Varie, 29 marzo 2006
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GAGGIO GIULIANI Haidi (Adelaide Cristina) Santambrogio di Valpolicella (Verona) 11 maggio 1944. Mamma di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso durante il G8 di Genova del luglio 2001
GAGGIO GIULIANI Haidi (Adelaide Cristina) Santambrogio di Valpolicella (Verona) 11 maggio 1944. Mamma di Carlo Giuliani, il ragazzo ucciso durante il G8 di Genova del luglio 2001. Dal 2006 al 2008 senatore di Rifondazione Comunista • «[...] Quando parla di ”prima”, dice ”nella vita precedente”. Era una bambina che portava quel nome strano perché metà della famiglia era tedesca e si chiamava Vetter e si era rifugiata a Zurigo per essere scappata dalla Russia dopo la Rivoluzione di Ottobre. E poi una adolescente ribelle che prese dal padre cantante lirico e scultore l’unico schiaffo il giorno che era tornata a casa ”con in tasca l’Unità”. E poi ancora una ragazza madre, fiera di quello stato che nell’Italia dell’epoca destava scandalo. E poi ancora una maestra legatissima alla scuola finché non si sentì tradita da ”quelle riforme poi completate dalla Moratti”. E la moglie di Giuliano. E la madre di Carlo. E tante altre cose. Ma tutto prima, ”nella vita precedente”. [...] Cosa vuole? ”La verità. Voglio capire cosa è successo, quel 20 luglio in cui fu ucciso Carlo”. Spiega che sì, certo, capisce le perplessità, a dir poco, di chi è trasecolato leggendo l’intervista in cui il senatore rifondarolo Gigi Malabarba spiegava al ”Corriere” che una volta eletto (elezione scontata, con la nuova legge) avrebbe lasciato il seggio a lei, proprio il 20 luglio, perché possa presiedere una commissione d’inchiesta sui fatti del G8. E se le chiedete se non sia assurdo che i parenti della vittima possano diventare gli inquisitori dei possibili uccisori vi dirà che certo, chiaro che è così. Aggiunge però che la commissione d’inchiesta su quel maledetto luglio genovese l’aspetta sul serio: ” nel programma dell’Unione: chi debba presiderla si vedrà, ma è nel programma”. E ci tiene comunque, col marito Giuliamo, a precisare un punto: ”Nessuno, in questi casi, studia le foto, le deposizioni e insomma tutte le carte processuali come chi è stato toccato direttamente. Nessuno al mondo avrebbe potuto dedicare a questa tragedia tutto il tempo che abbiamo dedicato noi. Nessuno conosce il caso Giuliani come noi”. Hanno perso settimane e mesi a vedere e rivedere, vedere e rivedere i filmati su quel pomeriggio. Cercando di vincere l’orrore di vedere quel loro figlio travolto dalla camionetta in retromarcia, morente in una pozza di sangue, la faccia maciullata non solo dal proiettile ma da una pietra che, le immagini non sembrano lasciare dubbi, avrebbe fracassato la faccia al ragazzo quando già era ferito a morte. E via via, dando vita a siti Internet e libri e opuscoli e inchieste in dvd, si sono fatti un’idea: ”Le cose non sono andate come ha detto l’inchiesta, che ha archiviato tutto”. Dicono che no, le risposte esaustive non le hanno neanche loro: ”Ma certo le cose non sono andate come ha tentato di dimostrare il processo” Di più, spiega Giuliano Giuliani, che per tutta la vita era sempre stato un moderato di sinistra, ma che si è in questi anni amano a mano radicalizzato: ” stato un agguato”. Addirittura? ”Sì. Un’imboscata”. E ti mostra i carabinieri con in mano estintori identici a quello poi impugnato dal figlio e ti spiega che ”Carlo era uscito senza passamontagna e quindi senza intenzioni aggressive” e ti fa notare le diverse mani che si vedono nella camionetta da cui partono i colpi e sottolinea ”l’insensatezza” di ciò che urla un commissario dopo l’uccisione buttandosi all’inseguimento di un no-global: ”L’hai ucciso tu l’hai ucciso, col tuo sasso, pezzo di merda, tu l’hai ucciso...” E ti spiega che non per altro in piazza Alimonda hanno messo quella targa con scritto ”Carlo Giuliani, ragazzo”: ”Perché Carlo è vissuto come la vittima di un’ingiustizia da tutto un mondo immenso, che va dai no-global a tanti cattolici”. [...]» (Gian Antonio Stella, ”Corriere della Sera” 29/3/2006).