel loro amore», spiega Mariano che quella sera di maggio davvero non poteva immaginare di posteggiare il presidente del Consiglio a un tavolo del Caruso con quella sua canzone d’amore estivo tra una turista francese e un pappagallo di Ischia. «Ma l’ho capito subito appena l’ho visto che ci aveva una grande sensibilità per la musica. Si capisce da come parla che Berlusconi canta bene e ci ha la musica dentro al cuore». Per adesso è l’ancora incredulo Mariano ad avere dentro al cuore il sogno segreto di una casa discografica per la sua canzone che da quella sera di maggio ha un coautore in grado di farla schizzare in vetta alle classifiche. Spiega, infatti: «Berlusconi ha voluto cambiare le parole. Non tutte, qualcuna. Quelle che non si capivano fuori da Napoli. Io questa canzone l’ho scritta con un certo Rino Giglio, ma la scrivemmo così, roba locale. Il presidente, invece, mi ha detto che doveva essere comprensibile per tutti, anche per quelli che stanno a Milano e a Torino. E ha cambiato le parole». L’inizio no: ”Ammore, ammore mio, mon amour, ’o sai nun t’aspettavo proprio ’cchiù..”, lo capiscono le casalinghe di Voghera, ma anche i capigruppo della maggioranza che giovedì sera a Palazzo Grazioli sono stati deliziati dalla musica del ”posteggiatore”. «E grazie a La Russa ora la nostra opera ha anche un titolo: Meglio ’na canzone. A me e Giglio piace. A Berlusconi pure, ha detto». Manca l’editore discografico per un successo assicurato: Meglio ’na canzone, di Berlusconi-Giglio-Apicella. Alessandra Arachi