Corriere della Sera 16/03/2006, pag.31 Diane Kelder, 16 marzo 2006
Metropolitan La ragazza proletaria che Manet volle torera. Corriere della Sera 16 marzo 2006. Grazie all’occhio infallibile della pittrice impressionista americana Mary Cassatt e all’ entusiasmo della sua amica collezionista Louisine Havemeyer, il Metropolitan Museum of Art possiede oggi una delle più raffinate collezioni di pitture francesi tardo-ottocentesche al mondo
Metropolitan La ragazza proletaria che Manet volle torera. Corriere della Sera 16 marzo 2006. Grazie all’occhio infallibile della pittrice impressionista americana Mary Cassatt e all’ entusiasmo della sua amica collezionista Louisine Havemeyer, il Metropolitan Museum of Art possiede oggi una delle più raffinate collezioni di pitture francesi tardo-ottocentesche al mondo. Nelle sue memorie, la signora Havemeyer ricordava che, in gioventù, la Cassatt aveva tentato di organizzare un viaggio nel Paese di douard Manet ma l’ artista era troppo malato per ricevere le visitatrici. La Havemeyer e il marito acquistarono il loro primo dipinto di Manet, una natura morta, in occasione di una mostra organizzata a New York nel 1886 dall’ intraprendente mercante parigino Durand-Ruel. Dodici anni più tardi comprarono Mademoiselle Victorine in costume di Espada da Durand-Ruel al prezzo, eccezionale per l’ epoca, di 150 mila franchi. Insieme ad altri lavori, il quadro fu ceduto al Metropolitan nel 1929. Manet dipinse questa ampia tela nella primavera del 1862. La modella era Victorine Meurent, diciottenne di famiglia operaia, che aveva iniziato a posare per lui mesi addietro. Nel corso dei successivi dodici anni fu lei la stella, per così dire, dei più controversi dipinti di Manet, Déjeuner sur l’ herbe e Olympia. L’ artista godeva e si serviva della non comune capacità di Victorine di mutare aspetto, che la rese sua complice nella sfida al modo convenzionale di ritrarre le donne. Da ragazzo, Manet aveva visitato musei in compagnia dello zio materno. E fu la raccolta dei circa quattrocento dipinti spagnoli sistemati al Louvre fino al 1848 a determinare il successivo apprezzamento per Velázquez, Zurbaran e Goya. Manet non visitò la Spagna prima del 1865 ma la crescente ammirazione per la pittura e la cultura di quel Paese lo indusse a collezionare costumi e oggetti spagnoli. In questa composizione a misura quasi naturale, Victorine indossa bolero, cappello e foulard, già presenti nel Guitarrero, il ritratto di un cantante spagnolo che valse a Manet l’ attenzione dei critici al Salon del 1861. Victorine esibisce calzoni aderenti e, con poca convinzione, brandisce la spada del matador e la muleta (il drappo rosso usato dai toreri, ndr). Il bianco rilucente delle calze, in contrasto con il nero opaco dei pantaloni, enfatizza la pienezza dei polpacci, al tempo stesso evocando i toni pallidi del viso e proclamando la «pittoricità» di entrambi gli elementi. Un critico osservò: «Stupefacenti i tessuti... ma, al di là dei costumi vivaci, la persona manca di qualcosa; i volti dovrebbero essere dipinti diversamente dalle stoffe». La posa richiama le figure femminili simboliche rappresentate nelle cinquecentesche incisioni di Marcantonio Raimondi e, tra le altre fonti, la Donna con cesto di frutta di Tiziano, la Venere o Fortuna di Rubens. Un pittore di fatti storici dell’ epoca avrebbe collocato un simile costume in un contesto plausibile, Manet lo usò invece per presentare, piuttosto provocatoriamente, la sua ben riconoscibile modella in una scena dipinta in modo da non lasciare alcun dubbio circa l’ artificialità della concezione artistica. Anziché contribuire all’ armonia dell’ insieme, la problematica proporzione dei soggetti secondari, cavalieri e passanti, contribuisce solo a potenziarne l’ arbitrarietà. Pochi critici contemporanei, come Zola, ammirarono in questo dipinto il «tono vigoroso e potente», altri criticarono il «colore troppo vivido» e il carattere «incompiuto» di schizzo quando il quadro fu esposto al Salon des Refusés nel 1863. Il significato dell’ opera resta vago. possibile che, insieme a una tela simile che mostra una donna in abiti maschili, essa tenda a irridere l’ immagine femminile in voga tra i membri della società equivoca parigina del tempo o richiami il rapporto di Goya con la non convenzionale Duchessa di Alba, la quale avrebbe talvolta indossato abiti di torero. Nei primi anni Ottanta del Novecento, l’ analisi ai raggi X di Mademoiselle Victorine in costume di Espada ha rivelato che, al di là di trasformazioni e aggiustamenti in corso d’ opera, in origine Manet aveva dipinto Victorine con la cappa del torero tra le mani. L’ aggiunta della spada e le necessarie modifiche alla composizione vennero in una fase avanzata del lavoro. Aspetto ancor più importante, la scena si sovrappone a un’ immagine del tutto autonoma. I raggi X hanno portato alla luce una donna nuda seduta. Fino ad oggi, non è stato possibile stabilire alcun collegamento convincente tra tale immagine e un lavoro o un progetto noti. Diane Kelder (traduzione di Maria Serena Natale) A due passi dal museo Central Park Il grande polmone verde di Manhattan lambisce il Metropolitan ed è visibile dalle vetrate dell’ area più moderna del museo. Madison Avenue La strada, a un isolato dal Metropolitan, è il regno dello shopping con il meglio della moda italiana. L’ albergo Davanti al museo c’ è lo Stanhope: era frequentato spesso dai Kennedy. Diane Kelder