Paolo Passarini La Stampa, 10/01/2002, 10 gennaio 2002
Nigella, dea del peperoncino, La Stampa, giovedì 10 gennaio 2002 Londra. In un indimenticabile passaggio di Miti d’oggi, Roland Barthes scrive, a proposito dei servizi di cucina della rivista ”Elle”: «In questa cucina la categoria sostanziale dominante è il ricoperto»
Nigella, dea del peperoncino, La Stampa, giovedì 10 gennaio 2002 Londra. In un indimenticabile passaggio di Miti d’oggi, Roland Barthes scrive, a proposito dei servizi di cucina della rivista ”Elle”: «In questa cucina la categoria sostanziale dominante è il ricoperto». Sarebbe stato brutale presentare nudo un pollo arrosto, disadorna un’arista; imperativo invece rivestirli di una glassa, una salsa del colore appropriato. Ciò che ha fatto in Gran Bretagna la fortuna di Nigella Lawson è stato esattamente l’opposto: lo scoperto. Il suo show televisivo sulla cucina si chiama ”Nigella Bites”, Nigella morde, e la sua caratteristica fondamentale è che si svolge a casa sua. Nigella desidera presentarsi come una donna comune, nella sua cucina, con un bambino che torna da scuola, un’amica che fa una puntata, il disordine nella credenza, l’affanno di tante altre cose da fare per le quali non c’è il tempo. Ma - ed ecco il colpo di scena - in questo disordine, in questo purgatorio di una comune casalinga in cui ciascuna può agilmente identificarsi, Nigella regna, giganteggia, domina, seduce. Voluttuosa mora dalle labbra naturalmente carnose, i lunghi capelli sempre pettinati su vestiti perfetti, la classe di famiglia (il suo papà era il cancelliere dello scacchiere di Margaret Thatcher), Nigella volteggia basilico, emulsiona hummus, seduce peperoncini, ipnotizza ginger con la semplice grazia di - ecco l’espressione - una ”domestic goddess”, una dea domestica. E così, infatti, si intitola il suo ultimo libro, volto precisamente a convogliare questo messaggio: su, anche tu, perfino tu, ce la puoi fare; anche tu puoi diventare una dea domestica, abile, sicura, ammirata. Un confronto con Gianfranco Vissani è evidentemente impossibile per parecchie ragioni. Spronata dal successo, Nigella ha deciso di saltare la ”grande pozza” e esportare il suo show negli Stati Uniti. Ma gli americani, abituati da generazioni a fare battutacce sulla cucina inglese, storcono un po’ il naso. I giornali hanno cominciato a parlare di ”porno-gastronomia” e perfino il ”New York Times” ha intitolato un servizio, peraltro moderatamente mannaro, ”Sex and the Kitchen”, il sesso e la cucina. Come to Italy, prova in Italia, Nigella. Paolo Passarini