Varie, 26 marzo 2006
PIERSANTI
PIERSANTI Franco Roma 12 gennaio 1950. Compositore • «[...] uno dei più bravi compositori italiani (vincitore di due David di Donatello per le colonne sonore di Ladro di bambini e Lamerica), che appartiene ad una categoria quasi scomparsa di artisti raffinati e preziosi, sta vivendo un periodo importante iniziato con L’amore ritrovato di Carlo Mazzacurati, Le Chiavi di casa di Gianni Amelio, La Bestia nel cuore di Cristina Comencini e che vede il suo grande ritorno con Nanni Moretti per Il Caimano. [...] ”[...] proprio grazie a Moretti ho iniziato a scrivere musica per il cinema. Il film, l’oramai mitico Io sono un autarchico, era il 1975 . Successivamente scrissi altre tre partiture per lui: Ecce Bombo, Sogni d’oro e Bianca. Da allora ad oggi ho firmato le musiche di un centinaio di film. [...] Quello con Nanni fu un incontro casuale. Frequentavo ancora il conservatorio, la mia intenzione, la mia idea era quella di essere un compositore ’serio’, non avevo mai pensato alla musica applicata alle immagini e non sapevo niente di niente di cosa significasse scrivere musica per il cinema. L’occasione me la offrì Nanni appunto con Io sono un autarchico e questo mio approccio fu abbastanza eccitante. [...] scoprire quelle particolari modalità di lavorazione, essere pressati da una scadenza, le richieste di un regista, la definizione e ridefinizione della musica scritta che avviene insieme a lui, la sala di registrazione, il mix, il montaggio, i tagli sulla musica tanto da cambiarne a volte i connotati per meglio farla aderire a una scena, erano tutte cose così nuove e lontane dalla concezione e dalla prassi che avevo come compositore di musica fine a se stessa che fu come salpare su astronave per Marte. E la scoperta fu straordinaria [...] altri film e incontri importanti con registi diversi che mi hanno arricchito e rivelato tanto. Gianni Amelio ad esempio è stato un maestro per me. Non ho mai seguito un metodo preciso nel mio lavoro e per quanto possa organizzarmi, ogni regista, ogni film ti pongono costantemente problemi differenti da affrontare e risolvere che alla fine non sai dove ti porteranno.Questo per me resta oggi ancora lo stimolo maggiore. A costo di apparire retorico cerco sempre di lasciarmi guidare dall’intelligenza e dall’ispirazione” [...] Ancora studente è stato assistente del maestro Nino Rota. [...] ”Conoscerlo, stargli accanto e vederlo lavorare è stato un enorme regalo ricevuto dalla vita! Mi ha fatto entrare in un mondo incantato. Era il 1975 , Rota stava ultimando il Casanova di Fellini e stava allestendo l’opera lirica Aladino e la lampada magica, che fu data poi al teatro dell’Opera di Roma. Considerarmi suo assistente mi sembra pure troppo. E certo fu lui a chiamarmi dopo esserci incontrati durante un esame di composizione al conservatorio. Non saprei neanche definire il tempo trascorso con lui... apriva una sua partitura e mi diceva ’Dai un’occhiata quà, l’orchestrazione mi sembra un po’ pesante.... Che dici? Alleggeriscila eh?’ e mi lasciava con questa responsabilità da niente. Io? Mettere le mani in quelle sue paginone autografe per orchestra che mi sembravano le porte di San Pietro? Mi trattava come un suo pari. Poi ogni tanto passava a controllare ’Bene bene, andiamo bene!’ e riscompariva nel suo studio a scrivere a suonare o a immergersi nei suoi antichi testi esoterici e alchemici. Ne era un grande collezionista e appassionato studioso....Fellini diceva di lui che era ’un Angelone’. Ne hanno dette tante sulla sua musica, che era ’musichetta’, che era facile, anacronistica. La realtà è che davvero era un grande musicista, intendo come i grandi Maestri del passato, ti incantava sentirlo suonare e parlare. Ecco cosa mi resta di lui, la sua grazia nella vita e nella musica [...] Mi contattò Paolo Valmarana, il produttore Rai, perché voleva che incontrassi Amelio,che aveva appena terminato di girare un film. Apprezzava il lavoro che avevo fatto con Moretti. Così ci siamo conosciuti io Gianni. Era il 1981 e il film Colpire al cuore. [...] Il rapporto con Gianni è unico nella mia storia. Non c’è un momento preciso in cui ci troviamo per progettare quale sarà la musica nei suoi film dato che ci frequentiamo abitualmente. Così come non sempre mi ha dato da leggere la sceneggiatura prima di iniziare a lavorare. Può cominciare a raccontarmi del film che intende girare mentre ancora lo sta scrivendo o a riprese iniziate oppure passeggiando per Roma o mentre siamo tra le bancarelle di un mercato domenicale. Ma sempre, sempre il suo racconto è così forte, generoso, emozionante che già lì nascono le suggestioni, le idee che guideranno il mio lavoro. E poi certo, parliamo alla fine delle riprese, durante il montaggio. ma poi neanche tanto. Sento con lui una grande affinità. C’è una forte fiducia reciproca. Ci lega la stessa idea di pudore nel raccontare e definire i sentimenti. questa la ragione dell’uso così parsimonioso della musica nei suoi film. [...] La televisione si adagia di più sui clichè. Ti viene chiesto espressamente di essere semplice, comunicativo, ’popolare’. Proprio per questo riguardo a Montalbano, dall’inizio, ho cercato di uscire fuori genere televisivo, dal genere poliziesco, da tutti i generi....! C’erano tutti gli elementi per lasciarsi andare al cliché: la Sicilia, un commissario, le indagini, la suspence. Se ascolti la musica ci troverai invece degli elementi piuttosto lontani. [...]”» (Gabrielle Lucantonio, ”il manifesto” 25/372006).