Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2006  marzo 28 Martedì calendario

Deeyah DeepikaThathaal

• Nata ad Oslo (Norvegia) il 7 agosto 1977. Cantante. «Una ”Madonna musulmana” [...] Dietro al suo nome d’arte c’è una storia tipica dell’emigrazione mediorientale. I suoi genitori sono di origini pakistane e afghane, ma erano andati a vivere in Norvegia, dov’è nata la figlia. Lei amava la musica e già da ragazzina ha cominciato la carriera di cantante, scegliendo di chiamarsi Deeyah. I suoi cd vendevano bene in Norvegia, ma la comunità islamica locale non apprezzava. Anzi, qualcuno si lamentava con i suoi genitori di aver allevato una prostituta: ”Per il solo fatto che cantavo - racconta lei - ero una donnaccia”. Quando la pressione era diventata insopportabile, Deeyah aveva deciso di emigrare a Londra, sperando di trovare un ambiente più aperto e tollerante. La fuga aveva funzionato per qualche tempo, fino a quando il successo e la notorietà hanno riportato i problemi di sempre. Deeyah è una bella ragazza, canta canzoni con contenuti provocanti, e si veste sexy. Gli addetti ai lavori l’hanno subito ribattezza la ”Madonna musulmana”, perché in certi video sembra davvero la cantante americana con l’abbronzatura. La comunità islamica britannica si è accorta del fenomeno, e poco dopo sono ricominciati a piovere insulti. Deeyah allora ha deciso di reagire come avrebbe fatto la vera Madonna negli Usa: ha girato un video in cui appariva avvolta nel burkha, ma poi se lo toglieva per restare in costume. Aldilà della provocazione sessuale, il testo della canzone inneggiava alla libertà di espressione per le donne islamiche. Se prima riceveva insulti, dopo il video sono iniziate ad arrivare le minacce: ”ti ammazzeremo”, o ”meriti di essere stuprata”. A quel punto Deeyah ha denunciato tutto alla polizia, e il suo caso è finito anche sulla Cnn. Il Consiglio islamico della Gran Bretagna ha liquidato le accuse come una trovata pubblicitaria: ”Nessuno vuole farle del male. solo disperata per vendere dischi, e così spera di farsi notare negli Usa”. Deeyah ha risposto che continuerà per la sua strada, con un conforto: le decine di messaggi di incoraggiamento ricevuti dai giovani musulmani inglesi, che sperano di emanciparsi come lei» (’La Stampa” 28/3/2006).