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 2006  marzo 22 Mercoledì calendario

Il campione del lavoro e il futuro dei giovani. Il Sole 24 Ore 22 marzo 2006. Sì, è un vero campione del lavoro, Mario Pozzi, un maestro, un esempio, forse irripetibile, ma tanto di cappello

Il campione del lavoro e il futuro dei giovani. Il Sole 24 Ore 22 marzo 2006. Sì, è un vero campione del lavoro, Mario Pozzi, un maestro, un esempio, forse irripetibile, ma tanto di cappello. Ha iniziato a lavorare il primo gennaio del 1945 e, lunga vita al campione, continua ancora, imperterrito, a macinare la sua voglia di fare, la sua energia, la sua capacità. Ora ha 77 anni e qualche giorno fa, in occasione dei suoi 61 anni di contributi, ha ricevuto dalle mani del ministro del Welfare, Roberto Maroni, il Premio al lavoro e al progresso economico, promosso dalla Camera di commercio di Varese, arrivato alla sua cinquantesima edizione. Mario Pozzi il lavoro ce l’ha nel sangue. Ha sempre lavorato come dipendente. Ha passato la sua vita in quattro aziende, una prima nel settore elettrotecnico, poi la folgorazione del tessile, partendo dai cotonifici di Gallarate, per arrivare alla Tessitura Carlo Bassetti, sempre di Gallarate. Un’azienda che ancora oggi, dopo un’onorata carriera lunga 61 anni di lavoro, non vuole abbandonare. Sì, perché Mario Pozzi, con tutto quel curriculum contributivo grazie al quale potrebbe andarsene tranquillamente in pensione, in realtà non ci va, resta in azienda e continua a lavorare. Ha cominciato il suo "cursus honorum" da ragazzino, garzone di bottega, e ora mantiene nelle sue mani il coordinamento del settore vendite dell’azienda in cui lavora, nella quale ha non da molto concluso il processo di informatizzazione del commerciale. "In azienda è un monumento - dicono i suoi colleghi di lavoro - rispettato da tutti, i giovani e meno giovani, ma anche dai datori di lavoro". Il padre tranviere, con otto tra fratelli e sorelle, Mario Pozzi vive per il lavoro. "Il lavoro è tutto per lui - dicono in famiglia - Lui si identifica con il suo lavoro. E anche quando è in ferie non sta con le mani in mano. E vede con sollievo la fine delle vacanze". Mario Pozzi probabilmente è l’archetipo di un lavoratore che non c’è più, il rappresentante di una razza, "absit iniuria verbis", in via di estinzione, l’incarnazione e la coincidenza dell’uomo con il suo ruolo di lavoratore, di "homo faber", di "homo ergonomicus". Lui è felice così e la sua famiglia, con i suoi due figli, lo ama e lo rispetta. Siamo in un mondo di valori probabilmente non più proponibili, soprattutto per i più giovani. Anche perché Mario potrà andare, se lo vorrà, quando vorrà in pensione. Parola senza significato per i più giovani. Walter Passerini