Marco Pastonesi, ཿLa Gazzetta dello Sport 30/3/2006;, 30 marzo 2006
Paolo Bettini dice che il Belgio «è il massimo del ciclismo. Te lo fanno girare in lungo e in largo, che poi sarebbe in corto e in stretto, perché è un fazzoletto di terra, però con un labirinto di strade e sentieri
Paolo Bettini dice che il Belgio «è il massimo del ciclismo. Te lo fanno girare in lungo e in largo, che poi sarebbe in corto e in stretto, perché è un fazzoletto di terra, però con un labirinto di strade e sentieri. Ogni percorso è un capitolo di storia. Il Belgio è l’università del ciclismo, e le classiche sono come i master, riservate a chi si è già laureato. Il popolo cerca solo le due ruote senza motore, ha nel cuore i pedali, nella testa il telaio, nella memoria le facce di Bartali e Coppi, di De Vlaeminck e Moser. Se pronunci Duclos Lassalle, la gente non pensa che sia un dopobarba, ma ti recita la vita e i miracoli di quell’intrepido francese. In Belgio il calcio è uno sport minore».