30 marzo 2006
Tags : Dan Curtis
CURTIS Dan (Daniel Mayer Cherkoss). Nato a Bridgeport (Stati Uniti) il 12 agosto 1928. morto a Brentwood (Stati Uniti) nel marzo 2006
CURTIS Dan (Daniel Mayer Cherkoss). Nato a Bridgeport (Stati Uniti) il 12 agosto 1928. morto a Brentwood (Stati Uniti) nel marzo 2006. Regista. «[...] un genio del cinema [...] sorta di ”rosa nel pugno” dell’immaginario hollywoodiano, capace però sempre di sottolineare la differenza tra l’America di Roosevelt, esperimento di democrazia effettiva e ”dal basso” e l’’Impero del gore”, inteso come sangue da far zampillare crudelmente [...] classici di Curtis, come Ballata macabra (Burnt offering, 1976) - una casa risucchia l’energia vitale dei suoi sventurati abitanti estivi, per tornare allo splendore perduto (Kubrick deve averlo studiato nei dettagli per Shining)- e Trilogia del terrore, forse il suo capolavoro. Non fosse altro per ”l’invenzione animatronix più sublime”, quel reperto archeologico oceanico alto non più di 40 centrimetri, ovvero la statuetta (che Karen Black è così fiera di tenersi nel salotto) di un guerriero aborigeno munito di lama, che quel coltellino però userà selvaggiamente, animandosi nottetempo, e assaltando crudelmente gli umani per vendicarsi così degli antropologi eurocentrici che arraffano l’inarraffabile. Chiunque voglia vedere l’originale è in una teca di cristallo degli Universal Studios di Los Angeles. [...] figlio di un dentista, si laurea in sociologia nel 1950 all’università di Syracuse, e sposa Norma Klein nel 1952. Quando entra alla Nbc semplifica il suo nome in Dan Curtis e a poco a poco diventa produttore indipendente, scrittore, eccentrico maestro dell’horror estremo, ma anche astuto ”poltergeist” nella televisione Usa più mainstream. Dan Curtis divenne infatti l’idolo dei teenager più fantasiosi e festivi nel 1975, proprio grazie a quel trittico horror per la tv, via via diventato cult (e approdato presto sul grande schermo, tragitto poco usuale). E Trilogy of Terror resta un gioiello di paura anche perché i suoi tre episodi sono tutti scritti da uno stretto amico e collaboratore di Curtis, Richard Matheson, il riformatore del più crudele e sanguinario dei generi, ancora più importante di Stephen King come ingegnere dei meccanismi che producono emozioni estreme partendo dalla quotidianità più banale dei suburbi, senza cioé usare l’Inghilterra dell’800, i cimiteri, le nebbie, le cripte e gli scheletri semoventi (Matheson e Curtis, per la verità, il «gotico» lo sapevano maneggiare altrettanto bene, come dimostrano i Corman- Poe del primo e un Dracula, per la Cbs, 1973, del secondo). Il film, che ebbe un fortunato seguito, resta una pietra miliare dell’immaginario più turbolento. Mentre il grande pubblico internazionale (in Italia grazie a Mediaset che ramazzava tutto offrendo il quintuplo della concorrenza pubblica e privata) scoprirà Dan Curtis solo più tardi, nel 1983, e grazie alla sua serie tv, non proprio mini, sulla seconda guerra mondiale. Si tratta del kolossal epico, costato 40 milioni di dollari e quattro anni di lavoro, Venti di guerra - The Winds of War (in 16 ore il romanzone di Herman Wouk, con Robert Mitchum nel ruolo del capitano di marina Victor ”Pug” Henry e AliMcGrew), di straordinario successo planetario (l’ultima puntata fu vista, dicono, da 140 milioni di spettatori). E, nell’88-89 con il seguito, sempre da Wouk, ma che Dan Curtis volle fortemente dedicare alla Shoà, salvo non farlo, War and Remembrance (29 ore, star il gigante shakespeariano sir John Gielgud, e Jane Seymour). Per entrambi i lavori Curtis ebbe l’Emmy. Ma la lavorazione del secondo (un anno per la sceneggiatura; due anni per trovare le ”location” giuste, 21 mesi di riprese, in dieci stati differenti e un anno per il montaggio) fu paragonata dall’autore a un lungo soggiorno in carcere. Gli americani del nord che avevano già apprezzato le sue soap opera ”oblique”, come Dark Shadows, della Abc, 1966-1971 - vampiri di 175 anni (Jonathan Frid) all’opera e governanti strambe, in una ricca magione del Maine infestata da fantasmi e giovani attori emergenti come Harvey Keitel e Masha Mason - non avrebbero più associato il suo nome solo a un gioiellino «camp», e al personaggio paurosissimo di Barnabas Collins. La lunga carriera di Dan Curtis 50 anni, cominciata infatti nel 1963, con lo show sportivo della Cbs Challenge Golf, presentato da Gary Player e Arnold Palmer (durò dieci anni e fu il suo primo Emmy) e terminata con due film per la televisione realizzati dalla sua società nel 2005, Saving Milly (sull’Alzheimer) e Our Fathers (sui peccati mortali del clero cattolico), è stata caratterizzata soprattutto dal suo tocco macabra: La casa delle ombre maledette (1971), dove rende molto più violento quel suo programma tv (che la Nbc per due mesi cerca di far rivivere nel 1991), Il demone nero (1974), Kansas City Massacre (1978), La casa dei vampiri (1980), La maledizione della vedova nera (1985). Tra i telefim figurano oltre a Dr.Jekyll and Mr. Hyde (Abc, 1968), Dracula (1973), Lo strangolatore della notte (1973) e L’ululato del lupo. Uno dei suoi ultimi lavori televisivi più importanti, del 1998, è stato Lettere d’amore con Campbell Scott e Jennifer Jason Scott» (Roberto Silvestri, ”il manifesto” 29/3/2006).